di
Alessandra Profilio
19-03-2012
La carenza di vitamina D è un problema che riguarda dal 50 al 70 per cento della popolazione europea e che può aumentare il rischio di insorgenza di alcune patologie, soprattutto l'osteoporosi. Eppure, sottolineano gli esperti, basterebbero 15 minuti all'aperto tre o quattro volte alla settimana, per produrne a sufficienza.
La carenza di vitamina D è un problema che riguarda dal 50 al 70 per cento della popolazione europea e che può aumentare il rischio di insorgenza di alcune patologie, soprattutto l'osteoporosi.
A lanciare l'allarme è uno studio dell'European Menopause and Andropause Society che in particolare attribuisce il deficit di vitamina d al nostro stile di vita 'indoor' (al chiuso).
Come ha spiegato Faustino Perez-Lopez, coordinatore del gruppo di studio, la carenza di vitamina D è un problema comune, che affligge anche gli abitanti delle zone più soleggiate del sud dell'Europa.
Eppure, sottolinea l'esperto, basterebbero 15 minuti all'aperto tre o quattro volte alla settimana, quando il tempo lo permette, per produrre vitamina d a sufficienza. Infatti, circa il 90 per cento della vitamina D viene sintetizzata nella pelle, in conseguenza all'esposizione solare; il resto arriva da alimenti quali il latte, le uova e il pesce.
Lo studio descrive le implicazioni di una carenza di vitamina D facendo riferimento in particolare al rischio di insorgenza dell'osteoporosi, condizione comune nelle donne in postmenopausa che porta a fratture ossee.
Secondo gli esperti per garantire un buon livello di vitamina D le donne con meno di 70 anni dovrebbero introdurre ogni giorno 15 microgrammi di vitamina D, quelle over 70 anche 20 microgrammi, sotto forma di ergocalciferolo o colecalciferolo. Nelle donne con fattori di rischio noti per l'ipovitaminosi, come l'obesità o le sindromi da malassorbimento intestinale, dovrebbe essere aumentata l'integrazione fino a circa 100 microgrammi, dose che comunque non è pericolosa in persone sane.
D'altra parte, la carenza di vitamina D può comportare anche il peggioramento di altre malattie tra cui diabete, tumori, infezioni e patologie cardiovascolari.
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