di
Alessandra Profilio
19-01-2011
Al fine di assicurare ai consumatori una corretta informazione e tutelare le produzioni Made in Italy, la commissione Agricoltura della Camera ha approvato ieri in via definitiva il disegno di legge che rende obbligatorio indicare sulle etichette dei prodotti alimentari la provenienza e anche l'eventuale presenza di Ogm negli ingredienti, in qualunque fase della catena alimentare.
"Questa legge è una vittoria dell’Italia intera perché il nostro Paese ha dimostrato di essere leader in Europa in tema di sicurezza alimentare avendo avuto il coraggio di legiferare laddove invece l’Europa, ancora troppo distante dai cittadini, ha trovato sempre il modo di impantanarsi perpetuando di fatto gli interessi delle lobby degli affari".
Con queste parole il presidente della Coldiretti Sergio Marini ha commentato l'approvazione definitiva da parte della Commissione Agricoltura della Camera del disegno di legge che rende obbligatorio indicare sulle etichette dei prodotti alimentari la provenienza e anche l'eventuale presenza di Ogm in ingredienti “in qualunque fase della catena alimentare”.
La legge 'salva made in Italy' approvata ieri ha lo scopo di “assicurare ai consumatori una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati” nonché l'obiettivo “di rafforzare la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari”.
Come riferisce il Ministero delle Politiche Agricole, grazie al provvedimento i consumatori italiani potranno essere certi di acquistare prodotti Made in Italy, senza possibilità di confusione dovuta ad etichette ingannevoli. In tal modo, spiega il Ministero, verranno anche valorizzate le produzioni tradizionali di cui il nostro Paese è ricco.
Il nodo cruciale del disegno di legge è costituito dall'articolo 4 che rende obbligatorio riportare nell'etichetta “l’indicazione del luogo di origine o di provenienza e, in conformità alla normativa dell’Unione europea, dell’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) in qualunque fase della catena alimentare, dal luogo di produzione iniziale fino al consumo finale”.
Per i prodotti alimentari non trasformati, l'indicazione del luogo di origine riguarda il Paese di produzione dei prodotti, per i prodotti trasformati l'indicazione riguarda il luogo in cui è avvenuta l'ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata nella preparazione o nella produzione.
L'articolo 5 del provvedimento sottolinea poi che le informazioni relative al luogo di origine o di provenienza delle stesse materie prime sono necessarie per non indurre in errore il consumatore medio e l’omissione delle stesse costituisce pratica commerciale ingannevole.
Viene così assicurato lo stop alle pratiche commerciali sleali nella presentazione degli alimenti per quanto riguarda la reale origine geografica degli ingredienti utilizzati. Sono banditi dunque, come specifica la Coldiretti, gli spot pubblicitari del succo di arancia con le immagini della Sicilia quando la reale provenienza è il Brasile, come spesso purtroppo avviene.
Altre disposizioni del ddl riguardano i controlli, sostanzialmente attribuiti alle regioni, e un inasprimento delle sanzioni per la violazione delle norme che stabiliscono limiti all'uso di determinate sostanze nelle preparazioni alimentari di prodotti DOP, IGP o specialità tradizionali garantite.
Viene inoltre istituito un 'Sistema di produzione integrata' dei prodotti agroalimentari per garantire una qualità superiore del prodotto finale, contraddistinto da un basso utilizzo di sostanze chimiche, controllato da organismi terzi accreditati e identificato con uno logo specifico, al quale i produttori potranno aderire su base volontaria.
L'approvazione del provvedimento volto a rilanciare la competitività del settore agroalimentare e soprattutto a stabilire regole chiare per la tutela dei consumatori è giunta ieri dopo un lungo e articolato iter legislativo durato dieci anni.
Come ha affermato infatti il presidente della Coldiretti, se l’emergenza mucca pazza ha portato all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne bovina nel 2002 e l’aviaria nel 2005 quella della carne di pollo, per l'estensione della legge a tutti i prodotti alimentari ci sono voluti oltre dieci anni (il primo caso di mucca pazza risale al 13 gennaio 2001) e perdite stimate in 5 miliardi dovute alle psicosi generate nei consumi dagli allarmi sanitari, ultimo dei quali lo scandalo diossina scoppiato in Germania e con effetti negativi anche sugli allevatori italiani di maiali.
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