L’omeopatia non è una medicina o un’alternativa alla medicina, ma è una delle possibili terapie che il medico può utilizzare nella pratica quotidiana.
“La medicina è una sola e ogni terapia tende a integrarne un’altra o molte altre. Non esistono terapie esclusive”: è quello che sostiene Christian Boiron nel suo libro “Il futuro dell’omeopatia”, di cui riportiamo un estratto.
La medicina è una sola
L’omeopatia non è un’“altra medicina”: la medicina è una sola. Un’unica medicina che si basa su competenze acquisite, protette, insegnate all’università. Una sola medicina che conferisce al “dottore” un ampio potere e una responsabilità altrettanto grande e che, di conseguenza, è disciplinata da una deontologia e richiede una profonda e delicata riflessione etica. Una sola medicina la cui pratica è caratterizzata da tre tappe indispensabili, che implicano una competenza specifica: la diagnosi (quale malattia presenta il paziente?), la prognosi (qual è la probabile evoluzione della sua malattia?) e la terapia, troppo di frequente assimilata all’atto medico nel suo complesso. Per questo motivo a volte si fa confusione fra medicina e terapia e si parla, per esempio, di medicina a proposito dell’omeopatia. Ma la medicina, per essere completa, deve tassativamente basarsi sulla triplice competenza: diagnosi, prognosi e terapia. È tale competenza che fa di un medico un bravo medico, sempre in grado di adattare il trattamento al singolo individuo, nel quadro della malattia da cui è affetto. Non si deve confondere la medicina con la terapia, così come non si devono confondere i medicinali con i rimedi. La medicina è una professione, una corporazione che garantisce ai pazienti che vi fanno ricorso una competenza e un’etica. Le terapie sono innumerevoli, dalla più semplice alla più sofisticata, dalla più esoterica alla più scientifica. Anche i rimedi sono innumerevoli.
Solo i medicinali, però, sono approvati dagli organismi ministeriali incaricati di verificarne la serietà e la sicurezza d’uso e ricevono, quindi, la famosa AIC (autorizzazione all’immissione in commercio). Il termine omeopatia designa in realtà una determinata categoria di medicinali, dotati di caratteristiche specifiche. L’omeopatia è una terapia, il più delle volte prescritta da medici o altri operatori sanitari, e corrisponde a medicinali codificati dalla normativa internazionale. Non si può parlare in proposito di medicina parallela o non convenzionale.
Il medico deve poter utilizzare tutti i registri terapeutici
L’omeopatia non è neppure una medicina complementare, tranne nel caso in cui “medicina” significhi terapia e “complementare” si applichi all’insieme delle terapie. Ogni terapia, infatti, tende a integrarne un’altra o molte altre. Non esistono terapie esclusive. In realtà il medico propone al malato una vera e propria “strategia terapeutica” che può comprendere diverse terapie: consigli alimentari, igiene fisica e psichica, antibiotici, analgesici, lieviti o anche, perché no, uno o più medicinali omeopatici. Che cos’è complementare in una simile prescrizione? Purché siano selezionate e associate con competenza, coerenza e rigore, tutte queste procedure terapeutiche svolgono un proprio ruolo nella guarigione. Non esistono medicinali grandi e piccoli, e nemmeno terapie grandi o piccole. Tutto dipende dalle patologie prese in considerazione. L’omeopatia, inoltre, non è nemmeno una medicina alternativa, poiché non è un’alternativa alla medicina. La vocazione del medicinale omeopatico non è quella di essere un’alternativa a tutti gli altri tipi di trattamento; merita il proprio posto fra gli altri mezzi terapeutici, ma niente di più. Ho potuto constatare di persona l’efficacia e i limiti sia degli antibiotici sia dei medicinali omeopatici. Su me stesso o sui miei figli. Ho la fortuna di avere cinque figli e conosco l’angoscia dei genitori di fronte a una febbre ribelle. Per quanto mi fidi dei trattamenti omeopatici, quando la febbre persiste ero e sono tuttora il primo a esigere un trattamento “pesante”. D’altronde, è chiaro che non voglio assolutamente che i miei figli risentano di una qualsiasi presa di posizione dogmatica. Attenzione, però: l’apertura mentale deve valere in entrambe le direzioni! A volte mi sono trovato di fronte all’inefficacia degli antibiotici, degli ansiolitici o di altri medicinali allopatici considerati imbattibili e anche in questo caso sono il primo a esigere altri trattamenti, per esempio l’omeopatia. Il medico deve poter utilizzare tutti i registri terapeutici. In medicina non c’è posto per i settarismi, i partiti presi, l’esclusività. Contano soltanto il malato, l’esperienza del medico e la sua competenza. A volte, addirittura, questi deve passare il testimone a un collega, se ritiene che sia nell’interesse del paziente. Capita per esempio che un otorinolaringoiatra affidi il proprio paziente a un medico di base omeopata per un trattamento di fondo in caso di sinusite cronica, rinofaringite o otite recidivante, e viceversa, se l’omeopata è convinto che la propria competenza di medico di base sia insufficiente a formulare la diagnosi e/o a ottimizzare il trattamento del proprio paziente. Siamo nell’ambito della pratica quotidiana della medicina, in cui l’umiltà e il servizio al malato inducono il medico a farsi da parte quando necessario.