di
Olivier Turquet
01-06-2012
In Italia un sisma di magnitudo inferiore a 6 gradi della scala Richter è capace di seminare morte e distruzione, come dimostra la drammatica situazione in cui si trova l'Emilia. È lo stesso anche nelle altre parti del mondo? Olivier Turquet lo ha chiesto alla direttrice di Pressenza Pia Figueroa, che, come tutti i cileni, convive con i terremoti sin dall'infanzia.
Pia, tu hai vissuto anche un periodo della tua vita in Italia e quindi sei in grado di fare paragoni: qual è la più sensibile differenza tra l'Italia e il Cile su questo tema?
Forse il Cile è più traumatizzato, più addolorato dai terremoti che lo hanno colpito. Negli anni '60 abbiamo avuto il più grande terremoto che abbia mai colpito un posto sul nostro pianeta, di grado 9,5 e di durata di 3 e passa minuti. Ovviamente tutto è crollato. Ma da allora in poi si sono incominciate a prendere misure.
Sono state fatte leggi e regolamenti che obbligano a costruire in maniere anti-sismiche, con materiali flessibili e norme ben precise. Il terremoto del 2010 ha visto crollare solo le costruzioni mal fatte oppure quelle troppo vecchie e pur essendo un terremoto di grado 8,8, i danni sono stati piccoli.
Cosa succede mediamente in Cile quando avviene un terremoto di grado 6 della scala Richter; che tipo di danni a cose e persone?
Come dicevo, in Cile oggi non ci sono danni con un terremoto di grado 6. Ma bisogna considerare che non ci sono case antiche, non ci sono chiese, palazzi, monumenti che abbiano più di 200 anni. Tutto il paese è di fattura recente, mentre l'Italia è appunto uno dei luoghi dove si trovano più palazzi antichi in buone condizioni, forse di più che in nessun altro posto al mondo. Quello che stupisce qua da noi è che siano cascate costruzioni nuove e che i principali morti siano stati nei capannoni industriali che, ovviamente, debbono essere costruiti con criteri moderni.
Cosa succede a livello di costruzione e controlli sulle strutture anti-sisma?
In Cile non è possibile costruire senza rispettare tutte le norme anti-sisma, e si costruisce propio tanto. Le norme sono state ben fatte, i regolamenti anche e vengono rispettati. Si costruisce bene. In una zona sismica come il Cile o il Giappone o l'Italia si deve fare così; non è un discorso politico è un discorso elementare. In Italia si capisce che possano cascare le costruzioni antiche, che comunque pare abbiano resistito a parecchi terremoti ma non quelle moderne.
Esiste una mentalità differente, diffusa, sul tema terremoto da voi?
Il terremoto per noi è quasi come l'acqua per il pesce... Abbiamo sempre qualche movimento di terra. D'altronde, la Terra si muove ovunque, gira su se stessa, gira intorno al Sole, non è mai quieta... se c`è qualcosa di cui forse noi cileni abbiamo coscienza è dei movimenti della Terra che, come una nave in transito, non si ferma mai.
Cosa rappresenta il terremoto nell'immaginario collettivo di un cileno?
Noi esseri umani siamo determinati da tante cose: dal tempo, dallo spazio, dalla nascita, dalla morte... ci troviamo tra condizionamenti e la nostra libertà è solo una provvisoria libertà tra condizioni. Il terremoto è un altro determinismo. Forma parte della realtà non controllata dall'essere umano e che condiziona il nostro modo di vivere. Il terremoto è sempre lì, nel campo del possibile. Può succedere oggi, adesso, domani, stasera, stanotte... Il terremoto, come la morte, non avverte. Solo arriva. Bisogna dunque essere sempre pronti.
Cosa suggeriresti alle autorità italiane in termini di prevenzione?
Credo il più difficile per l'Italia sia la prevenzione per le costruzioni antiche, e quando dico antiche mi riferisco a tutte quelle fatte prima delle norme antisismiche.
D'altra parte, lo spirito italiano che da lontano noi percepiamo, uno spirito solidale, affettuoso, emotivo, che scatta di fronte ai terremoti, ci sembra parte di un modo di essere molto latino, molto rispettabile. A me particolarmente piace di più una condotta sociale che si mette nei panni di chi ha perso la casa, di chi è stato colpito dalla tragedia, più di quei paesi dove questo non succede, dove non si dà magari importanza ai disastri umani che ci sono sempre dietro ai terremoti.
Articolo di Olivier Turquet tratto da Pressenza