di
Romina Arena
20-01-2012
L’oligarchia del potere economico e finanziario globale rappresenta la principale minaccia per il clima del pianeta. Un rapporto dell’International Forum on Globalization ci aiuta a conoscere coloro che traggono profitto dal cambiamento climatico.
L’International Forum on Globalization, un’organizzazione con sede a San Francisco animata da economisti e ricercatori come Vandana Shiva e Tony Clarke ha da poco pubblicato un imponente ed altrettanto importante rapporto dal titolo emblematico: Outing the Oligarchy.
Il rapporto ha l’obiettivo di individuare i Paperon de Paperoni che traggono profitto dal cambiamento climatico e che per questa ragione dispiegano tutti i mezzi a loro disposizione per bloccare ogni sorta di cambiamento sulle politiche riguardo i combustibili fossili.
La denuncia del Forum è molto forte: sono loro la principale minaccia che pesa sul clima della terra e dato che, con questa sorta di ritorsione economico-politica, una manciata di individui cosiddetti 'super-ricchi' mette a repentaglio la vita e l’esistenza del 99% della popolazione mondiale, è giusto e doveroso che quest’ultima possa sapere chi essi siano.
Questo è il cuore del rapporto: un vero e proprio coming out obbligatorio che attraverso schede particolareggiate traccia la storia dei cinquanta personaggi più potenti e più pericolosi per l’ambiente. I criteri su cui si sono basati i redattori del rapporto sono tre: la ricchezza complessiva (basandosi sulla classifica stilata dalla rivista Forbes); i danni e le emissioni di carbonio prodotti dalle attività economiche di ciascuno di essi; il sostegno alle personalità politiche che lavorano a favore delle industrie che producono importanti emissioni di CO2, come per esempio le industrie petrolifere.
Andiamo a scoprire i primi tre classificati di questo elenco che potrete trovare in versione integrale.
Carlos Slim Helú (63.3 miliardi di dollari). Slim, messicano, è conosciuto per le sue attività nel campo dei media e della comunicazione. Meno conosciuti, invece, sono i suoi investimenti nel campo dei combustibili fossili, specialmente lungo la frontiera tra gli Stati Uniti e il Messico costruita per sostenere l’aumento delle relazioni commerciali sotto l’egida del NAFTA.
Gli investimenti di Slim sono variegati: energia, acqua, trasporti, abitazioni, servizi. Secondo la classifica stilata da Forbes è lui l’uomo più ricco del pianeta, diventato miliardario nel 1990 dopo aver acquistato TELMEX, la compagnia telefonica di Stato. Slim è poi il proprietario della quarta più grande compagnia wireless del pianeta, America Móvil, e diversifica parecchio i propri investimenti, buttandosi anche nel campo dell’edilizia con l’impresa Impulsora del Desarrollo y el Empleo, che costruisce strade ed infrastrutture energetiche.
È proprietario di Carso Infraestructura y Construcción, che monta tubi, erige strutture chimiche e petrolifere (attraverso la sussidiaria Swecomex), dinanzi a contratti per le costruzioni civili e di infrastrutture (attraverso un’altra sussidiaria, la CILSA, sempre di sua proprietà), costruisce moduli abitativi (attraverso Urvitec, altra sussidiaria). In ultima battuta, Slim ha anche interessi nella catena di giornali venduti in tutto il mondo anglosassone, News & Media, e nella New York Times Company; siede al tavolo del consiglio della Philip Morris International ed è anche un fiduciario della RAND Corporation.
Gli investimenti nel campo delle infrastrutture e degli strumenti di supporto producono un’impronta di carbonio molto alta, ma per colmo di ironia nel 2010 proprio il magnate messicano è stato ospite dello United Nation’s Energy and Climate Change Advisory Group nonostante le sue imprese Impulsora del Desarrollo y el Empleo e Bronco Drilling non siano state inserite nell’Indice di Sostenibilità del Dow Jones.
Charles e David Koch (50 miliardi di dollari). Nel 2010 le industrie Koch hanno superato il tetto dei 100 miliardi di dollari di vendite e adesso sono secondi soltanto alla Cargill (che di vendite ne ha prodotte per 109.8 miliardi di dollari). Fred C. Koch, padre di Charles e David, ha inventato il metodo per raffinare il petrolio grezzo, trasformandolo in benzina e quindi la fortuna della famiglia risiede nell’espansione dell’economia dei combustibili fossili. Dopo la morte del padre, Charles e David (dopo aver liquidato gli altri fratelli con un bonus, ciascuno, di 1.1 miliardo di dollari nel 1983) ereditano le industrie (42% a testa) che oggi hanno interessi nella costruzione di tubature, nelle raffinerie, nei fertilizzanti, nel settore delle fibre e dei polimeri, nelle foreste, nei prodotti di consumo, nella tecnologia chimica.
Nel 2004 hanno comprato Invista, produttore di Lycra e Coolmax, per 4.2 miliardi di dollari; nel 2005 compra Georgia-Pacific che commercia in carta e moduli abitativi, per 21 miliardi di dollari. La sussidiaria Flint Hills Resources possiede tre raffinerie che processano più di 800.000 barili di greggio al giorno. I Koch gestiscono sistemi di raccolta e tubature lungo tutto il Nord America come anche ranches di bovini in Kansas, Montana e Texas per un totale di 15.000 capi, una grossa fonte di metano. La compagnia possiede il 3% nella Trans Alaska Pipeline System, 4.000 miglia di tubature che trasportano greggio, petrolio raffinato, gas naturale e composti chimici attraverso gli Stati uniti, ed una raffineria che produce circa 80.000 barili al giorno a Rotterdam, in Olanda.
Il potere dei Koch passa non solo dalle compagnie e dalle sussidiarie che posseggono, ma anche da un potente network che hanno intessuto intorno a loro. I due fratelli insieme hanno fondato il Cato Institute, un think tank di estrema destra; David ha invece creato Americans for Prosperity un controverso comitato di azione politica con base a Washington che ha finanziato il movimento Tea Party.
Durante le elezioni del 2010, la loro posizione è stata chiara visti i 40 milioni di dollari sborsati per sostenere le campagne elettorali di destra. I due fratelli si sono fortemente opposti alle iniziative ambientali del Presidente Obama così come sono accaniti sostenitori della teoria secondo cui non esiste alcun cambio climatico, al punto da spendere più della Exxom per combattere le politiche di stabilizzazione del clima dal 2005 al 2008. Per tutto ciò, le Industrie Koch non compaiono nell’Indice di Sostenibilità del Dow Jones.
Eike Batista (30 miliardi di dollari). La fortuna del brasiliano Batista proviene dalla costruzione di strade ferrate e porti per il trasporto del ferro verso l’Asia: un’attività con una forte impronta di carbonio per via delle lunghe distanze e dell’alto tasso di inquinamento dei processi. I suoi albori Batista li vide in una miniera d’oro in Amazzonia, un’attività che è stata causa di deforestazione del polmone verde del pianeta. Adesso è sua la Founder and CEO dell’EBX Group, una costellazione di compagnie impegnate nel petrolio e nel gas naturale, miniere di carbone, produzione di elettricità e cantieri navali.
Nel 2007 Batista ha fondato OGX, una compagnia di esplorazione specializzata in gas e petrolio. La sua impresa di navigazione, OSX, è la compagnia del settore privato della produzione ed esplorazione più grande del Brasile. Batista è stato un alleato ed un grande sostenitore della campagna di Lula, così come adesso è in eguali rapporti con l’attuale Presidente, Dilma Roussef.
C’è da dire che il magnate brasiliano si è impegnato duramente a ridurre l’impatto ambientale delle proprie imprese, ma con risultati estremamente scarsi. EBX è assente dall’Indice di Sostenibilità del Dow Jones. Non avendo ottenuto la licenza ambientale per la costruzione di un cantiere navale a Santa Caterina, la EBX sta cercando di ottenere l’autorizzazione per costruirlo a Rio de Janeiro.
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