di
Laura Vella
23-11-2010
Un sorriso, una performance al limite dell'onirico, una battuta divertente. Camminando per le strade delle nostre città capita spesso di imbattersi negli artisti di strada, mediatori reali e creativi capaci di rompere, anche solo per un attimo, la pesantezza del quotidiano.
A Bologna, alle cinque del pomeriggio, in novembre, con la grazia della nebbia, è già possibile vedere la luna. Lo spostamento delle ore, una avanti una indietro, come giochi di bambini, acuisce (e ottimizza) la dimensione temporale dell'autunno. Quando si esce dagli uffici il sole è già sparito. Si cammina spesso in una fitta foschia, una lieve nebbiolina che accarezza e tutela i corpi. Differenti soggettività si fanno spazio sotto cappotti e vestiti anti-freddo, anti-pioggia, anti-colore. È bizzarro come si tenda, nella vestemica, ad assecondare la stagione. Cappotti neri o marroni d'inverno, eccezion fatta per il blu che va sempre bene, bianco e colori d'estate.
La domenica pomeriggio è facile trovare in piazza bambini e famiglie, alla ricerca di qualche raggio di sole per recuperare energie utili alla settimana.
In Piazza Maggiore, anche a metà novembre, è ancora possibile trovare ragazzi seduti per strada e bambini che corrono in uno spazio al sicuro dalle auto (considerando che quelle delle forze dell'ordine sono sicure per antonomasia).
È innegabile, stare all'aperto con i bambini e con gli amici fa bene e risolleva. Cogliere sguardi, riconoscere visi, scambiare attimi è importante. È necessario uscire di casa, uscire dai luoghi chiusi e composti, è fondamentale per le relazioni e l'interazione con l'altro. Capita spesso di essere obbligati a coprirsi e incalzare la strada, magari con la faccia un po' arrabbiata o stanca. Accorgersi, dopo, che si apre un altro mondo, un'altra possibilità. Un sogno. Nel tragitto appare colore, musica, attività. Il nostro viso muta, seppur per un attimo, in un sorriso di stupore e curiosità. Per un attimo, fosse anche uno solo, si accantona il pensiero negativo e ci si dispone ad altro.
Coloro che per mestiere hanno scelto di colorare e far sorridere tutti si inseriscono nel nostro cammino. Già, il loro pubblico sono tutti i passanti. Non una specifica categoria, bensì il luogo intero. Gli artisti di strada accolgono chiunque. Un sorriso, una performance al limite dell'onirico, una battuta divertente. Sono dettagli essenziali all'armonia. Rompono la barriera tra il quotidiano pesante e la possibilità della leggerezza consapevole. Sono apertura, mediatori reali e creativi.
Un'attività, questa, che dovrebbe essere incentivata ed incrementata, perché è innegabilmente più piacevole restare in piazza con il sottofondo di una violoncellista, o poter godere di uno spettacolo colorato e aperto. Vivere la città e le sue stagioni accompagnati dal colore e dall'ingegno di esperti creatori di attimi.
A volte basta poco, anche da sotto un cappello che ci difende dall'umidità, dopo una lunga giornata faticosa, per farci sorridere e relativizzare i problemi. Scambiare uno sguardo ironico, una battuta, occhi intensi, è necessario.
Più artisti di strada per i comuni, più spazi ed attività per loro, che spesso purtroppo, si ritrovano a lavorare solo per il piacere di farlo. Eppure è un lavoro, eppure richiede impegno, tempo e preparazione. Eppure se fossero 'professionisti' ci sarebbe indignazione nel vederli non retribuiti. Loro sono professionisti di un'arte tra le più difficili e necessarie. Sorridere insieme, fuori dalle nostre case, fuori dai teatri, fuori dalle gallerie, fuori dove chiunque passa e dove tutti abbiamo bisogno.