di
Andrea Degl'Innocenti
30-01-2012
L'associazione Attac Svizzera accusa la Nestlé di aver infiltrato due talpe all'interno di un gruppo di attivisti che stata lavorando ad un libro sulla multinazionale. Nestlé ammette il fatto ma nega che questo rappresenti una colpa. Dopo vari rinvii, e un non luogo a procedere sul fronte penale, è partito il processo civile il 24 gennaio.
Nove anni fa Nestlé infiltrava due “talpe” all'interno di un gruppo di attivisti di Attac Svizzera che stavano lavorando ad un libro sulla multinazionale. Quattro anni fa il fattaccio veniva rivelato da una tv Svizzera. Tre anni fa la prima sentenza: non c'erano i presupposti per procedere in ambito penale. Forse siamo all'ultima tappa: è partito in questi giorni il processo civile, Attac chiede 27mila franchi di risarcimento e che la notizia sia diffusa sui quotidiani più letti.
Si chiamava Sara Meylan, così almeno aveva detto al momento di presentarsi, ed iniziò a frequentare il gruppo di Attac Svizzera del Canton Vaud a partire dal 2003. Nessuno poteva sospettare che dietro a quello che in seguito si rivelò un nome fittizio si celasse un'emissaria di una delle multinazionali più potenti del pianeta.
Il gruppo di attivisti stava lavorando in quel periodo ad un libro sulla Nestlé dal titolo abbastanza esplicito: “Attac contro l'impero Nestlé”. In breve tempo, frequentando le riunioni, facendosi invitare a casa degli attivisti, Sara riuscì ad entrare in possesso di molte informazioni riservate. Ottenne accesso a informazioni riguardanti le ricerche degli autori del futuro libro, le loro fonti, i contatti in Svizzera e all'estero.
Il fatto venne fuori a giugno del 2008, grazie all'inchiesta della televisione svizzera Romanda. La tv rivelò che Sara Meylan lavorava per Securitas, una delle agenzie di sicurezza più grandi della Svizzera, a sua volta ingaggiata da Nestlé per l'operazione.
Subito la difesa si affrettò ad affermare che l'attività di spionaggio era terminata nel 2004, ma poco dopo, nel settembre 2008, Attac denunciò una seconda spia di Securitas, stavolta col suo vero nome. La difesa affermò allora che quella spia non aveva prodotto più rapporti a partire dal 2005.
Il primo processo, quello penale, fu sospeso nel 2009. Una settimana fa, il 24 gennaio, è partito a Losanna quello civile. L'accusa chiede 27mila franchi svizzeri di risarcimento, circa di 22mila euro, ed il riconoscimento del carattere illecito dell'operazione. Chiede inoltre che sia data ampia diffusione a mezzo stampa dell'accaduto.
“Nessun motivo giustifica lo spionaggio degli attivisti di Attac da parte di Securitas e per conto della Nestlé”, ha sostenuto l'avvocato dell'accusa Jean-Michel Dolivo, secondo il quale le "talpe" che hanno scritto numerosi rapporti sugli autori del libro "Attac contro l'impero Nestlé" hanno effettivamente violato la loro privacy e dunque infranto di legge.
A maggior ragione perché l'associazione altermondialista Attac ha sempre professato il pacifismo, dunque non rappresentava alcun pericolo per la multinazionale. "Il pericolo presunto non esiste – ha continuato Dolivo sull'argomento - è una cortina fumogena per nascondere un'operazione top secret che si è conclusa male". Nestlé infatti aveva tutti i mezzi legali per difendersi in seguito contro le accuse mosse dal libro, senza interferire con la sfera privata dei nove membri di Attac.
Sull'altro lato, l'avvocato della difesa Gilles Robert-Nicoud ha parlato di "guerra ideologica contro la Nestlé” e di “guerra dei media", rivendicando il diritto di reperire informazioni sopra quello che viene considerato alla stregua di un nemico. Entrambe le parti sono ora in attesa del giudizio.