Si è aperta domenica scorsa la stagione venatoria, caratterizzata quest'anno da una serie di ricorsi presentati contro i calendari venatori. Intanto dall'ultimo rapporto Eurispes emerge che 8 italiani su 10 sono contrari alla caccia. E mentre scende il numero totale dei cacciatori, continuano gli eventi contro la caccia.
La stagione venatoria, iniziata domenica scorsa, è caratterizzata quest'anno da una serie di ricorsi contro i calendari venatori regionali: troppe regioni non rispettano le norme europee. Il TAR ha detto stop alla caccia in Piemonte, ma sono a rischio sospensione anche il calendario venatorio sardo e quello laziale. Continuano, intanto, gli eventi contro la caccia. Sabato scorso, oltre mille persone hanno sfilato a Firenze in rappresentanza di tutti i cittadini che si dichiarano contrari a questa pratica: 8 italiani su 10.
"Norme e regole disapplicate in molte Regioni, caccia in periodo di migrazione e bracconaggio dilagante. È lo scenario che si presenta per la prossima stagione venatoria, a distanza di tre anni dall'approvazione del recepimento delle norme europee, che prevedono la massima tutela delle specie durante la fase della migrazione e della riproduzione e l'esclusione dalla lista delle specie cacciabili per quelle che sono in stato di conservazione sfavorevole", scrive la Lipu-BirdLife Italia.
Per queste ragioni, nel 2012, diverse associazioni animaliste e ambientaliste hanno inoltrato ricorsi ai Tribunali amministrativi regionali (TAR) contro i calendari venatori. Il TAR del Piemonte, con Ordinanza depositata il 13 settembre, ha accolto tutti i rilievi avanzati dalla Lega per l'abolizione della caccia (LAC) e Pro Natura, sospendendo il calendario venatorio 2013/2014 nonché tutti gli atti ad esso collegati, compresi i provvedimenti riguardanti la caccia di selezione degli ungolati, la caccia della tipica fauna alpina, i criteri di ammissione dei cacciatori, i periodi di prelievo alle specie migratrici e l'addestramento ai cani da caccia.
Le motivazioni, tutte accolte dai giudici, riguardano la mancata effettuazione del piano faunistico venatorio, l'assenza del piano faunistico-venatorio regionale e il difetto di motivazione a superamento dei rilievi espressi dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) per la protezione di numerose specie. Il mondo venatorio piemontese, che non ha accettato la sentenza del TAR, minaccia di formare una class action per richiedere i danni agli ambientalisti LAC. Stessa sorte potrebbe spettare alla Sardegna.
Le associazioni LAC, Earth e Associazione Vittime della Caccia hanno inoltrato il ricorso al TAR Sardegna, richiedendo la sospensione del calendario venatorio per l'assenza del piano faunistico-venatorio, per la mancanza di una procedura di valutazione di incidenza ambientale riguardo l'attività venatoria nelle aree classificate quali Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) e per aver eluso il parere obbligatorio dell'ISPRA, non presentando il calendario venatorio regionale e il regolamento relativo all'intera annata venatoria, come previsto dalla legge.
A rischio sospensione anche l'apertura della caccia nella regione Lazio. A renderlo noto Massimo Ceccarelli, segretario nazionale dell'Associazione Nazionale Libera Caccia (ANLC), annunciando al Corriere di Viterbo "la Lega Anti Vivisezione (LAV) ha impugnato il calendario venatorio presentando ricorso al TAR Lazio", che si pronuncerà mercoledì 18 settembre. La LAV avrebbe richiesto "di posticipare l'apertura al 1 ottobre e di anticipare la chiusura al 10 gennaio per i tordi, al 31 gennaio per le beccaccie e la chiusura dell'attività venatoria su ZPS e SIC per la mancanza di valutazione d'incidenza".
Il sostegno alle associazioni che tutelano la fauna italiana arriva da animalisti e ambientalisti che, sabato scorso, hanno dimostrato il loro dissenso sfilando per le strade di Firenze; alla manifestazione nazionale contro la caccia hanno aderito oltre mille partecipanti. Secondo l'ultimo rapporto Eurispes presentato a gennaio 2013, l'80,1% degli italiani è contrario alla caccia.
Sebbene il Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN), ogni anno, tenda a gonfiare il numero degli appassionati del settore, soprattutto alla vigilia della stagione venatoria, - il comitato è formato dalle principali industrie italiane produttici di cartucce e fucili da caccia -, un conteggio dei tesserini venatori rilasciati dalle regioni nel 2012 dimostra l'esatto contrario; il totale dei cacciatori italiani è sceso al di sotto della soglia dei 700.000 rispetto ai due milioni dei primi anni '70.
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