di
Claudia Bruno
22-12-2010
Questa volta voglio parlarvi di una rete di donne vastissima e forte in Italia con cui sono entrata in contatto lo scorso anno durante una serie di incontri aperti all’ascolto delle più giovani, dei loro desideri, delle loro esperienze. L’UDI, Unione Donne in Italia, si chiama così dal 2003 – quando ha dichiaratamente raccolto la sfida dell’immigrazione (“per affermare la necessità del rapporto con le donne che nate altrove vivono in Italia”) - ma che è nata molto prima, nell’autunno del 1945 con il nome di Unione Donne Italiane.
Questa volta voglio parlarvi di una rete di donne vastissima e forte in Italia con cui sono entrata in contatto lo scorso anno durante una serie di incontri aperti all’ascolto delle più giovani, dei loro desideri, delle loro esperienze. L’UDI, Unione Donne in Italia, si chiama così dal 2003 – quando ha dichiaratamente raccolto la sfida dell’immigrazione (“per affermare la necessità del rapporto con le donne che nate altrove vivono in Italia”) - ma che è nata molto prima, nell’autunno del 1945 con il nome di Unione Donne Italiane.
Si tratta di una rete solida ma aperta al cambiamento che ha alle spalle una sfilza di battaglie fondamentali per i diritti delle donne nel nostro Paese e per la loro autodeterminazione ed esistenza in una società costantemente in trasformazione. Dal diritto di voto alla parità di salario, dalla tutela delle lavoratrici madri ai consultori, fino ad arrivare alla riappropriazione del corpo fertile e delle sue funzioni, alla lotta contro gli stereotipi nell’immaginario, alle campagne contro il femminicidio, alla maternità come valore sociale.
Insomma, non basterebbe un libro per raccontarla tutta la storia di queste donne ognuna diversa dall’altra eppure unite – di nome e di fatto – da valori e obiettivi comuni e da una determinazione nello stare al mondo, un mondo condiviso anche con gli altri, che ha reso questa organizzazione nazionale di donne un qualcosa di molto simile a un’istituzione. Per chi volesse conoscerla nel cuore di Roma - in via dell'Arco di Parma 15 - c’è un archivio storico, l’archivio centrale Udi, che tiene le fila delle azioni politiche intraprese con le donne e per le donne negli ultimi 65 anni della storia d’Italia.
Tra le campagne più recenti ricordo la campagna ’50 e 50’ per la parità nei luoghi in cui si decide, le staffette contro la violenza sulle donne che hanno attraversato diverse città italiane con il passaggio di mano in mano dell’anfora Udi, e poi la campagna ‘Immagini amiche’ che dal 2010 sta ottenendo importanti risultati per contrastare il diffondersi di stereotipi deformati (e deformanti) del corpo femminile nel circuito mediatico.
E così, forti di questa coscienza politica, le donne dell’Udi hanno deciso di ‘fare il calendario’. No, non hanno posato nude ammiccando davanti a un obiettivo, ma hanno raccontato la storia del movimento delle donne in Italia attraverso dodici fotografie collettive e dodici schede che ricostruiscono il percorso della storia delle donne con le testimonianze di quelle che c’erano, ma anche delle più giovani, che non c’erano prima ma che ci sono ora e che si trovano tra le mani un presente un po' scomodo e un futuro tutto da immaginare.
Il calendario 2011 dell’Udi si chiama ‘Una storia di donne’, ed è proprio dalla storia che riparte. Una storia che chiama in causa tutte, nessuna esclusa, e che sarebbe il caso di conoscere. Io l’ho appeso in camera.
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