Autosvezzamento: il bambino protagonista

L'Alimentazione Complementare a Richiesta (ACR) è più conosciuta come "autosvezzamento". Si tratta di una modalità naturale e rispettosa per svezzare il bambino senza l'uso di pappe e cibi formulati e confezionati per l'infanzia. Ce ne parla il dottor Lucio Piermarini.

Autosvezzamento: il bambino protagonista

Il passaggio è molto lento e gradualmente il piccolo viene guidato verso i cibi solidi degli adulti. L'autosvezzamento è possibile per tutte le famiglie ma è necessaria una formazione specifica fin dalla gravidanza con la guida fondamentale di un pediatra competente.

Ne parliamo con il dott. Lucio Piermarini, medico pediatra a Terni, collaboratore di UPPA (Un pediatra per amico) e autore di "Io mi svezzo da solo".

Cosa significa autosvezzamento (o meglio Alimentazione Complementare  a Richiesta, ACR)?

Significa che il bambino, che fino a quel momento ha preso solo latte materno o di formula, sperimenta la prima introduzione di cibi solidi da solo e questa affermazione sconcerta spesso le famiglie, perché va contro la routine consolidata da anni presso la maggior parte dei pediatri. L’equivoco nasce da una informazione di solito incompleta e di seconda mano. La sua piena comprensione si basa invece su un percorso articolato di formazione della famiglia. Una volta fatta la dovuta preparazione, tutto appare semplice e automatico ma non si può improvvisare. E' necessario un totale coinvolgimento della famiglia, informarsi e farsi seguire da un pediatra competente. L'autosvezzamento viene visto come una sorta di ritorno alla natura, una negazione di tutte le nuove idee della medicina moderna ma in realtà ha dietro montagne di letteratura scientifica. Un approccio superficiale attraverso chi ne ha semplicemente sentito parlare o leggiucchiato su Internet è del tutto controproducente.

Quando ha iniziato a interessarsi di autosvezzamento?

Nei primi anni 90, nell’ambito del mio lavoro di pediatra consultoriale a Terni.

Lei è stato il primo in Italia?

Apparentemente sì. Fortunatamente facevo parte di un gruppo di pediatri molto attenti  e aggiornati che ha accolto immediatamente questa proposta e l'ha diffusa con convinzione attraverso la sua rete.

Gli altri pediatri come accolgono le sue idee?

Gli altri pediatri, nel senso di coloro che si sono opposti al cambiamento, molto spesso non hanno mai letto gli articoli scientifici che presentavamo a sostegno e quindi posso anche capire la loro riluttanza. C’è da dire che, comunque, dalle prime formulazioni di tempo ne è passato; il mio libro è del 2008 ma prima ancora sono stati pubblicati diversi articoli a partire dal 1993.

Come mai la maggior parte delle mamme è terrorizzata all'idea di dare cibo solido durante lo svezzamento? Siamo ormai troppo abituati alle pappe confezionate e agli omogeneizzati?

Direi che la ragione sia proprio quella. Dopo decenni di utilizzo di prodotti industriali a base di creme e omogeneizzati, consigliati e promossi acriticamente anche da noi pediatri, me compreso, è difficile, senza un approfondimento serio, convincere una famiglia a cambiare.

A che età si può iniziare? Cosa cambia rispetto allo svezzamento "normale" che solitamente inizia a circa 6 mesi?

Come nessuno può dire quando un bambino sarà pronto per parlare o camminare, lo stesso vale per definire il momento ideale per l’introduzione dei cibi solidi. Il bambino deve raggiungere un livello di maturazione globale (digestivo, immunitario, neurologico, etc) che gli permetterà sia di far capire il suo interesse per il cibo sia di gestirlo correttamente una volta portato in bocca. Quello che è massimamente importante è che ciascun bambino acquisterà queste competenze in un suo momento assolutamente specifico.

In che modo, però, ci accorgiamo che il bambino è pronto? I bambini ce lo comunicano in qualche modo e noi non siamo abituati ad osservarli?

Non siamo abituati ad osservarli perché nessuno ci ha fatto capire quanto fosse importante; inoltre il   drastico anticipo dello svezzamento a 3-4 mesi ha fatto sì che quando il bambino iniziava a mostrare interesse per il pasto dei genitori questo venisse scambiato per un rifiuto del cibo giusto (le pappe), per un capriccio. insomma. In realtà il bambino, quando è pronto, mostra in maniera evidente di voler fare esattamente quello che fanno i genitori che, per tutti gli aspetti del suo sviluppo, sono il suo modello privilegiato. Si tratta solo di assecondarlo. Se i genitori mangiasserro pappe e semolino, il bambino quello vorrebbe.

Facciamo un esempio: metto il mio bambino di 6 mesi a tavola con noi e mangia esattamente quello che mangiamo noi?

Se il bambino è interessato e una volta messo in bocca l’assaggio richiesto, lo “mastica” e deglutisce correttamente, nessun problema a continuare, sempre nel rispetto dei suoi tempi. Tra i 6 e gli 8 mesi quasi il 90% e bambini è in grado di farlo con successo.

Si può iniziare anche se i bambini non hanno i denti? Molti bimbi non hanno denti anche fino a 10 mesi. Come fare?

Sì, si può iniziare anche se non ci sono i denti. Si può spezzettare il cibo grossolanamente anche attraverso un tritaprezzemolo, un coltello. Si schiaccia tutto quello che si può schiacciare: patate, carote cotte. Le gengive sono in grado di masticare efficacemente cibo morbido.

Per quanto riguarda la frutta cruda?

Tutto quello che è frutta o verdura cruda va grattugiato o frantumato in pezzi piccolissimi.

Il soffocamento da bocconi di cibo è un'eventualità temutissima dai genitori e che purtroppo può verificarsi. Quali sono le precauzioni da adottare?

Premesso che è ormai dimostrato che con l’ACR non ci sono rischi aumentati di soffocamento da cibo, le precauzioni secondo il buon senso e le linee guida non vanno mai dimenticate: evitare il cibo piccolo e liscio come arachidi, acini di uva e simili, se non prima frantumati o schiacciati. E mai lasciare da solo il bambino mentre mangia.

Il bambino si siede quindi a tavola e mangia il cibo degli adulti. Ma spesso il cibo dei grandi è aggiunto di sale e zucchero. E' opportuno introdurli prima dell'anno?

Come sottolineavo, ci vuole un percorso di formazione specifico, che comprende anche nozioni di sana alimentazione e incentivi a cambiare il prprio stile di vita. Questo tipo di informazione va dato alla famiglia molto precocemente, fin dall'allattamento, o meglio ancora fin dalla gravidanza. La famiglia deve avere tempo e possibilità di confrontarsi con il pediatra più volte ed arrivare ad essere serenamente convinta che si tratta della scelta migliore. Se la dieta della famiglia è sana, la dieta del bambino sarà altrettanto sana e lo sarà per sempre, e non solo per i primi due anni di vita come avviene oggi.

Qual è il ruolo della relazione con il bambino?

La relazione con il bambino è fondamentale. La famiglia deve avere una reale affezione nei suoi confronti. Non come oggi che il bambino, anche se nessuno vuole dirlo, spesso si acetta ma si sopporta. Bisogna aiutare i genitori a scoprire, fin dalla gravidanza, che il bambino, al contrario, è un piacere e una risorsa. Per cui non metto il bambino a tavola a 6 mesi perché impari a mangiare ma ce lo metto ben prima perché i genitori hanno sempre piacere di stare, ovviamente quando possono, con il bambino.

All'estero com'è la situazione?

Nel Regno Unito un gruppo di pediatri si sono interessati a qualcosa di molto simile all’ACR. Si chiama Baby Led Weaning e, contrariamente a quanto accaduto a noi in Italia, ha ricevuto subito le attenzioni dei ricercatori. Sono state fatte indagini e ricerche sull'argomento perché se ne intuivano i possibili effetti positivi, con risultati incoraggianti.

Quali sono i vantaggi dell'alimentazione complementare a richiesta?

Che il cibo riacquista il suo ruolo naturale, di soddisfazione di un bisogno fisiologico e non è più strumento di sopraffazione e ricatto reciproco tra famiglia e bambino. Scompare il concetto di bambino “inappetente” e si preserva la sua capacità di autoregolazione dell’appetito. Infine, poichè il bambino mangia quel che vede a tavola, le famiglie, formate come dicevamo per tempo, miglorano stabilmentele loro le loro abitudini alimentari, con vantaggi per la salute di tutti.

Lo svezzamento vegetariano o vegano si può fare?

L' ACR non riguarda cosa si mangia. Questo è un argomento che riguarda la famiglia che, ovviamente, deve essere ben informata. Se la dieta vegetariana o vegana della famiglia è corretta e ben integrata, nessun problema. La differenza vera dell'ACR sta nel concetto di richiesta che sostituisce quello di offerta, come nell’allattamento al seno. Siamo abituati al fatto che noi decidiamo tutto per il bambino: cosa, come e quando nutrirlo. Invece, dovremmo fidarci di lui.

E' giusto imboccare?

Il bambino sa portare il cibo alla bocca. Se si guarda attentamente la prima volta che il bambino chiede di fare ciò che fanno gli adulti a tavola, si noterà che il piccolo porterà alla bocca il manico della forchetta e non il cibo. Il bambino non è interessato a cosa si mangia ma a fare ciò che fanno i genitori. Se si investe tempo ad aiutare il bambino su come gestire le posate, in poco tempo imparerà a mangiare da solo.

Siamo abituati a sentirci dire che alcuni cibi vanno inseriti con cautela e soltanto dopo l'anno. Nell'autosvezzamento non se ne tiene conto. Come mai?

I ricercatori già da una trentina di anni hanno dimostrato che ritardare l’introduzione alcuni alimenti a rischio non previene affatto le allergie. Quindi è del tutto inutile.

Perché se ne sa così poco?

Perché non viene insegnato. Nessuno ci insegnava cosa ci fosse nel brodo vegetale ma solo che bisognava fare così. Ci siamo affidati ai prodotti già confezionati e pronti nei vasetti e nelle bustine senza chiederci il perché semplicemente perché era più facile

Il cibo confezionato per bambini dà l'idea a molte mamme, anche per l'uso massiccio e mirato della pubblicità, che sia l'unico sicuro e controllato. Cosa ne pensa?

I bambini sono sicuramente più suscettibili ai tossici ma non per questo hanno bisogno di cibo speciale e preconfezionato. Pensiamo a quanto ne avrebbe ancora più bisogno, una donna che avesse appena concepito,  un embrione o una donna in allattamento. Dovremmo dare omogeneizzati a tutti. I controlli sul cibo ci sono e dobbiamo esigere che siano sempre più severi. Un'opzione condivisibile  è l’uso di prodotti da agricoltura  biologica per tutta la famiglia. E non dimentichiamoci di tutte le altre fonti di inquinamento.

Tra le famiglie che lei segue, quante si rifiutano di seguire le sue indicazioni?

Solo una minima parte. Qualche altra parte con lo schema tradizionale e poi, di fronte ai ben noti problemi cui si va incontro, cambia idea e passa all’ACR. Se la famiglia è ben informata è impossibile che non accolga queste indicazioni. Il problema sono poi amici e parenti, male informati,  che non condividono questo approccio e cercano di fare pressioni. L'allattamento al seno viene ora guardato dalle mamme come una cosa naturale e necessaria dopo aver passato anni in cui le mamme venivano incoraggiate all'allattamento artificiale. E' così sarà anche per l’ACR.

Quanti pediatri in Italia raccomandano l'autosvezzamento?

Nell'associazione di cui faccio parte (Associazione Culturale Pediatri, ACP) l’ACR fa parte degli obiettivi istituzionali. Siamo più o meno 1500 pediatri e di questi la maggioranza dà indicazioni relative all'Alimentazione Complementare a richiesta

Chi volesse saperne di più dove può rivolgersi?

Un valido aiuto di ordine generale è la rivista per genitori UPPA (Un Pediatra Per Amico), il cui archivio contiene molto materiale in proposito. C’è poi un sito molto serio e utile,  autosvezzamento.it, dove si possono trovare tutte le indicazioni e le informazioni sulle letture da fare e il percorso giusto da intraprendere. E poi, volendo, c’è sempre il mio libro.

 

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