La protesta in Cile, iniziata lo scorso 18 ottobre, ha coinvolto migliaia e migliaia di persone ed è iniziata in risposta ad un aumento delle tariffe della metropolitana nella capitale. Ma poi le manifestazioni si sono ampliate dando voce alla rabbia delle persone per il continuo aumento del costo della vita e per la disuguaglianza sociale diffusa nel paese.
Il presidente ha decretato uno stato di emergenza, consentendo all’esercito di sorvegliare le manifestazioni e imporre il coprifuoco. I resoconti raccontano di morti, detenzioni di massa e decine di persone torturate o maltrattate.
Amnesty International lancia un appello, chiedendo «al presidente cileno di rispondere alle richieste alla base delle proteste e di rispettare il diritto di riunione e all’espressione pacifica». E ha inviato una missione in Cile per indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse nel contesto dello stato d’emergenza e del coprifuoco.
«La nostra unità regionale di crisi raccoglierà testimonianze ed esaminerà informazioni che possano aiutare le vittime a pretendere giustizia, verità e riparazione da parte dello stato e corroborare le denunce di violazioni dei diritti umani e di possibili crimini di diritto internazionale» ha spiegato l'associazione per la difesa dei diritti umani.
Il 20 ottobre, il presidente Sebastián Piñera ha invitato i partiti politici ad accordarsi per una nuova legge che possa fermare l’aumento delle tariffe dei trasporti pubblici, che è stata approvata il 22 ottobre.
Nonostante questo, i manifestanti e i movimenti sociali chiedono ancora oggi misure significative per affrontare i fattori alla base della disuguaglianza continuando a portare avanti le proteste.
E decine di migliaia di cileni sono tornati in piazza per una nuova ondata di proteste contro il presidente e per chiedere riforme economiche e cambiamenti politici. A Santiago la «Seconda grande marcia» ha radunato 10 mila persone che si sono ritrovate pacificamente su Plaza Italia rinunciando a raggiungere il palazzo presidenziale della Moneda che era presidiato da centinaia di agenti. In altre zone della capitale, come nel quartiere turistico di Santa Lucia, ci sono stati sporadici disordini e sassaiole e le forze dell’ordine hanno usato i lacrimogeni. La Plaza Italia venerdì scorso aveva accolto oltre un milione di manifestanti senza colore politico che chiedevano una società più giusta.
QUI la possibilità di firmare l'appello di Amnesty International