di
Alessandra Profilio
03-02-2011
Il Consiglio dei Ministri Ue ha espresso parere favorevole all'importazione e al consumo di prodotti alimentari ottenuti da animali clonati e dalla loro progenie. Gli europarlamentari, al contrario, si oppongono e chiedono alla Commissione di presentare una proposta di regolamento.
È giusto che la carne clonata finisca nei piatti dei cittadini? Il dibattito è servito sul tavolo dell'Unione Europea a cui siedono il Consiglio dei Ministri Ue, da un lato, e il Parlamento Europeo, dall'altro. Se il Consiglio ha infatti espresso parere favorevole all'importazione e al consumo di prodotti alimentari ottenuti da animali clonati e dalla loro progenie, gli europarlamentari si oppongono e chiedono alla Commissione di presentare una proposta di regolamento.
In base alla procedura di conciliazione legislativa, se entro il 29 marzo il Parlamento e il Consiglio non troveranno un accordo, si dovrà ripartire da capo per la definizione di un nuovo regolamento in materia di clonazione animale per fini alimentari.
Nella schiera dei Paesi europei favorevoli vi è la Gran Bretagna, confortata dal parere della Fsa riguardo gli alimenti provenienti da animali clonati. La Food Standards Agency (Fsa) - ente che controlla gli standard degli alimenti in circolazione sul mercato britannico - ha infatti recentemente dichiarato che non esiste nessuna differenza tra il cibo derivante dal bestiame tradizionale e quello che proviene da bovini manipolati geneticamente.
Non la pensa così Gianni Pittella, primo vice-presidente del Parlamento europeo e responsabile di questo negoziato, il quale ha perentoriamente affermato: “non vogliamo latte e carni degli animali clonati sulle nostre tavole”.
Pittella ha spiegato che quello della clonazione a fini alimentari costituisce il principale nodo politico da sciogliere e ha annunciato che, al fine di fare chiarezza, l'Europarlamento continuerà a chiedere un quadro legislativo vincolante in grado di coprire tutti i principali aspetti relativi alla clonazione. “Fino a quando questo quadro di norme non sarà in vigore – ha aggiunto - riteniamo necessario prevedere una moratoria nei confronti di tutti i cibi derivanti da animali clonati e dalla loro discendenza”.
Il primo vice-presidente del Parlamento Europeo ha poi sottolineato che le scelte riguardanti la salute dei cittadini non possono essere influenzate dagli interessi economici e dalle relazioni commerciali con i principali Paesi d'oltreoceano, Stati Uniti e Paesi latinoamericani, dove la clonazione a fini alimentari è prassi corrente. Al contrario, aggiunge Pittella, “un buon segnale” è rappresentato dal fatto che Italia e Francia sembrano propense a schierarsi contro l'ingresso di animali clonati nel mercato.
A sottolineare un aspetto fondamentale della questione è stata la Beuc, Associazione europea dei consumatori, che ha ricordato come la maggior parte dei consumatori europei non voglia che prodotti clonati vengano utilizzati per la produzione di cibi. L'84% dei cittadini europei è infatti preoccupato per gli effetti a lungo termine sulla salute e sulla sicurezza.
Considerate le incertezze scientifiche a riguardo, il Beuc chiede ai negoziatori che la proposta della Commissione di una sospensione di 5 anni della clonazione animale a scopi alimentari venga estesa fino a quando il gap di conoscenza sia colmato e venga garantita al consumatore la libera scelta.
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