di
Daniela Sciarra
14-06-2012
Negli ultimi giorni sono divampate le fiamme sui terreni tolti alle mafie e affidati a Libera. Dalla Sicilia alla Puglia, dalla Calabria al Lazio, gli incendi hanno colpito le libere terre. Il Paese è chiamato in gioco e deve sentire forte l’impegno nella lotta alla criminalità.
Bruciano le terre di Libera, gli uliveti in Sicilia, in Calabria e in Puglia: terre sottratte alla criminalità e riconsegnate alla collettività. Negli ultimi giorni si sono alzate le fiamme e Libera fa sapere che non si può più pensare a delle coincidenze. “Contro questi incendi – dichiara Libera in una nota - il noi del paese è chiamato in gioco e deve sentire forte l’impegno nella lotta alla criminalità. Nessuno può pensare che in questo modo si possa vandalizzare e fermare questo impegno”.
Soltanto due giorni fa si sono registrati due incendi in contemporanea in due uliveti affidati temporaneamente a Libera: uno a Castelvetrano in Sicilia e un altro in località Staglio a Partanna. Ma l’elenco degli atti intimidatori è molto lungo e potrebbe proseguire andando a ritroso nel tempo, ricordando anche le intimidazioni subite a inizio anno dalle cooperative di Libera di Borgo Sabatino, nella piana di Gioia Tauro in Calabria, oppure dai soci AIAB dell'agriturismo bio A' Lanterna di Monasterace Marina (RC) e ancora dal Consorzio cooperativo Goel bio di Caulonia (RC). Una decina di giorni fa, duemila piante di arance sono andate in fumo a Belpasso nel catanese, come pure due quintali di grano a Mesagne.
Ad essere colpiti al cuore sono i beni della collettività e il lavoro quotidiano di chi si impegna quotidianamente contro il potere criminale. Proprio per questo motivo non si può essere indifferenti. “Non possono lasciare - ha dichiarato in una nota Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera - indifferenti i recenti episodi di vandalismo a danno dei beni confiscati alle mafie, dalla Puglia alla Sicilia, dal Lazio alla Calabria.
Quei beni non sono solo uno schiaffo alle organizzazioni criminali, uno strumento per indebolirle in ciò che le rende forti: l'accumulazione illecita di capitali. Sono opportunità di lavoro, di economia sana e trasparente e prima ancora di cambiamento culturale.
Proprio in questi giorni 6000 giovani si apprestano a passare parte delle vacanze in quei luoghi, vere palestre di cittadinanza, dove imparano che la democrazia e la giustizia sociale sono concetti vuoti se non si fondano sulla cooperazione e l'impegno di ciascuno di noi. Libera sente un debito di gratitudine verso chiunque - ha concluso Don Luigi Ciotti- dalle forze dell'ordine alle istituzioni e amministrazioni locali - contribuisce per garantire la sicurezza di quelle realtà, ma alla luce del susseguirsi degli incendi e vandalismi è chiaro che qualcosa nel meccanismo di tutela deve essere rivisto. Così come, a monte, va potenziato lo strumento della confisca, e in particolare devono essere sbloccati quei numerosi beni ancora soggetti a ipoteca bancaria, impossibilitati quindi a svolgere la loro preziosa funzione sociale, educativa, culturale, economica”.
Le terre di Libera sono spazi comuni di libertà, esempi concreti di cittadinanza attiva e di coraggio. Queste fiamme non riusciranno a fermare l’azione dei lavoratori, volontari e operatori che trovano la nostra piena e totale solidarietà.
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