di
Andrea Degl'Innocenti
04-01-2012
La British Petroleum ha chiesto un risarcimento di 20 miliardi di dollari alla Halliburton, una società appaltatrice, per il disastro della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera esplosa nell'aprile 2010. Continua così lo 'scaricabarile' fra le società coinvolte nell'incidente ambientale più grave della storia americana.
Il gioco delle colpe era iniziato fin da subito. Fin dalle prime ore, con le tonnellate di combustibile che si sversavano in mare, con la marea nera che avanzava inesorabile verso il Golfo del Messico, col rombo dell'esplosione che ancora riecheggiava sulla distesa d'acqua e i corpi degli 11 operai uccisi ancora a terra. Già da allora BP e le varie concessionarie che lavoravano sulla piattaforma avevano iniziato ad addossarsi le colpe a vicenda.
Un gioco che continua a tutt'oggi. Dei 40 miliardi di dollari che la British Petroleum stima di dover impiegare per coprire i costi relativi al disastro della Deepwater Horizon, circa 20 sono stati chiesti alla Halliburton, la concessionaria di BP che forniva il cemento per il campo petrolifero di Macondo.
Quello che nel 2010 è stato il più grave disastro ambientale della storia americana rischia di trasformarsi anche in un caso giudiziario. La BP, infatti, accusa la Halliburton di avere gravi responsabilità nei fatti dell'aprile 2010; Don Haycraft, avvocato della Bp, ha così presentato una richiesta di risarcimento alla Corte federale di New Orleans.
Nell'occasione l'avvocato ha anche stilato la lista dei costi che la multinazionale britannica sarebbe costretta ad affrontare. Circa 42 miliardi di dollari totali, per ripulire l'area e rimborsare lo stato del Messico e le vittime della catastrofe ambientale. Tale sarebbe “l'ammontare dei costi e delle spese sostenuti dalla Bp per ripulire e bonificare la fuoriuscita di petrolio, la perdita di profitti da e/o diminuzione di valore del Macondo prospect e tutti gli altri costi e danni subiti dalla Bp relativi all'incidente della Deepwater Horizon ed alla conseguente fuoriuscita di petrolio”.
Fino ad oggi Bp ha speso 14 miliardi di dollari per far fronte alla crisi e ha messo da parte 20 miliardi di dollari per i rimborsi.
La Halliburton, grande impresa statunitense che alla Bp forniva beni e servizi per il progetto di trivellazione offshore in acque profonde, risponde alle accuse sostenendo che il contratto che aveva con Bp la rendeva esente da ogni responsabilità. Con un pacco di documenti i suoi legali accusano proprio i dipendenti della Bp di aver causato l'esplosione sulla piattaforma. Il portavoce dell'azienda, Beverly Stafford, rincara la dose: “Halliburton ritiene di essere totalmente indenne dalle accuse della Bp per eventuali perdite risultanti dall'incidente di Macondo e dalle eventuali sanzioni derivanti dalle violazioni”.
Sull'entità del risarcimento ancora non è stata avanzata una richiesta precisa, ma alcune dichiarazioni dell'avvocato Haycraft fanno supporre una cifra che si aggira attorno ai 20 miliardi.
Oltre a BP e Halliburton ci sono anche altri soggetti imputati a vario titolo nel processo sul disastro ambientale: la multinazionale svizzera Transocean, proprietaria della Deepwater Horizon, la Cameron International, produttrice delle attrezzature utilizzate per la prevenzione degli sversamenti, l'Anadarko Petroleum, che possedeva parte delle licenze di prospezione di Macondo, e la Moex Offshore LLC di Mitsui & Co, proprietaria di una quota del pozzo esploso. Fino ad ora solo la Transocean e la Halliburton non hanno raggiunto accordi transattivi con la BP.