di
Alessandra Profilio
07-01-2011
Non si è trattato di un incidente ma vi sono delle gravi responsabilità a carico della compagnia petrolifera Bp, dell'azienda Halliburton e del gruppo Transocean, nonché, indirettamente, anche del governo Usa. La Commissione nazionale incaricata dalla Casa Bianca di indagare sull’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon individua in un rapporto le cause della catastrofe ambientale del Golfo del Messico.
A distanza di nove mesi da uno dei più grandi disastri ambientali della storia, un rapporto del governo americano individua i colpevoli dell'esplosione che il 20 aprile scorso ha provocato la morte di undici persone e la dispersione di circa 5 milioni di barili di greggio nel mare.
Non si è trattato di un 'fatale' incidente ma, al contrario, vi sono delle responsabilità gravi e ben precise. Secondo la Commissione nazionale incaricata dalla Casa Bianca di indagare sull’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, all'origine della catastrofe del Golfo del Messico vi sarebbero errori e omissioni da parte della compagnia petrolifera British Petroleum, dell'azienda di servizi Halliburton, specializzata in lavori pubblici e nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi, e del gruppo Transocean, proprietario della piattaforma.
Come si legge nel report della National Commission on the BP Deepwater Horizon Oil Spill and Offshore Drilling , il cui testo integrale verrà pubblicato l'11 gennaio, “una migliore gestione da parte di Bp, Hallibirton e Transocean avrebbe quasi certamente evitato l'esplosione”.
“La maggior parte degli errori di valutazione e delle negligenze nel caso del pozzo Macondo può essere fatta risalire ad un unico fallimento globale: un fallimento del management”, scrive la Commissione.
Preoccupate dall'esigenza di abbattere i costi e ridurre i tempi, le aziende coinvolte nel disastro non hanno messo a punto un adeguato sistema di sicurezza e non hanno prestato sufficiente attenzione ad alcuni rilevamenti sospetti.
La Bp, in particolare, è ritenuta colpevole di non aver utilizzato tecnologie per collaudare la stabilità del pozzo e di aver commesso gravi errori anche durante le operazioni di blocco della perdita.
"Considerate le mancanze di Halliburton e di Transocean, entrambe impegnate in trivellazioni offshore in tutti gli oceani del mondo, concludo con riluttanza che ci troviamo di fronte a un problema sistemico", ha dichiarato William Reilly, il co-presidente della Commissione d'inchiesta.
Tuttavia, secondo il rapporto, anche il governo Usa sarebbe indirettamente e in parte responsabile perché i tecnici del governo incaricati dei controlli “non avevano l’autorità, le risorse e l’esperienza tecnica necessarie a impedire la catastrofe”.
La commissione ha quindi criticato anche le leggi federali che regolano l'industria petrolifera negli Stati Uniti sostenendo che “un simile disastro non sarebbe mai accaduto se il governo avesse fissato delle regole e degli standard di sicurezza più stringenti”.
“Le cause dell'esplosione sono sistemiche, e in assenza di riforme nelle operazioni di trivellazione offshore e nella sorveglianza governativa simili tragedie potranno ripetersi in futuro”.
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