di
Alessandra Profilio
18-07-2011
Nel Sud dell'Oceano Atlantico non vi sarà nessun Santuario delle Balene, sebbene da dieci anni i Paesi latino-americani e gli amanti delle balene ne attendessero la creazione. Si è conclusa così il 14 luglio scorso la 63esima riunione della Commissione baleniera internazionale (IWC).
Nel Sud dell'Oceano Atlantico non vi sarà nessun Santuario delle Balene, sebbene da dieci anni i Paesi latino-americani e gli amanti delle balene ne attendessero la creazione. Si è conclusa così, infatti, il 14 luglio scorso la 63esima riunione della Commissione baleniera internazionale (IWC). Per non votare sulla creazione dell'area protetta, i Paesi a favore della caccia ai cetacei hanno abbandonato l'incontro.
“L'IWC si conclude con amarezza. Ancora una volta i Pesi balenieri, capitanati dal Giappone, sono riusciti a bloccare ogni progresso verso una reale tutela delle balene - commenta Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare per Greenpeace Italia -. È ora che queste politiche meschine vengano bloccate, e che l'IWC si trasformi in un organismo che protegge le balene invece di fare il custode di una caccia baleniera inutile e senza senso”.
Secondo Greenpeace l'unica decisione positiva presa durante l'incontro riguarda l'adozione di nuove regole per il pagamento delle quote di partecipazione all'IWC, che si spera contribuiscano a ridurre episodi di corruzione e compravendita di voti tra i membri della Commissione. Come spiega l'associazione ambientalista, infatti, il pagamento in contanti della quota di partecipazione ha consentito per anni a Stati come il Giappone di comprare voti per sostenere la caccia commerciale alle balene. L'auspicio, conclude Monti, è che l'adozione di queste nuove norme segni “l'inizio di una nuova epoca, caratterizzata dalla trasparenza e da obbiettivi di conservazione delle popolazioni di balene in pericolo”.
In tutt'altra direzione va però l'adozione da parte dell'International whaling commission di una risoluzione che sostiene gli sforzi per prevenire l'azione di Sea Sheperd, impegnata da anni contro la mattanza dei grandi mammiferi.
Nel febbraio scorso dopo che un gruppo di attivisti di Sea Sheperd ha attaccato la nave ammiraglia, il Giappone ha deciso di interrompere l'annuale caccia alle balene nell'Antartico. A giugno, tuttavia, tre navi della flotta, capitanate dalla Nisshin Maru sono salpate per catturare entro fine agosto 260 balene, tra cui 100 balenottere minori.
Sebbene nel 1986 l'IWC per mettere fine alla mattanza abbia sancito con una moratoria internazionale il bando mondiale della caccia alla balena per scopi commerciali, dal 2003, alcuni paesi, tra cui il Giappone, aggirano il divieto adducendo come giustificazione del massacro la 'ricerca scientifica'. Dietro l’alibi della scienza si nasconde però un’operazione costosissima volta alla produzione di enormi quantità di carne destinata al consumo umano ma che, secondo i sondaggi, quasi nessuno sembra gradire.