di
Matteo Marini
21-02-2013
Nei giorni scorsi una tonnellata a mezza di catrame è stata raccolta sulle spiagge dell'isola di Favignana, nell'area marina protetta delle Isole Egadi. Il dramma dello sversamento sulle coste è una minaccia che riguarda però tutte le aree marine protette e l'intero Mediterraneo.
A parole, in questa campagna elettorale promettono tutto e il contrario di tutto, anche in tema di energia. Si parla tanto di politiche eco-sostenibili, di virare verso le energie rinnovabili, di tutelare il territorio. Poi, quotidianamente, succede tutto il contrario.
Sulla costa nord-ovest di Favignana, per esempio, tra punta Sottile e punta di Ferro (nell’area marina protetta delle Isole Egadi), a causa degli sversamenti degli idrocarburi e delle maree, diversi chilometri di riva vengono devastati da un catrame che, a detta di Francesca Ottaviani, coordinatrice delle squadre di Legambiente protezione civile “è molto solido, spiaggiato a macchia di leopardo su 5 chilometri di costa, quasi tutta a scogliera e molto frammentata”. “Su ampi tratti – continua Ottaviani - è arrivato a schizzi mentre il grosso degli accumuli è a riva e nelle pozze di scogliera. Le mareggiate hanno chiaramente ritardato il ritmo delle operazioni, che vanno condotte in maniera molto attenta e precisa per limitare il più possibile il danno e l’invasività dell’intervento”.
Tra fine gennaio e i primi di febbraio di quest’anno, i volontari di Legambiente - con l’ausilio del gruppo locale dell’Associazione vigili del fuoco in congedo - hanno rimosso, con tanto di raschietti e palette, una tonnellata e mezza di catrame. Dopo averlo rimosso manualmente, si stanno pensando altre operazioni per rimuovere eventuali residui.
Il dramma dello sversamento su queste coste, più o meno accidentale avviene, afferma Linda Guarino, Presidente del Circolo Legambiente Egadi “con una certa frequenza, mettendo in serio pericolo il delicato ambiente costiero del nostro arcipelago”. “Sono, però, tutte le aree marine protette e l'intero Mediterraneo a correre questo rischio. Per questo motivo – prosegue Guarino - ritengo che siano urgenti tanto strumenti più adeguati di prevenzione e repressione, quanto politiche energetiche che si rivolgano a modelli di sviluppo sostenibile, dove le ragioni economiche trovino un punto di equilibrio con le ragioni etiche”.
A certificare una situazione sulla quale bisogna esercitare sempre più controlli, sono anche i numeri: ogni giorno, il Mar Mediterraneo viene attraversato – in lungo e in largo – da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali di cui 300 navi cisterna, che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio. Non parliamo solo di incidenti tra imbarcazioni che possano provocare sversamenti in mare ma anche di pratiche illecite come il lavaggio delle cisterne in corso di navigazione. E’ solo una questione di controllo. Il controllo che servirebbe non solo in questo campo e che, secondo molti, latita ancora. Solo che la natura non avrà pazienza ancora per molto.
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