L’Italia non ha finora preso alcun impegno per correggere gli errori della Politica agricola comune (Pac) in campo ecologico. Nel Piano strategico nazionale (Psn), che serve a distribuire i fondi europei della Pac, la parte sulla conservazione della biodiversità è sparita e l’assieme delle misure previste è così incerto da aver indotto la coalizione Cambiamo Agricoltura (di cui fanno parte FederBio, Legambiente, WWF, Slow Food e Lipu) a definire l’attuale Psn “contro natura”.
La coalizione sottolinea poi come le proteste delle associazioni del biologico abbiano portato a incontri con il ministro per ottenere aperture.
«Anche perché insistere su investimenti tutti concentrati sull’agricoltura convenzionale aprirebbe una prospettiva preoccupante anche sul piano economico e occupazionale. Mentre l’Italia sembra prendere le distanze dal biologico di cui pure è tra i leader europei, altri Paesi fanno scelte opposte: una dinamica che rischia di farci perdere la leadership guadagnata negli anni».
«Il nuovo governo tedesco, la coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali, ha infatti elaborato un accordo in cui il ruolo dell’agricoltura biologica e le sue prospettive, con obiettivi ambiziosi, sono sottolineate con forza. Il governo semaforo di Berlino parte proprio dal punto centrale, quello che l’Italia ha omesso anche nel Pnrr: il legame tra agricoltura e clima: “Il nostro obiettivo è un’agricoltura sostenibile e orientata al futuro, in cui gli agricoltori possano operare in modo economicamente redditizio salvaguardando l’ambiente, gli animali e il clima. (…) Faremo immediatamente in modo che i regolamenti di accompagnamento al piano strategico nazionale della Politica agricola comune (Pac) siano adattati con l’obiettivo della protezione dell’ambiente e del clima e della sicurezza del reddito”».
«L’obiettivo, continua il documento, è rilanciare “l’agricoltura sostenibile che serve gli interessi delle aziende agricole, il benessere degli animali, la natura, ed è la base di una dieta sana” - proseguono dalla Campagna - E ancora: “L’estinzione delle specie e la perdita di biodiversità rappresentano un’altra crisi ecologica. Vogliamo limitare l’uso di prodotti fitosanitari a ciò che è necessario. Ne ridurremo l’uso adottando politiche ambiziose basate sulle seguenti misure:
- Orientamento di tutta l’agricoltura verso gli obiettivi di protezione dell’ambiente e di conservazione delle risorse. Sviluppare ulteriormente l’agricoltura in armonia con la natura e l’ambiente.
- Raggiungere il 30% di agricoltura biologica entro il 2030. A tal fine, vogliamo aumentare il finanziamento per il programma federale di agricoltura biologica e, in linea con l’obiettivo di espansione, rendere disponibili fondi per la ricerca agricola per la ricerca sull’agricoltura biologica.
- L’autorizzazione dei prodotti fitosanitari deve essere trasparente e giuridicamente sicura, basata su criteri scientifici; le lacune esistenti a livello europeo saranno colmate.
- Rafforziamo le alternative ai prodotti fitosanitari chimico-sintetici: biologici, a basso rischio, rinforzanti per le piante, fisici, biologici, metodi di coltivazione, robotica, droni, digitalizzazione, modelli di previsione, ecc.
- Analogamente ai regolamenti esistenti sui pesticidi nelle aree di conservazione della natura, dove gli agricoltori ricevono un indennizzo per i disagi, vogliamo trovare regole per le aree di protezione dell’acqua potabile.
- Toglieremo il glifosato dal mercato entro la fine del 2023”.
Dunque la Germania, che per l’Italia rappresenta un importante mercato di export per l’alimentare e per il biologico, si dà come obiettivo il 30% di campi bio entro il 2030, cioè il 5% in più dell’obiettivo europeo. L’Italia, che oggi è più avanti della Germania e che sta già a circa il 16% di agricoltura biologica, tentenna davanti allo stesso obiettivo lasciando campo libero alla concorrenza. Se a questo dato sommiamo il fatto che con l’agricoltura biologico cresce il fatturato delle imprese e l’occupazione, abbiamo il quadro di un autogol che in questo momento pare programmato».