Abbandonati nelle campagne, i cavalli sono le vittime a quattro zampe del crac economico che ha travolto l'Irlanda dal 2008. Una crisi che colpito tutti: la disoccupazione è raddoppiata, 40mila irlandesi sono partiti per cercare fortuna altrove, il credito è andato in tilt provocando il blocco delle imprese, licenziamenti, tagli delle retribuzioni, riduzioni dei sussidi per i figli più piccoli, debitori che dichiarano la loro insolvenza.
I cavalli, abbandonati dai proprietari nelle campagne irlandesi, sono le vittime a quattro zampe del crac economico che ha travolto dalla fine del 2008 l'Isola di Smeraldo, come è poeticamente soprannominata l'Irlanda, una enorme e unica macchia verde formata da pascoli che si sposano con il turchese delle acque che la circondano.
L'Irlanda è il paese con la più alta densità equina di tutto il continente europeo. Dall'ultima statistica - risalente a cinque anni fa - emergeva che l'isola era popolata da circa trenta cavalli ogni mille abitanti. La ragione non va solo attribuita ad una serie di fattori (la conformazione geografica, il clima, la storia e le antiche tradizioni) che hanno contribuito a rendere il cavallo parte integrante del paesaggio irlandese, ma alla moda, l'unica e vera motivazione che ha reso il cavallo uno status symbol del popolo irlandese.
Nel periodo di rapida crescita economica che ebbe inizio alla fine degli anni ottanta, l'Irlanda, definita la Tigre celtica per il dinamismo del suo sviluppo economico paragonabile a quello delle Tigri asiatiche (Taiwan, Hong Kong, Singapore e Sud Corea), ha avviato la globalizzazione.
Le sue condizioni politico-economiche ideali in quegli anni hanno invogliato le principali società finanziarie internazionali e le più grandi compagnie attive a livello mondiale a sceglierla come luogo della loro sede, diventando un esempio irreprensibile per tutta l'Europa.
Ma negli ultimi decenni gli irlandesi sono stati 'consumati dal consumismo', come ha dichiarato il Presidente Mary McAleese.
L'intera popolazione non solo ha sperperato il proprio patrimonio come poche al mondo, ma proporzionalmente si è anche indebitata come poche altre. Il sogno dell'Irlanda prospera e felice si è smaterializzato facendo cadere nel baratro della disperazione tutta la popolazione.
L'elevata difficoltà economica spinge gli irlandesi a liberarsi del superfluo; tra gli 'oggetti' di cui sbarazzarsi velocemente ci sono anche i cavalli, diventati zavorra troppo pesante.
Nel periodo del boom economico, i purosangue venivano acquistati con una cifra di quattromila euro (il prezzo di un cavallo ora si aggira intorno ai cinquanta euro) come animali domestici di lusso, per darsi un certo 'tono'. Oggi i proprietari di questi nobili animali non sono più in grado di provvedere al loro sostentamento, li tengono in condizioni terribili e non si preoccupano delle loro esigenze.
"Purtroppo anche in casi di maltrattamento accertato non possiamo provvedere al sequestro degli animali perché non sappiamo più dove metterli" dichiara Sharon Newsome, responsabile dell'organizzazione IHWT (Irish Horse Welfare Trust). Sorte peggiore è riservata ai cavalli che vengono letteralmente abbandonati dai proprietari per non pagare la pratica dell'eutanasia, il cui costo si aggirerebbe intorno ai trecento euro.
Il risultato è che adesso almeno ventimila cavalli scorrazzano nelle campagne irlandesi, affamati e malati.
Solo nella discarica Dunsink, nella contea di Dublino Nord, vagano tra i rifiuti più di cento cavalli denutriti, con le criniere arruffate. Il prezzo della libertà per questi cavalli, accuditi e sfamati in una stalla sin dalla nascita e destinati all'equitazione e alle passeggiate campestri, sembrerebbe essere la morte.
Lisa Kemp, una volontaria dell'associazione DSPCA (Dublin Society for Prevention Cruelty to Animals), racconta che vicino al principale aeroporto di Dublino si è trovata di fronte a un cavallo magrissimo legato a un muro esterno di un condominio. L'animale aveva delle lesioni sul corpo e probabilmente era affetto da tigna. Intorno a lui una folla di bambini gli porgeva zollette di zucchero e spargeva aceto sulle sue ferite nel tentativo di aiutarlo.
Sempre la Kemp dichiara: "Abbandonare un cavallo è un atto d'inciviltà e di crudeltà e, purtroppo, è ancora più crudele che l'unica soluzione offerta dalle autorità per mettere fine alla sofferenza di queste povere creature sia eliminarle".
Il presidente dell'ISPCA (Irish Society for the Prevention of Cruelty of Animals), la signora Barbara Bent, sottolinea un altro aspetto da non trascurare in questa situazione di emergenza: i casi di violenza gratuita intenzionale sui cavalli abbandonati da parte della popolazione irlandese. Molte volte gli animali vengono picchiati, feriti, investiti. "Un cavallo è stato abbattuto perché aveva riportato delle lesioni gravi dopo che alcuni giovani avevano tentato di bruciarlo vivo per puro divertimento", dichiara la Bert.
La sua organizzazione è costantemente impegnata nei confronti degli animali che subiscono maltrattamenti, cavalli compresi, ma avrebbe bisogno di finanziamenti e luoghi adatti di cui al momento non dispone. Nel caso di un cavallo abbandonato, di cui non si conosce il proprietario, diventano responsabili le autorità locali o il Dipartimento dell'Ambiente, che riceve due milioni di euro dal Ministero dell'Agricoltura, della Pesca e dell'Alimentazione. Le responsabilità non dovrebbero ricadere sulle singole associazioni di volontariato che non ricevono alcun tipo di finanziamento.
Barbara Bent, infine, dichiara che il perseguimento penale per maltrattamento o crudeltà verso gli animali (il massimo della pena è di diciotto mesi e le multe sono davvero troppo basse) non è certamente il modo più efficace per convincere la gente a comprare il cibo per i propri animali.
Il DSPCA cercherà di prendersi cura di tutti i cavalli abbandonati (il costo di un cavallo da salvare denutrito e malato si aggira mediamente intorno ai tremila euro). I volontari continuano a lavorare senza sosta per sopperire a tutte le urgenze. Lo staff sta cercando di collaborare con il governo, con le comunità locali, con le scuole, affinché la popolazione venga educata per assistere gli equini, ma ha necessariamente bisogno di donazioni.
Oltre all'aspetto economico, la DSPCA fa un appello mondiale: pressare il governo con lettere e telefonate affinché anche la crisi equina venga risolta il più rapidamente possibile.