Libri così non sono mai abbastanza; squarciano il sipario di ottundimento, assuefazione, incoscienza che la propaganda veicolata dai media “ufficiali” costruisce ogni giorno. Paolo Ermani e Andrea Strozzi analizzano puntigliosamente l’attuale stato delle cose, dal lato economico, sociale, culturale, morale e, ovviamente, ambientale; smascherano i falsi luoghi comuni imperanti. Come il bimbo della fiaba che grida “Il re è nudo!”, svelando di colpo ciò che sarebbe stato sotto gli occhi di tutti, se l’inganno e la menzogna sempre ripetuta non li avessero accecati.
Il prodotto interno lordo, la crescita infinita, il lavoro come valore in sé indipendentemente dalle sue funzioni e conseguenze, il posto fisso e, soprattutto, la competizione smisurata in ricchezza e consumi: tutto ciò che oggi ci viene propagandato come buono e santo, in maniera palese e in maniera occulta, da un sistema che su tale cultura si fonda, capitolo per capitolo viene smontato e ce ne vengono messi sotto gli occhi i pezzi che lo compongono. Ce ne viene rivelato il meccanismo di dominio, di irresponsabilità, di devastazione sociale e ambientale, di infelicità personale e collettiva. Nello stesso tempo Ermani e Strozzi ci dimostrano che questa vita insensata, questa corsa all’accumulo di soldi e alla competizione nello spenderli in cui siamo immersi, questo spreco devastante non solo di oggetti e di merci ma di giorni, anni, sentimenti e pensieri, può finire. E’ la Crisi, la crisi inevitabile e potenzialmente salvifica, che si produce ogniqualvolta un sistema degenera.
Il libro ci propone soluzioni, dettate spesso da quel limpido buonsenso che è diventato una delle cose più preziose e rare del nostro tempo. Soluzioni concrete, modi di pensare basati sulla responsabilità, la condivisione, l’armonia con il pianeta e tra gli umani.
“L’economia veramente florida è quella che spende poco e bene” dicono gli autori, e in questa frase semplice e illuminante potrebbe sintetizzarsi la “missione” del libro.
Un’economia basata sui veri bisogni umani, materiali e spirituali; bisogni che l’economia della crescita e della competizione calpesta e disintegra ogni giorno.
“Abbiamo usato i nostri soldi spendendoli in cose senza senso, che non hanno dato reali sicurezze, anzi hanno creato un mondo in cui la dipendenza è massima, se ci si ammacca la macchina ci viene un infarto, se finiscono i combustibili fossili siamo perduti, non si sa fare più nulla con le mani, si calpesterebbe chiunque pur di fare carriera, ci si sottopone a ogni sorta di umiliazione e bassezza pur di avere qualche soldo in più. Allora meglio averne il meno possibile di soldi, se li usiamo così male e li usiamo contro di noi, contro i nostri figli, contro il pianeta”
La crisi può salvarci. Ha in sé, come tutte le crisi, i semi da cui può nascere una società diversa. Può scuoterci, farci rallentare, stimolarci nella ricerca di un benessere reale, di soluzioni che partano dai bisogni umani e da quelli della sopravvivenza delle altre creature, e non dai bisogni indotti che ci stanno portando alla catastrofe.
Dall’egocentrismo al sociocentrismo. Dai fabbisogni ai bisogni. Dalla crescita all’equilibrio. Dalla disuguaglianza all’equità. Sono solo alcuni dei capitoli di un libro che ci dà informazioni, suggerimenti, spunti di riflessione, ma non solo, anche di stimolo e di incoraggiamento.
Dopo averci dimostrato come la crisi economica sia enfatizzata e utilizzata come uno spauracchio per aumentare sfruttamento, consumismo, passività, ci mostra che un mondo diverso è possibile, che la felicità personale e quella collettiva non sono in antitesi e, soprattutto, non sono un’utopia.
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