Una “profonda preoccupazione per la fornitura segreta di assistenza da parte degli Stati europei alle operazioni dei droni letali condotte dagli Stati Uniti, in particolare alla luce di una drammatica espansione negli attacchi con droni” senza dimenticare come recentemente “il Presidente Trump abbia smantellato le già inadeguate restrizioni dell'Amministrazione Obama sull'uso della forza” letale. Sono queste le motivazioni che hanno spinto 19 Organizzazioni della società civile internazionale (13 delle quali fanno parte dello European Forum on Armed Drones) a diffondere una dichiarazione congiunta sull’assistenza fornita dai Paesi europei al programma con droni letali condotto dali Usa, sottolineando i possibili impatti in termini legali e di complicità.
Una situazione problematica, quella dei droni armati e del loro uso letale dentro e fuori i conflitti armati riconosciuti, al centro del recente Rapporto “Assistenza mortale” pubblicato da Amnesty International e che evidenzia quale sia stato il ruolo di quattro importanti Paesi europei he in questi anni hanno supportato il programma statunitense dei droni: Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia. “Dal 2001 con l’inizio della cosiddetta “guerra al terrore”, gli Stati Uniti hanno sviluppato un vasto programma che prevede l’uso dei droni per effettuare uccisioni mirate extra-territoriali in tutto il mondo. In molti casi i droni hanno colpito vittime innocenti, realizzando uccisioni illegali, alcune delle quali potrebbero equivalere a crimini di guerra o a esecuzioni extragiudiziali” sottolinea Amnesty. Nel Rapporto in particolare si riporta come già da tempo Regno Unito, Germania e Italia consentano agli Stati Uniti di gestire basi nei loro territori, col conseguente impiego di comunicazioni e infrastrutture d’intelligence che permettono la trasmissione di informazioni dagli operatori dei droni negli Usa ai droni armati che lanciano attacchi mortali in tutto il pianeta; inoltre l’Italia consente agli Usa di lanciare attacchi coi droni armati dalla base Usa di Sigonella a scopo difensivo.
"Con sempre più Stati europei che collaborano e condividono dati con gli Stati Uniti in varie missioni militari e acquisiscono essi stessi droni armati, l'EFAD chiede un chiarimento sulle posizioni legali sull'uso della forza letale con droni armati, in particolare fuori dal campo di battaglia - sottolinea Wim Zwijnenburg della Ong Olandese PAX e coordinatore del Forum - L'EFAD chiede inoltre un più ampio dibattito a livello di UE sull'uso e la proliferazione dei droni armati per garantire che queste nuove tecnologie vengano utilizzate conformemente ai quadri giuridici esistenti e in modo trasparente. Non va dimenticato infatti che gli Stati europei probabilmente impiegheranno più mezzi militari nelle operazioni militari all’estero, nel contempo cercando un mercato potenziale per la propria industria dei droni”. Il Forum Europeo sui droni armati è composto da 27 organizzazioni della società civile europea o con attività in Europa (per l’Italia sono membri la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili e la Rete Italiana per il Disarmo). La “Call to Action” del Forum chiede ai Governi di articolare politiche chiare, prevenire la complicità, assicurare la trasparenza, stabilire responsabilità e controllare la proliferazione dei droni armati.
La Rete Italiana per il Disarmo ha in corso sul tema dei droni armati una campagna di ricerca e mobilitazione in particolare incentrata sul fatto che il nostro Paese è sul punto di dotarsi di armamento per i propri droni militari. L’azione è coordinata dall’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo che ha già pubblicato nel 2017, in collaborazione con esperti internazionali e nazionali, la ricerca “Droni militari: proliferazione o controllo” con una prima panoramica della situazione.
“I problemi che pongono i droni armati sono tanti e molto seri. Forse il più urgente di tutti è che la gente ne sa pochissimo. Dato che in democrazia i cittadini hanno il diritto di essere informati, oggi il nostro obiettivo è di capire se sono disponibili informazioni sufficienti su un tema che non è soltanto tecnico, cioè strategico e militare, ma ha rilevanti implicazioni che riguardano i principi dello Stato di diritto, da quello di un giusto processo (che invece viene negato nel caso delle "esecuzioni mirate") fino alla vita quotidiana (privacy, sicurezza ecc.) - commenta Fabrizio Battistelli presidente di IRIAD - Per questo, nell'ambito della campagna di azione sul tema droni condivisa con la RID, Archivio Disarmo sta effettuando una ricerca sull'opinione pubblica italiana articolata in una serie di focus group nelle principali città italiane e nella realizzazione di un sondaggio di opinione a livello nazionale".
Il testo della dichiarazione
L’EUROPA E IL SOSTEGNO AGLI ATTACCHI LETALI DI DRONI USA
19 ONG sollecitano gli Stati europei ad astenersi dal contribuire agli attacchi con droni condotti dagli USA, che potrebbero violare il diritto internazionale, e a mettere in campo misure di salvaguardia
I membri del Forum europeo sui droni armati (EFAD) e altre organizzazioni non governative (ONG) sono profondamente preoccupati per la fornitura segreta di assistenza da parte degli Stati europei alle operazioni dei droni letali condotte dagli Stati Uniti, in particolare alla luce di una drammatica espansione negli attacchi con droni, e sottolineano come il presidente Trump abbia smantellato le già inadeguate restrizioni dell'Amministrazione Obama sull'uso della forza, intese a minimizzare le vittime civili e le violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario.
Gli attacchi con droni hanno avuto un impatto devastante sulla vita e il sostentamento di intere comunità, che vivono nel timore costante di droni armati che sorvolano i loro villaggi per ore o i cui familiari sono stati uccisi o feriti in attacchi con droni. Come ad esempio il figlio di Mamana Bibi, una donna di 68 anni uccisa da un attacco di droni statunitensi in Pakistan nell'ottobre 2012, che ha dichiarato ad Amnesty International: "Preghiamo che la pace possa essere restituita alla popolazione del nostro Paese che si ponga fine a questo caos e spargimento di sangue, ma fino ad ora non c'è alcuna conclusione positiva in vista”.
Il Programma USA con droni letali
Gli Stati Uniti hanno sviluppato un vasto programma con droni letali, che utilizza per compiere le cosiddette uccisioni "mirate" in tutto il mondo comprese le zone di conflitto al di fuori di quelle riconosciute esplicitamente come ambito di operazioni di contro-terrorismo globale. Mentre molti attacchi di droni statunitensi hanno avuto luogo nell’ambito di effettivi conflitti armati, gli Stati Uniti hanno rivendicato il diritto di colpire e deliberatamente uccidere individui, membri di particolari gruppi o coloro che si ritiene abbiano un'associazione con determinati gruppi ovunque si trovino, il che spesso avviene in situazioni esterne a quelle di conflitto armato riconosciuto. Diverse e consecutive Amministrazioni americane hanno giustificato tali attacchi o come parte di una dottrina di "guerra globale", che essenzialmente considera il mondo intero come un campo di battaglia, o sulla base di un presunto diritto di autodifesa nell’usare la forza letale oltre ogni confine contro individui e gruppi di persone che, secondo quanto affermano gli USA, possano rappresentare una minaccia.
Nel corso dell'ultimo decennio ONG, esperti delle Nazioni Unite e media hanno documentato come potenziali attacchi illegali di droni statunitensi al di fuori di un conflitto armato abbiano causato una significativa perdita di vite umane, in alcuni casi violando il diritto alla vita e configurando vere e proprie esecuzioni extragiudiziali1. L'incapacità delle autorità statunitensi di fornire un'adeguata giustificazione legale e fattuale per gli attacchi con droni e la segretezza con cui essi vengono condotti configura un significativo dubbio nel valutare come legali tali attacchi. La trasparenza a tale riguardo è fondamentale per consentire un esame indipendente del fatto che gli Stati stiano applicando il quadro giuridico corretto; senza tale trasparenza è difficile condurre una valutazione definitiva della legalità degli attacchi con droni statunitensi e della fornitura di assistenza da parte degli Stati Europei. Anche all'interno delle zone di conflitto riconosciute, dove il diritto umanitario internazionale si applica parallelamente alle leggi sui diritti umani, gli attacchi dei droni statunitensi hanno causato un numero significativo di vittime civili e in alcuni casi appaiono aver violato il diritto internazionale, con alcuni attacchi che si potrebbero configurare come crimini di guerra.
Assistenza europea al programma USA con droni letali
Gli Stati Uniti non conducono queste operazioni da soli: il programma statunitense di droni letali si basa fortemente sull'assistenza di molti altri Stati, compresi alcuni in Europa. Come Amnesty International ha mostrato in un recente rapporto, il Regno Unito, la Germania e i Paesi Bassi condividono l'intelligence, compresi i metadati, che consente agli Stati Uniti di individuare e potenzialmente mettere nel mirino gli individui. Regno Unito, Germania e Italia consentono agli Stati Uniti di utilizzare sul proprio territorio basi che risultano essere anche infrastrutture cruciali per comunicazioni e intelligence, consentendo la trasmissione di informazioni tra operatori di droni negli Stati Uniti e i droni armati che effettuano attacchi letali in tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono inoltre autorizzati dall'Italia a lanciare droni armati da una base americana in Sicilia per attacchi "difensivi". Inoltre, le industrie europee hanno anche collaborato con produttori statunitensi di droni armati nello sviluppo e nella produzione di parti. Tale assistenza è altamente segreta e viene in gran parte fornita in assenza di qualsiasi politica pubblica o supervisione.
Condividendo le informazioni di intelligence utilizzate per la definizione di obiettivi, rendendo disponibili basi aeree sul proprio territorio, ospitando infrastrutture cruciali di comunicazione gli Stati europei sono pienamente intrecciati e integrati nelle operazioni militari condotte con droni da parte degli Stati Uniti. Come dettagliato più sotto, anche loro corrono dunque il rischio di violare le norme internazionali.
Negli ultimi sei anni, parallelamente alle crescenti evidenze sul coinvolgimento europeo nel programma dei droni statunitensi si sono anche rafforzate le preoccupazioni riguardo alla legalità di tale assistenza, in particolare per quanto riguarda la precisione e l'affidabilità delle segnalazioni di intelligence e l’elevato numero risultante di vittime civili. Queste preoccupazioni hanno portato a cause legali in tre diversi paesi europei - il Regno Unito, la Germania e i Paesi Bassi - così come crescenti richieste di pubblicazione dei quadri giuridici e degli orientamenti su cui si basa tale cooperazione.
Il rischio di violazione del diritto internazionale da parte degli Stati europei a causa del loro aiuto al programma dei droni statunitensi è ora ancora più acuto, date le recenti notizie sul fatto che il Presidente Trump abbia annullato alcune restrizioni che regolavano l'uso da parte degli Stati Uniti di droni armati e della forza letale all’estero; drasticamente ampliando così le operazioni con droni letali in particolare nello Yemen e in Somalia, Paesi in cui si stima che gli attacchi aerei, compresi gli attacchi con droni, siano rispettivamente triplicati e raddoppiati nel corso 2017. Allo stesso tempo, il Presidente Trump ha permesso alla CIA di riprendere ad effettuare attacchi con droni minacciando il loro uso anche in nuovi teatri come il Niger. Tutti questi cambiamenti combinati nella politica e nella pratica degli Stati Uniti significano che esiste un rischio reale di un aumento di uccisioni illegali e di vittime civili. Di conseguenza, laddove è coinvolta la responsabilità di altri Stati in quanto eventuali fornitori di assistenza al programma di droni letali negli Stati Uniti in violazione del diritto internazionale, le conseguenze giuridiche potrebbero essere ancora più gravi. Eppure nonostante questi crescenti rischi vi sono poche evidenze che suggeriscano che gli Stati europei abbiano apportato modifiche sostanziali al modo in cui sostengono ed assistono il programma USA con droni.
Il quadro legale internazionale
Ai sensi dell'Articolo 16 delle norme elaborate dalla Commissione Internazionale Legislativa a riguardo della Responsabilità degli Stati per Atti Internazionali Illegittimi (Articoli sulla Responsabilità dello Stato), uno Stato può essere considerato responsabile di complicità nella violazione dei Diritti Umani o del Diritto umanitario:
1. Se, quando fornisce assistenza, lo Stato ha "conoscenza delle circostanze dell'atto illecito internazionale";
2. L'atto è tale che sarebbe stato considerato illecito se fosse stato commesso dallo Stato assistente stesso.
Di conseguenza laddove specifici organi o funzionari di uno Stato (come il Regno Unito, la Germania, i Paesi Bassi o l'Italia) prestino deliberatamente assistenza negli attacchi di droni da parte degli Stati Uniti in violazione del diritto internazionale, tali Stati potrebbero essere responsabili di aiutare, sostenere o essere complici in tali violazioni.
Inoltre ogni Stato che sia parte del Patto Internazionale sui diritti civili e politici o della Convenzione Europea sui Diritti Umani (come lo sono Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia), può violare i propri obblighi ai sensi della legislazione internazionale sui diritti umani se coinvolti nelle violazioni dei Diritti Umani da parte di altri - come ad esempio una violazione del diritto alla vita - sapendo o dovendo sapere delle violazioni commesse. Qualsiasi Stato parte della Convenzioni di Ginevra non dovrebbe inoltre neppure incoraggiare, aiutare o assistere violazioni del Diritto Umanitario internazionale da parte di partecipanti ad un conflitto armato come parte degli obblighi previsti dall'Articolo 1.
Gli Stati europei devono agire con urgenza
Gli Stati europei non possono più ignorare le potenziali implicazioni legali del proprio ruolo nel programma di droni letali condotto dagli Stati Uniti. Devono dichiarare in modo inequivocabile che non condivideranno più informazioni o forniranno assistenza agli Stati Uniti dove c'è il rischio che questa intelligence o assistenza possa essere utilizzata per portare a termine violazioni dei Diritti Umani del Diritto umanitario internazionale. Alla luce di questo rischio è imperativo che gli Stati europei stabiliscano immediatamente - e rivelino pubblicamente - standard vincolanti che disciplinino la fornitura di qualsiasi forma di assistenza per le operazioni di droni letali, implementino adeguate salvaguardie per assicurare la non complicità nelle violazioni e diano avvio ad indagini pubbliche sugli esistenti accordi di condivisione dell'intelligence con gli Stati Uniti.
Tali richieste fanno parte della più ampia “Call to Action” promossa da Forum Europeo sui Droni Armati EFAD, una rete di organizzazioni della società civile impegnate a promuovere i diritti umani, il rispetto dello stato di diritto, il disarmo e la prevenzione dei conflitti. La nostra “Call to Action” chiede ai Governi di articolare politiche chiare, prevenire la complicità, assicurare la trasparenza, stabilire responsabilità e controllare la proliferazione dei droni armati.
FIRMATARI DI QUESTA DICHIARAZIONE
Airwars*
Amnesty International*
Article 36*
Coalition for Peace Action
Committee of 100 in Finland*
Drone Wars UK*
European Center for Constitutional and Human Rights* Human Rights Clinic (Columbia Law School)
Interfaith Network on Drone Warfare
International Commission of Jurists*
Italian Disarmament Network*
Mwatana Organization for Human Rights
Nonviolence International Southeast Asia
Norwegian Peace Association*
Open Society Foundations*
PAX*
Reprieve*
Rights Watch (UK)
Somali Human Rights Association
* Membri dello European Forum on Armed Drones