Biodiversità a rischio, colpa anche dei cambiamenti climatici

Aumentano le specie animali e vegetali a rischio estinzione e tra i principali fattori responsabili ci sono proprio i cambiamenti climatici. I Governi di tutto il mondo si riuniranno nella Conferenza di Nagoya, in Giappone, dal 18 al 29 ottobre prossimi, per definire un nuovo piano strategico e nuovi obiettivi per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020.

Biodiversità a rischio, colpa anche dei cambiamenti climatici
Lo stato della biodiversità in Europa e nel mondo è allarmante. Nonostante nel 2001 l’Unione Europea abbia fissato l’obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità in Europa entro il 2010 e malgrado questo stesso obiettivo sia stato condiviso e adottato da oltre 189 dei 195 Stati membri partecipanti al Vertice Mondiale dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile (Johannesburg,2002), sono ancora molti gli studi scientifici che confermano i rischi di perdita a cui sono sottoposte le specie animali e vegetali. L’ultimo di questi studi, 'A global analysis of extinction risk for the world's plants', è stato realizzato dal Royal botanic gardens Kew insieme al Natural history museum di Londra ed all' Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – che per esempio ha rivelato come non solo gli anfibi, mammiferi e uccelli, ma anche le piante, fino a 380 mila specie diverse, corrono il rischio dell’estinzione. Questo studio ha anche evidenziato un altro aspetto critico: circa un terzo delle specie considerate non è sufficientemente noto da poterne studiare le metodologie più efficaci di conservazione. I cambiamenti climatici, il cambiamento della destinazione d’uso dei terreni, il sovra sfruttamento e l’uso non sostenibile delle risorse naturali, le fonti inquinanti, l’introduzione di specie aliene (che sono le specie presenti al di fuori del loro areale di distribuzione originario come esclusiva conseguenza dell’intervento volontario o involontario dell’uomo e degli animali) sono i principali fattori che hanno portato alla riduzione di oltre un terzo delle specie animali e vegetali. Rispetto ai cambiamenti climatici, secondo Stas Burgiel, il direttore delle politiche del Global Invasive Species Program (Gisp) "l’aumento delle temperature globali sta alterando il regime delle precipitazioni in tutto il mondo e la minaccia posta dalle specie invasive è in aumento. Inoltre, l’innalzamento del livello del mare potrà certamente favorire le specie che possono far fronte al passaggio da un ambiente d’acqua dolce ad un ambiente d’acqua salata". Le specie aliene saranno in grado di prosperare grazie a una programmazione genetica che consente loro di adattarsi a molti ambienti, perché si dimostrano più abili a sopravvivere nelle mutate condizioni climatiche rispetto alle specie autoctone. Questo sta ponendo forti preoccupazioni per la sorte delle specie autoctone in ambienti in cui il riscaldamento globale ha alterato i cambiamenti stagionali. Per tutelare la biodiversità risulta quindi fondamentale la promozione di un uso sostenibile delle risorse dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Falliti gli obiettivi al 2010, i Governi di tutto il mondo si riuniranno nelle Conferenza di Nagoya in Giappone dal 18 al 29 ottobre prossimi, per definire un nuovo piano strategico e dei nuovi obiettivi per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020.

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