“C’è un modo di portare i vestiti che accompagna la giovinezza, una bontà dei pieni e dei vuoti, dell’imperfetta perfezione che si manifesta in ogni sincera ricerca, in ogni goffo, millimetrico tentativo di raggiungere il bene supremo”.
C’è questo lieve senso di distrazione che si associa alla giovinezza, come una dimenticanza, la sventura di aver perso un oggetto, un dettaglio, una coincidenza e la ventura di non saperlo, di continuare a dimenticarlo. E poi ci sono persone che si abituano a vivere in modo distratto, simulando inappartenenza alla realtà, ai fatti, agli altri.
Magari camminano sulle strisce col semaforo rosso, lasciano il carrello in mezzo al reparto o le chiavi all’interno della porta, l’interruttore acceso per due giorni o un amico senza la prima telefonata di buon compleanno.
C’è questo fremore della giovinezza di pensare liberamente, discutere con passione e distacco sufficiente dei temi più complessi: fumare mentre se ne parla, poi smettere di mangiare e ritrovarsi perplessi tutta la sera, e il cattivo umore non finisce nemmeno con una notte di dolcezza. E ci sono persone che provano ad accendersi mentre discutono anche se non hanno molto da dire, perciò decidono di accendere una sigaretta e si mettono a braccia conserte, a gambe incrociate, dichiarano che cosa importa, che cosa comporta, cosa non si è tenuto nel giusto conto, a cosa non si è dato abbastanza peso.
C’è una pigrizia nella giovinezza che fa dormire fino a tardi, che fa dormire anche di pomeriggio, che fa dormire con le braccia stese in alto e il corpo aperto sul letto finché qualcuno insistendo interrompe di forza l’abbandono. E ci sono persone che se ne vanno per il mondo e le giornate sempre stanche, con sbadigli più frequenti dei respiri e lo sguardo indolente, passando i fine settimana nel pigiama, dal letto al divano, in cerca della pace e del riposo, e di risolvere il problema che da anni le tormenta.
C’è un modo di portare i vestiti che accompagna la giovinezza, una bontà dei pieni e dei vuoti, dell’imperfetta perfezione che si manifesta in ogni sincera ricerca, in ogni goffo, millimetrico tentativo di raggiungere il bene supremo. E ci sono persone che indossano strane magliette e abiti approssimativi in modo invadente, con una sciatteria organizzata che non somiglia a nessuna idea di sovrumana bellezza.
Una volta ho visto una fotografia: c’era una ragazza pronta ad esplodere, i capelli d’oro, le gambe ancora un po’ grosse, la faccia triste che non voleva mettersi in posa. Non lo sapeva nemmeno di poter fare tanto, di volere qualcosa. Forse pensava solo di uscire fino a tardi e vedere che gente ci fosse in giro e poi rintanarsi nel posto più lontano dalla gente che aveva visto. Aprire il libro e leggere un paio di poesie di quel tipo che non sembrava uno scemo. Era nella luce del pomeriggio estivo, in una strada deserta. E mi è sembrato essere lei la giovinezza.
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