Messina, a un anno dall'alluvione il Governo pensa al Ponte

A un anno dall'alluvione che ha colpito i comuni della provincia di Messina il rischio per chi vive in queste zone resta alto. E mentre si fatica a stanziare fondi per la messa in sicurezza di interi quartieri, prosegue l'iter del progetto per la costruzione del ponte sullo stretto.

Messina, a un anno dall'alluvione il Governo pensa al Ponte
È passato un anno dall'alluvione che il 1° ottobre 2009 colpì alcuni comuni della provincia di Messina provocando 37 morti. Da allora, nonostante la tragedia, il rischio per chi vive in queste zone è rimasto alto, il 75% del patrimonio abitativo non è a norma contro il rischio sismico, gran parte delle scuole non ha l'agibilità e l'80% dei comuni della provincia è a rischio idrogeologico. Quest'ultimo è avvertito, oltre che in molte altre parti del territorio siciliano, anche in quello calabrese. La 'finta presenza' del governo, della protezione civile e dei poteri locali è sintomo dell'assenza di una reale volontà di intervenire con investimenti adeguati. E mentre non ci sono i soldi per mettere in sicurezza molti paesi danneggiati dall'alluvione e dal dissesto idrogeologico in generale, ci sono i soldi per mandare avanti l'iter del ponte sullo stretto di Messina che vede impegnati per il futuro 1,3 miliardi di euro di fondi Fas, centinaia di milioni di euro per la ricapitalizzazione dello Stretto di Messina Spa, un canone di 100 milioni annui per 30 anni che Rfi dovrà versare per poter consentire il passaggio dei treni. Come se non bastasse, in occasione della visita di Benedetto XVI ieri, 3 ottobre, a Palermo, sono stati spesi circa due milioni di euro. Eppure i fondi sono bloccati e ad ogni pioggia gli abitanti continuano a temere il peggio. A tal proposito, sabato 2 ottobre, sono scesi in piazza gli attivisti del Comitato No Ponte – definiti da alcuni "integralisti che non accettano il futuro e la modernità" –, gli abitanti delle zone interessate dai cantieri dove le imprese hanno iniziato le proprie indagini sul terreno, ma soprattutto, gli abitanti delle montagne che franano. Circa 7mila persone hanno sfilato per il centro del capoluogo siciliano testimoniando come "Le prime piogge autunnali hanno gettato nella paura i paesi già colpiti e messo in ginocchio Reggio Calabria. Al contrario, il progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto ha proseguito il suo iter, un iter stanco, confuso e contraddittorio che, però, si propone all'intero territorio meridionale come un'ipoteca gravida di devastazioni e sprechi". E allora perché non usare i soldi (o almeno parte di questi) destinati al Ponte sullo stretto per rendere sicure le zone in cui dovrebbero andare a poggiare i piloni? Se lo chiedono gli attivisti del Comitato No Ponte, e ce lo chiediamo anche noi. sec.

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