Se qualcosa avesse potuto rispecchiare le immagini che riempivano le menti dei membri di Syriza mentre attendevano i risultati delle elezioni greche, fumando e bevendo caffè nero, sarebbero stati i volti di Che Guevara o Aris Velouchiotis, l’eroe della Resistenza greca durante la seconda guerra mondiale. È l’immagine che Paul Mason dà del “nocciolo duro” del partito di Alexis Tsipras, che ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni greche. «Questi sono veterani della sinistra che si aspettavano di finire i loro giorni nelle università a insegnare teorie sullo sviluppo economico, a parlare di diritti umani o di chi ha ucciso chi nella guerra civile. E invece oggi sono al governo della nazione. Eppure, sottolinea Mason, non è questo il posto dove si impara il pensiero radicale e non è questo il partito che evoca nella mente dei greci tensioni marxiste. Qui giocano tre ragioni che hanno portato a questo risultato: la crisi strategica dell’eurozona, la determinazione dell’élite greca a rimanere saldamente attaccata al sistema corrotto e un nuovo modo di pensare dei giovani. Di queste, la crisi dell’eurozona è la più facile da comprendere poiché le conseguenze possono essere lette negli assetti macroeconomici. Malgrado le previsioni di politici ed economisti preannunciassero la ripresa e la crescita, l’economia greca ha subìto un altro duro colpo in questi ultimi tempi, con crolli del 25%; la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 60%, almeno tra coloro che ancora sono rimasti in Grecia. Dunque, il collasso economico dimostra la totale miopia dell’élite politica europea. Negli scorsi quattro anni la Troika (Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca centrale europea) ha dato spettacolo…amaro: uomini ricchi e privilegiati che parlavano a vanvera senza sapere cosa andavano dicendo e facendo. Mason cita un colloquio avuto qualche tempo prima con un economista greco, secondo cui la realtà è che «l’oligarchia greca, i grandi armatori, i boss dell’energia, i grandi gruppi dell’edilizia e i club calcistici sono sempre riusciti ad evitare di pagare le tasse, dal regime di Metaxas passando per l’occupazione nazista, fino alla guerra civile e alla giunta militare». E non avevano la minima intenzione di cominciare a farlo poi, solo perché la Troika esigeva che la Grecia riequilibrasse i bilanci. «Gli oligarchi hanno trasformato la Grecia in un campo di battaglia costellato di interessi confliggenti – spiega Mason – il giornalista greco Yiannis Palaiologos ha scritto in un suo recente libro sulla crisi che “c’è una irresponsabilità pervasiva, la sensazione che nessuno debba rispondere di nulla, che nessuno possa o riesca ad agire come custode dei beni comuni”. Ma l’impatto ancora più distruttivo ce l’ha la corruzione diffusa, il fatto che nel parlamento e fuori ci sia sempre qualcuno controllato da altri. Come una soap opera, ma reale. Siccome Tsipras non deve nulla all’oligarchia, ha fatto della guerra alla corruzione e all’evasione la sua battaglia e questo è stato accolto positivamente da una grande massa di giovani». Il perché è presto detto. Pensate a quanto spesso si vedono uomini ingrigiti insieme a donne giovani; è emblematico, il potere (chi ha e conta) ha un peso e attira nella sua sfera di influenza. I giovani vengono usurpati quando l’oligarchia, la corruzione e l’élite politica uccidono la meritocrazia. Molti, guardando la Grecia da fuori, vedono un pericolo, una negatività. «Ma dietro la rinascita di una sinistra radicale sta l’emersione di nuovi e positivi valori – dice ancora Mason – che sono patrimonio di una fetta di giovani molto più ampia di quella che costituisce la base naturale di Syriza. I valori di una generazione in rete: fiducia in se stessi, creatività, la voglia di prendere la vita come un esperimento sociale, con una visione globale». Un fronte, quello dei giovani, che si fa forte anche di un’altra ampia fetta di popolazione che, insieme a loro, ne ha abbastanza di corruzione e potere nelle mani di pochi.
Insomma, la Grecia come esempio di cosa può accadere quando il capitalismo moderno fallisce. «Alcuni dicono che questa è la fine del neoliberismo – conclude Mason – Io non ne sono sicuro. Quello che invece è certo è che la Grecia ci ha mostrato come potrebbe finire».
Si ringrazia Paul Mason