di
Carlo Carlucci
23-06-2011
Simbolo della protesta pacifista contro le guerre in Afghanistan e in Iraq, Brian Haw è morto qualche giorno fa a causa di un cancro. Lo ricordiamo nella sua tenda blu, dove si era accampato a Londra in segno di protesta contro un conflitto che avrebbe ucciso tanti bambini.
Brian Haw non c’è più. Non è uno strumentista di qualche complesso famoso. Brian Haw era un falegname con sette figli che quando il suo paese, l’Inghilterra, decise la guerra santa contro Saddam Hussein prese una piccola tenda e si accampò davanti al Parlamento britannico per protestare contro una guerra che avrebbe innanzitutto mietuto la vita di tanti bambini, uguali ai suoi figli.
Poi venne l’Afganistan e Brian Haw stava lì come un barbone a ricordare giorno dopo giorno ai compassati suoi connazionali la responsabilità di una guerra che dura da allora. Niente primavere arabe in Iraq e Afganistan. Se lo è portato via un cancro. Forse troppi gas di scarico direttamente in bocca. Era un pacifista? La sua protesta per una guerra più assurda delle altre in nome delle vittime innocenti, come i suoi figli, ne ha fatto una figura indimenticabile. E il suo sorriso ironico davanti alla piccola tenda. Ci aveva giocato la sua vita. Con comprensione e ironia.
Non è passato nemmeno un mese dall’omicidio di Jose Ribeiro e sua moglie e ne hanno ammazzato otto di attivisti o di appartenenti al movimento dei sem terra, dei senza terra. Lo stato di Parà è il più deforestato dell’Amazzonia e quel poco di foresta che è rimasta alimenta il conflitto insanabile di chi si erge a difensore ultimo e chi vuol farla presto finita. E poi non si tratta solo di legname o di prossime piantagioni: nel sottosuolo vi sono minerali di pregio. E si sa, in nome delle ‘magnifiche sorti e progressive’ come le chiamava Leopardi… È vero, si tratta dell’ultimo grande polmone verde della Terra e i vari Chico Mendez, Jose Ribeiro pretendevano un rispetto sacro della Foresta.
E in Italia come ci si affida ai vari B, ai vari Tronchetti-Provera, ai Moratti, alle grandi imprese come la TAV, ai ponti sullo stretto di Messina. In Italia come altrove. Come per il nucleare dei giapponesi. Erano così bravi, così precisi i giapponesi, chi poteva mai pensarlo? E questa rete fitta di denaro e dominanze, che avvolge tutto.
Stavano per mettere mano anche sull’acqua. Non ci hanno rinunciato però. Provano a rilanciare la palla, col modello toscano per esempio. Che è un imbroglio. Magari B si tira da parte. Ne ha fatte abbastanza. E poi? E tutti questi paperoni, questi furbi di tre cotte che hanno messo le mani sul pianeta, in ogni angolo del globo, che hanno messo a sacco il mondo.
Sorella acqua li ha spaventati coll’esito del referendum. Ma fin dove, ma per quanto? Ci siamo giocati abilmente il '68. Siamo troppo furbi. Ce li giochiamo anche stavolta. Così pensano. Oppure no? Che strano. Non ci credono più tanto alla tele, al Grande Fratello, alla Defilippis. E allora? Ma come, è mai possibile che 'sti indignados nostrali' non ce li giochiamo alla fine?
Il Tribunale cileno ha accolto le richieste del 70% della popolazione e dei principali partiti politici. Un no rotondo, per ora almeno, ai progetti Enel delle centrali idroelettriche in Patagonia. Seimila ettari in un territorio di indicibile bellezza, una delle ultimissime oasi lasciateci e lasciate a Madre Terra, che possono continuare a vivere. Un altro scacco per l’Enel.
Le dighe oltretutto insisterebbero in una zona altamente sismica. Ma i morti, fin dai tempi del Vajont, poco importano all’Enel, figuriamoci la distruzione di uno degli ultimi ambienti naturali. Chicco Testa, un nome un programma, ex presidente dell’Enel, grande profeta del nucleare (quando era di Legambiente era grande profeta dell’antinucleare, si gratterà il capo). Al solito una piccola battuta d’arresto, e poi… Oppure no?
E non potrebbe invece essere come nelle favole. Che dietro questo colossale incubo, questo colossale imbroglio, questo tunnel ci sia un varco. Che dietro quest’esistenza cupa e triste, manipolata dai vari B, Tronchetti-Provera, dietro questo mondo condannato senza scampo non vi sia, come nelle favole, qualcosa di bello, al di là di ogni immaginazione. Un’altra vita sì, che dia finalmente ragione ai tanti come Ribeiro, Chico Mendez, Cocito, Falcone, Arrigoni.
Brian Haw quella tua piccola tenda blu in mezzo a tutto quel grigio di Londra. Ora è piantata nello sguardo e nel cuore di tanti. Come fosse in cima a un Himalaya infinito. Aperta su qualcosa di bello, bello oltre ogni immaginazione.
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