A cinque anni dall’omicidio di Paulo Paulino Guajajara, Guardiano dell’Amazzonia ucciso da trafficanti di legname illegali, la sua famiglia è ancora in attesa di giustizia.
All’epoca, la stampa internazionale aveva dato ampio risalto all’uccisione di Paulo ma, nonostante l’indignazione mondiale, «gli assassini non sono mai stati portati in giudizio. Due uomini sono stati incriminati, ma mai processati - spiega Survival International, l'organizzazione che da anni si batte per i diritti dei popoli nativi - Paulo Paulino, anche noto come Kwahu Tenetehar, fu colpito al collo e morì in un’imboscata organizzata da alcuni trafficanti di legname. Il suo amico e collega Tainaky Tenetehar fu colpito al braccio e alla schiena ma riuscì a salvarsi. I Guardiani dell’Amazzonia pattugliano da oltre 15 anni il loro territorio, che si trova nell’Amazzonia orientale ed è pesantemente invaso dai trafficanti di legname. Nello stesso territorio vivono anche molti membri incontattati del popolo Awá».
«Sono già stati uccisi almeno sei Guardiani, e molti dei loro parenti. Trafficanti di legname e accaparratori di terra hanno preso di mira il loro territorio, noto come Arariboia – una delle ultime aree di foresta rimaste in quella regione, nello stato brasiliano di Maranhão» spiegano da Survival, che sostiene i Guardiani da molti anni. Cinque anni fa, la ricercatrice di Survival Sarah Shenker, che aveva accompagnato i Guardiani in una delle loro operazioni, aveva commentato così l’uccisione di Paulo: «Kwahu si dedicava completamente a difendere la sua foresta e i suoi parenti incontattati, nonostante i rischi. Era anche una delle persone più umili che abbia mai incontrato». «Sapeva che avrebbe potuto pagare con la vita, ma non vedeva alternative perché le autorità non facevano nulla per proteggere la foresta e far rispettare la legge».
«Dopo anni di pressione da parte dei Guardiani e degli Awá già contattati, le autorità brasiliane hanno finalmente iniziato a costruire un avamposto di guardia nel territorio di Arariboia per aiutare gli indigeni a monitorare e prevenire le incursioni dei trafficanti di legname - spiega l'organizzazione - In una nota diffusa in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Paulo, i Guardiani hanno dichiarato: “Condividiamo l’angoscia dei Guajajara per la costante impunità degli assassini del nostro popolo, e in particolare del guerriero Paulo Paulino che ricorderemo sempre, soprattutto per la sua lotta per proteggere il nostro territorio ancestrale". I Guardiani stanno organizzando una commemorazione per sottolineare questi 5 anni di impunità».
«È uno dei tantissimi indigeni che vengono uccisi in Brasile ogni anno per aver difeso la propria terra – e gli assassini non demordono perché sanno che molto probabilmente non dovranno mai rispondere dei loro crimini. Il governo brasiliano si limita a riconoscere a parole la necessità di proteggere ciò che resta dell’Amazzonia, ma le persone che la difendono sul terreno stanno sacrificando la loro vita mentre la foresta viene distrutta tutto intorno a loro. Per quanto tempo ancora continuerà questa terribile ingiustizia?» si chiede Survival.
Foto: Il Guardiano dell’Amazzonia Paulo Paulino Guajajara, detto “Lobo”, fu ucciso in un’imboscata da alcuni trafficanti di legname all’interno del territorio del suo popolo, Arariboia. © Sarah Shenker/Survival International