di
Carlo Carlucci
25-06-2012
“Dovunque, in gradi diversi, tutti i paesi del mondo si trovano ad affrontare realtà inedite che esigono soluzioni totalmente inedite”.
Mai titolo di rubrica (la nostra) fu più azzeccato. Prendiamo i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, quelli della Primavera Araba, la Siria, l’Italia, la Francia, la Spagna. Quelli di cui ci siamo occupati per un anno. Niente è più come prima. Via Gheddafi, Mubarak, Ben Ali, via B & B da noi con uno strano, sempre più strano governo, quello di Monti. Resiste Bersani, per quanto? Grillo e i grillini continuano a crescere. La Spagna sull’orlo del baratro dopo la Grecia, poi toccherà a noi?
Intanto il premier Monti va da per tutto e tutti sembrano contenti finalmente di incontrare una faccia onesta anche se dietro vi sono le Banche, lo spread e quant’altro. Anche in Francia Sarkozy non c’è più, è ritornato un socialista dalla faccia onesta anche lui. Tramontata anche la repubblica fondata sul gioco del calcio, la nazionale appare giù di tono, non entusiasma, anzi. Ma che succede?
Il Fatto Quotidiano, che pure dei meriti li ha, è inguardabile, ma non perché racconti frottole, ma perché non se ne può veramente più di scandali, di inciuci, di mazzette che sono oramai di ordinaria amministrazione, una vera e propria pestilenza di ordinaria amministrazione. Al punto di chiedersi: ma siamo diventati veramente così? E gli altri quotidiani chi li compra? Aveva fiuto Minzolini nel traformare il TG1 in un emporio di notizie curiose, di fatterelli e basta. La politica? Ma dopo Scaiola, le Bande Bassotti di B & B, ma poi ci sono i Bassotti del Pd e non si finisce più.
E gli italiani, quelli che cercano di tirare a campare, in una condizione sempre più difficile e precaria? Orfani di qualsiasi ideologia. Questi italiani che imparano finalmente ad aprire i ‘loro’ occhi, costretti ad aprire quelli e non più il giornale o peggio ancora la tele? Gli italiani ‘popolo viola’, ‘popolo dell’acqua’, minoranze non più sparute ma che vanno crescendo. E dobbiamo ancora toccare il fondo probabilmente. E dopo, che cosa succederà?
E poi dovunque, in gradi diversi, tutti i paesi del mondo si trovano ad affrontare realtà inedite che esigono soluzioni totalmente inedite. E forse, proprio da queste soluzioni scaturiranno, anzi sortiranno le leve per farci uscire dai tanti cul-de-sac in cui ci siamo cacciati. Dobbiamo pur sperare in un cambiamento radicale.
Il massacro della nostra unicità: il paesaggio. La bellezza e unicità del nostro ex Bel Paese, il suo paesaggio così vario, mutevole, quella sua cultura dell’abitare in città che, come ha scritto Salvatore Settis, furono per secoli il modello d’Europa per l’armonioso innestarsi di ogni nuovo edificio sul robusto, mirabile tessuto antico, tutto questo ineluttabilmente, inesorabilmente va scomparendo.
La SAU (superficie agricola utilizzata) in Italia si è ridotta, tra il 1990 e il 2005, di 3 milioni e 663 mila ettari, un’area come Lazio e Abruzzo. E cioè in soli 15 anni, senza l’ombra di una pianificazione, abbiamo degradato il 17% del nostro suolo agricolo. In Liguria la contrazione del suolo agricolo è stata del 45%.
La Toscana del Pd, già richiamo del turismo internazionale, col 17,70% di territorio agricolo sottratto supera il vituperato Veneto. Nel dossier Wwf dal 1956 la superficie urbanizzata è aumentata del 500%. Ma tutte queste cose si percepiscono ad occhio nudo, ovunque. La Toscana che in certo modo ha resistito più delle altre regioni ora è in procinto di arrendersi. La Maremma sembra diventare l’ultima frontiera per le ricerche geotermiche che si estendono dall’Amiata al mare e di nuovo dall’Amiata fin verso Siena. Ma che sta succedendo?
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