La Commissione europea ha approvato l'allargamento della rete delle zone protette Natura 2000, aggiungendo alle aree già sotto tutela ulteriori 18.800 chilometri quadrati. Agli Stati membri interessati spetta ora difendere queste aree da una perdita di biodiversità che nel vecchio continente si fa sempre più incalzante.
Tra gli obiettivi che l'Europa si è posta per il 2020 c'è anche quello di porre fine alla perdita di biodiversità e di ripristinare i servizi ecosistemici danneggiati dalle attività umane.
Obiettivi ambiziosi, probabilmente irraggiungibili senza mettere in discussione modi di produzione e consumo predatori nei confronti delle risorse naturali. Eppure qualcosa si sta muovendo e la rete Natura 2000 rappresenta uno degli strumenti messi in campo dall'esecutivo UE per proteggere ambienti e specie a rischio.
Il network attua le due direttive europee sugli habitat e sugli uccelli e comprende circa 22mila siti, su un'area di 750mila chilometri quadrati, riconosciuti di importanza comunitaria dalla Commissione a seguito di una prima selezione da parte degli Stati membri. I Paesi europei, a loro volta, sono tenuti ad applicare le procedure previste per la gestione delle aree entro sei anni dalla loro ammissione nella rete.
Con la comunicazione sulla biodiversità, adottata dalla Commissione il 3 maggio scorso, l'Europa si è impegnata a completare la rete Natura 2000 entro il 2012 e ad assicurare adeguati finanziamenti alla sua protezione. La recente decisione di Bruxelles va in questa direzione e aggiunge al network 166 siti, appartenenti a sei regioni biogeografiche: alpina, atlantica, boreale, continentale, mediterranea e pannonica.
In particolare l'ampliamento interessa 18.800 chilometri quadrati relativi a 16 Stati membri - Austria, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo Olanda, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito -, di cui 17mila fanno riferimento ad aree marine abitate da specie in pericolo di estinzione, la cui presenza è essenziale per la tenuta degli ecosistemi in cui vivono.
Per l'Italia, entra a far parte della rete un'area di 871 chilometri quadrati, di cui 660 Km inerenti la regione mediterranea, 185 nella regione continentale e 26 in quella alpina.
L'urgenza di questi provvedimenti è stata tra l'altro confermata dai dati sullo stato della biodiversità in Europa presentati dal commissario all'Ambiente, Janez Potočnik, lo scorso 22 novembre, a solo un giorno dalla decisione di ampliare la dimensione di Natura 2000.
L'ultimo aggiornamento della Lista Rossa Europea - costruita utilizzando i criteri della Lista delle specie minacciate dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN Red List of Threatened Species) - rivela infatti un significativo incremento nel numero delle specie a rischio, sia a livello della flora che della fauna.
Il rischio di estinzione riguarda soprattutto i molluschi e i pesci di d'acqua dolce, ma anche anfibi, molluschi terrestri, rettili, mammiferi, libellule, uccelli, farfalle e oltre 467 specie di piante vascolari.
Un dato positivo sembra però rischiarare l'orizzonte: grazie alle misure di conservazione alcuni gruppi sono passati dalla categoria “a grave rischio di estinzione” a quella “in via di estinzione”. La piena attuazione della legislazione comunitaria potrebbe quindi arrestare il degrado della biodiversità e mettere fuori pericolo altre specie minacciate.
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