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Approvato il decreto Omnibus, si voterà lo stesso anche sul nucleare?
di
Andrea Degl'Innocenti 26-05-2011
Ieri, l'approvazione del decreto Omnibus ha consegnato uffcialmente le sorti del referendum sul nucleare nelle mani della Cassazione; un annullamento del quesito però non è per nulla scontato data la profonda diversità dei principi ispiratori del Governo rispetto a quelli dei promotori.
A due settimane e poco più dai referendum ancora non è dato sapere su quanti quesiti si andrà a votare. Sicuramente lo si farà sull'acqua (due quesiti) e sul legittimo impedimento (uno). E sul nucleare? Sul quesito che bloccherebbe definitivamente il ritorno all'atomo in Italia è l'incertezza a farla da sovrana.
Ieri il decreto Omnibus, che congela provvisoriamente la costruzione delle centrali, ha incassato il sì definitivo della Camera con 301 voti favorevoli, 280 contrari, due astenuti. Cosa succederà adesso, nessuno sa dirlo con certezza. Ciò che è sicuro è che il decreto verrà presentato al vaglio di Napolitano, che con ogni probabilità lo firmerà – al meglio, sostengono alcuni, con riserva.
Poi sarà il turno della Corte di Cassazione, cui spetterà il compito di accertare se le misure prese dal Governo siano sufficienti a dichiarare l'annullamento del referendum. E qui sta il nocciolo della questione, il punto che è necessario comprendere a fondo per rendersi conto di quanto ben orchestrato sia l'attacco alla democrazia da parte del Governo.
Il provvedimento sul nucleare inserito nel decreto Omnibus non ha la forma – come invece si legge da più parti – di una moratoria (la strada della moratoria di un anno era stata intrapresa all'inizio ma presto abbandonata). La moratoria infatti non è uno strumento sufficiente a rendere nullo un referendum. L'unico modo per annullare un referendum è abrogare la legge oggetto del quesito, o altre successive ed equivalenti. Ed è proprio quello che fa il decreto Omnibus: abroga le "disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari" contenute nella legge del 23 luglio 2009 n. 99.
Dunque da ieri, formalmente, non c'è nessuna legge che prevede un ritorno all'energia nucleare in Italia. Però, sempre all'interno del decreto, si legge che lo scopo di tale abrogazione è quello di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sulla sicurezza delle centrali, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni assunte in ambito Ue. Inoltre si prevede una modifica del Decreto legislativo 31/2010 (quello che stabiliva i criteri per individuare i siti che avrebbero ospitato le centrali), di modo che questo disciplini anche la localizzazione di un deposito delle scorie radioattive (chiamato più innocuamente 'parco tecnologico').
Insomma, si capisce bene che il nucleare si farà lo stesso, e che la norma agisce sull'aspetto formale ma non su quello sostanziale. Ora spetta alla Corte di Cassazione recepire il messaggio ed agire di conseguenza. Secondo il costituzionalista Gaetano Azzariti, intervistato da Sky tg 24, l'ipotesi che il referendum si faccia comunque è tutt'altro che secondaria. Egli spiega che secondo un pronunciamento della Corte Costituzionale del 1978, per annullare un referendum non basta abrogare la legge che ne è oggetto, ma tale abrogazione deve assumere su di sé anche i principi ispiratori dei referendari.
E in questo caso è evidente che c'è una distanza abissale fra i principi ispiratori dei promotori del referendum – che mirano ad una rinuncia definitiva all'atomo – e quelli del Governo – che invece spera semplicemente in un rinvio, per far scemare la paura di Fukushima ed impedire un pronunciamento popolare.
Così è continuato anche per tutta la giornata di ieri il presidio sotto il Parlamento da parte di comitati e associazioni contro il nucleare e per l'acqua pubblica, nel tentativo di far risvegliare dal torpore, se non gli inquilini di Montecitorio - compito quasi impossibile - almeno le televisioni e i media tradizionali.
Video a cura di Massimiliano Petrucci del Comitato promotore '2 Sì per l'Acqua Bene Comune'.
Intanto il presidente di Wwf Italia Stefano Leoni ha annunciato che scriverà una lettera al Capo dello Stato per denunciare la disattivazione strumentale del referendum sul nucleare, nella speranza che questi non firmi il decreto, o lo firmi con riserva.
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