di
Daniela Sciarra
30-11-2011
Si apre oggi, 30 novembre 2011, il congresso federale di AIAB. A 23 anni dalla sua nascita, l’Associazione italiana per l'agricoltura biologica riflette sul futuro del settore e delle nostre agricolture. L'evento si concluderà il 4 dicembre ed è aperto a chiunque sia interessato a parteciparvi. Abbiamo intervistato Andrea Ferrante, presidente dell'AIAB.
Il settore biologico ha fatto molta strada. Ce lo ricorda l’appuntamento congressuale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) che si apre oggi, a Milano, e durerà fino al 4 dicembre.
Il Biologico è l'unico settore dell'agroalimentare che continua a far registrare una crescita positiva nei consumi nonostante la crisi. L'Italia continua ad essere, per numero di aziende convertite al biologico, leader in Europa e il principale attore dell'export a livello dell'Unione Europea. A questa vocazione verso l'esportazione, si è accompagnato in questi ultimi anni uno sviluppo tumultuoso del mercato nazionale, costantemente in crescita nonostante le difficoltà della crisi economica.
Ma oltre i numeri, il mondo del biologico ha contribuito ad innescare cambiamenti negli stili di vita, dal modo di concepire la produzione alle scelte di consumo e di acquisto dei cittadini consumatori. Ne sono esempi concreti la crescita dei nuovi canali di distribuzione come la rete dei gruppi di acquisto solidale (GAS), l’implementazione del Green public procurement (acquisti verdi pubblici) che si basano sull’idea di portare le tematiche ambientali all’interno delle istituzioni pubbliche, per esempio introducendo pasti biologici nelle mense di scuole e ospedali pubblici fino alla realizzazione di spazi urbani dedicati ai mercati contadini e alla vendita diretta dove si mescolano prodotti biologici certificati con quelli tipici di qualità, freschi e locali.
Abbiamo intervistato Andrea Ferrante, presidente dell'AIAB.
Ma che cosa è l’Agricoltura biologica per Aiab?
È il modello di sviluppo per le campagne italiane alternativo all’agricoltura industriale, capace di produrre cibo di qualità nel rispetto dell’ambiente, dei cicli naturali e del benessere umano ed animale, nonché di indirizzare in senso ecologico i comportamenti degli operatori e dei cittadini.
Non è solo un metodo di produzione – ci dice Andrea Ferrante presidente di AIAB - ma rappresenta un modello di sviluppo alternativo ed ecocompatibile, che non considera il cibo alla stregua di qualsiasi altra merce, bensì riconosce la terra e la biodiversità come beni comuni e promuove l’accesso alla terra.
Da oggi fino al 4 dicembre si svolge il congresso federale dell’AIAB. L'associazione è nata 23 anni fa dall'unione dei coordinamenti regionali dei produttori biologici italiani e oggi conta su 18 Associazioni regionali federate divenendo così un soggetto di rappresentanza dei produttori biologici italiani.
Il titolo del Congresso di AIAB è Il Bio che cambia. Perché questo titolo?
Se è vero che il biologico ha cambiato in maniera importante l’agricoltura europea - ci dice Andrea Ferrante - è vero anche che non può realizzarsi appieno secondo i canali classici della ricerca, della intensivizzazione produttiva, del mercato e della certificazione. Il bio deve rimanere il modello di sviluppo capace di dare risposte alla società che evolve, al mondo rurale sempre meno popolato, alle crisi finanziarie perenni, al clima che cambia e proporre innovazioni nel campo della ricerca, degli standard di produzione, dei canali di distribuzione alternativi e anche nel campo della certificazione.
Cosa deve fare il biologico per affrontare la crisi climatica e ambientale?
Per fronteggiare le attuali crisi alimentare e climatica - sottolinea Andrea Ferrante – sia in Italia che in Europa è arrivato il momento di fare scelte di politica agricola importanti e lungimiranti, che siano in grado di promuovere modelli di produzione del cibo sostenibili, proprio come il biologico. Se l'Italia e l'Europa dovessero rinunciare a scelte di politica agricola capaci di promuovere e sostenere gli agricoltori, ed in particolare chi pratica il biologico, l'agricoltura rischierebbe di scomparire, nonostante il cibo sia centrale e imprescindibile per la vita di tutti.