La Banca Mondiale vara una nuova alleanza con le multinazionali al fine di privatizzare definitivamente il servizio idrico. Ma l'accesso all'acqua deve restare comune e questo è l’ennesimo tentativo, da parte delle corporations, di interferire nella gestione democratica e legittima dell’acqua.
La Banca Mondiale vara una nuova alleanza con varie multinazionali, tra le quali Nestlè, Coca Cola e Veolia. Con sede presso l’IFC (International Finance Corporation), questa nuova iniziativa mira a 'trasformare il settore idrico' introducendo il settore privato in quello che è, storicamente, un servizio pubblico.
Questa nuova partnership fa parte di una più vasta tendenza da parte dell'industria di influenzare le politiche globali sull'acqua. Questa iniziativa industriale, denominata The 2030 Water Resources Group Phase 2 Entity schiera multinazionali con grossi interessi finanziari nella governance dell’acqua con la Banca Mondiale, una delle più importanti istituzioni per lo sviluppo a livello mondiale.
Peter Brabeck, presidente della Nestlé, è stato chiamato a presiedere il Water Resources Group, che ha già ricevuto 1,5 milioni di dollari di finanziamento IFC. Nestlé è la più grande multinazionale di imbottigliamento acque.
I difensori dell’accesso all’acqua sottolineano come questo non sia che l’ennesimo tentativo da parte delle multinazionali dell’acqua di interferire nella gestione democratica e legittima dell’acqua.
Il Water Resources Group rappresenta un conflitto di interessi rispetto all’obiettivo della Banca Mondiale, che è quello della riduzione della povertà. Presenta inoltre un approccio alla gestione dell’acqua incompatibile con il diritto all’acqua riconosciuto dalle Nazioni Unite.
La campagna del settore privato per ottenere finanziamenti
“Siamo senza ombra di dubbio in presenza di una campagna attivista dell’industria privata per l’ottenimento di finanziamenti e credibilità, nel tentativo di ottenere un potere totale”, ha dichiarato Shayda Edwards Naficy, dirigente del Corporate Accountability International, un organismo non governativo.
“Stando alla Banca Mondiale, il 34 per cento dei contratti idrici di tipo privato sono in sofferenza o vengono rescissi prima della scadenza.
Ad aprile, l’ufficio di vigilanza dell’Ombudsman ha dichiarato che un sorprendente 40 per cento dei reclami ricevuti da tutti i settori e da tutte le regioni era correlato con l'acqua. Questo dimostra quanto la privatizzazione dell’acqua si sia rivelata una miniera di problemi, quali promesse non mantenute di fornitura di servizi allargati, finanziamenti pubblici sprecati, minacce ai diritti umani, specie per quanto riguarda le famiglie a basso reddito.
Interessi finanziari
Se la Banca, nonostante una lunga storia di fallimenti, approva questo approccio, questo fa legittimamente pensare a un processo decisorio inquinato da diffuse partnership con multinazionali e quote finanziarie in queste ultime.
Al momento, il 90 per cento degli utenti dell’acqua utilizza il servizio pubblico. Affidare questi sistemi ad aziende private porterebbe a aumento dei prezzi, interruzioni di servizio, e significativi licenziamenti degli impiegati del settore.
Focalizzare sul settore privato significa inoltre distogliere l’attenzione dal sostegno ai governi nella protezione dei diritti umani.
Il Water Resources Group mira a “sviluppare un nuovo approccio normativo alla gestione dell’acqua”, preparando la strada per un ruolo sempre più ampio del settore privato a livello mondiale. Per poter ottenere questi nuovi finanziamenti, tutti i progetti devono presentare “almeno un partner del settore privato”, non come semplice finanziatore benefico, ma “come parte delle operazioni”.
Un paese alla volta
La strategia del gruppo consiste nell’inserire il settore privato nella gestione dell’acqua un paese alla volta, attraverso una combinazione tra ricerca finanziata dall’industria e partecipazione diretta in organismi governativi.
Al momento, il Water Resources Group sta formalmente lavorando con i governi, rispettivamente, della Giordania e del Messico, e con lo stato indiano di Kanataka. Inoltre, colloqui sono in corso con i governi del Sud Africa, della Cina, e di vari altri paesi scelti per la fase successiva.
“Corporate Accountability International ha dimostrato in modo consistente l’inerente conflitto di interessi della Banca Mondiale, che agisce come investitore, consulente del governo, arbitro, e veicolo di pubbliche relazioni a sostegno del profitto nel settore dell’acqua” ha dichiarato Naficy.
Alle multinazionali dell’acqua non deve essere permesso...
Alle multinazionali globali dell’acqua non deve essere permesso di aprire i rubinetti dei fondi per lo sviluppo per promuovere le propri interessi privati, perché tutti i casi hanno dimostrato come profitto e rispetto dei diritti umani nel settore dell’acqua sono in conflitto.
Corporate Accountability International (ex Infact) è un’organizzazione di soci che, negli ultimi 34 anni, ha con successo portato avanti campagne a difesa della salute, dell’ambiente e dei diritti umani.
Attraverso la sua campagna Challenging Corporate Control of Water (sfidare il controllo delle multinazionali sull’acqua), Corporate Accountability International ha assunto un ruolo leader nel movimento globale per proteggere il diritto e l’accesso all’acqua; preservare e proteggere le risorse idriche e i sistemi per il bene pubblico; e preservare le risorse idriche in quanto patrimonio ecologico.
Articolo tratto da Pressenza
Fonte: TRANSCEND Media Service
Articolo originale su Pampazuka News
2011 Human Wrongs Watch
Traduzione dall'inglese di Giuseppina Vecchia
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