di
Laura Pavesi
15-09-2011
È allarme inquinamento in Cina a causa dell’impennata nelle vendite di SUV e auto di lusso di grossa cilindrata. Tutto ciò a dispetto dei piani governativi per favorire la diffusione di veicoli elettrici e ibridi e limitare i gas a effetto serra, il traffico e, soprattutto, la crescente dipendenza del paese dalle importazioni di petrolio.
Nonostante i piani governativi per favorire la diffusione di auto elettriche e ibride e cercare di limitare l’emissione di gas effetto serra, lo smog e il traffico congestionante delle metropoli, i nuovi ricchi cinesi amano acquistare SUV e auto di lusso di grossa cilindrata. Secondo la China Association of Automobile Manufactures (CAAM) nel 2010 sono stati venduti circa 1.330.000 SUV, con un aumento del 101% rispetto all’anno precedente.
Lo stesso trend positivo si registra nella vendita di auto di lusso di grossa cilindrata, tanto che alcune case produttrici hanno battuto tutti record di vendite e profitti dall’anno della loro fondazione ad oggi. Oltre ai nuovi ricchi, sono grandi estimatori dei SUV di lusso i dirigenti del partito comunista e le aziende, che li esibiscono quali prestigiosi 'biglietti da visita'. I più venduti sono i SUV della fascia alta del mercato, che da listino arrivano a costare 250.000 euro l’uno. E anche per coloro che non possono permettersi un SUV di importazione esistono numerose alternative 'made in China' a prezzi più accessibili. Questa tendenza sembra destinata ad aumentare: stando alle previsioni, le vendite di SUV dovrebbero raggiungere 1.500.000 esemplari entro la fine del 2011.
Si calcola che in Cina attualmente circolino oltre 90 milioni di veicoli e se ne producano in media 100.000 al giorno. I veicoli venduti ogni anno sono passati dai 2 milioni di esemplari dell’anno 2000 ai 18 milioni del 2010. Tra il 2009 e il 2010 si è registrata una crescita esponenziale delle vendite, quando il governo, per stimolare l’economia in tempo di crisi, ha ridotto le tasse sulla compravendita di veicoli e introdotto incentivi destinati alle famiglie e ai residenti in zone rurali per l’acquisto di un’auto tradizionale, cioè non ibrida o elettrica.
La vendita incontrollata di auto ha provocato l’aumento delle emissioni di gas effetto serra e dell’inquinamento atmosferico, l’incremento dei pesanti ingorghi nelle metropoli e degli incidenti stradali (che sono la prima causa di cure riabilitative in Cina), nonché la crescente dipendenza del paese dalle importazioni di petrolio. A tutto ciò si aggiunge il fatto che, in molte aree urbanizzate, mancano terreni per ulteriori parcheggi e per l’ampliamento o l’eventuale costruzione di nuove strade.
Di fronte ad una tale emergenza ambientale e metropolitana, il governo cinese è già corso ai ripari adottando misure restrittive per il rilascio delle patenti di guida e predisponendo incentivi anche per l’acquisto di un’auto ibrida o elettrica. Ma, a dispetto degli apprezzabili incentivi, i consumatori cinesi preferiscono di gran lunga i veicoli tradizionali, ma inquinanti, che sono considerati molto più affidabili e sicuri.
Nel 2010, ad esempio, gli incentivi in favore delle auto 'verdi' (circa 7.700 dollari per i veicoli elettrici e 9.400 dollari per quelli ibridi) sono stati letteralmente ignorati: la Toyota Prius l’auto ibrida più diffusa al mondo, nel 2010 ha venduto in Cina un solo esemplare, contro le 200 unità del 2009. Mentre la BYD, produttore cinese di veicoli elettrici (sostenuto sia dal governo che dal magnate americano Warren Buffet) è stato costretto a revisionare i propri obiettivi di produzione e di vendita.
Lo stesso governo cinese, che all’inizio del 2011 aveva fissato come obiettivo strategico la produzione e la vendita di 1 milione di auto elettriche e ibride entro il 2015, ha dovuto rivedere sia le politiche del settore automotive, sia l’impegno a sostenere - con 15 miliardi di dollari - l’industria dei veicoli elettrici per i prossimi dieci anni. Contemporaneamente, la municipalità di Pechino, il più grande mercato automobilistico interno, ha imposto limiti severi al numero di auto che possono essere immatricolate ogni mese (seguendo l’esempio di Shanghai, che li ha introdotti sin dal 1994 a causa delle vie strette presenti nel centro storico).
Secondo gli esperti, però, le misure per arginare l’inquinamento in Cina devono essere ancora più restrittive, come è stato sottolineato al 2011 International Forum on Chinese Automotive Industry Development (IFCAID), tenutosi ai primi di settembre a Tianjin, metropoli con quasi 13 milioni di abitanti, non distante da Pechino. Durante il Forum, che si è svolto nell’avveniristico quartiere di TEDA (Tianjin Economic-Technolgy Area), i funzionari cinesi hanno spiegato che nel 2011 le vendite totali di autoveicoli hanno già subito una contrazione, poiché gli incentivi statali per l’acquisto di veicoli tradizionali (non ibridi o elettrici) sono scaduti all'inizio dell’anno.
Inoltre, hanno raccomandato al governo di non ripristinarli e di estendere le limitazioni all’immatricolazione di nuovi veicoli a tutte le metropoli del paese. Jiang Kejun, ricercatore e direttore dell’Energy Research Institute, agenzia cinese per la programmazione economica, ha dichiarato: “Il governo deve assumere un ruolo guida nella gestione della crescita esponenziale del settore auto”. Mentre Lu Shize, direttore del Department of Pollution Control (Ufficio che controlla i livelli di inquinamento) presso il Ministry of Environmental Protection (Ministero della Protezione Ambientale) ha sottolineato che “per incrementare lo sviluppo dell'industria automobilistica, non dovremmo cercare di vendere più veicoli, ma migliorare le unità vendute” ed ha auspicato che il governo imponga rigorosi standard di risparmio carburante entro il 2015.
A dispetto delle forti pressioni delle case automobilistiche per il rinnovo degli incentivi, il governo cinese sembra propenso a contenere la vendita di veicoli inquinanti e continuare ad incentivare i veicoli 'verdi'. Tuttavia, i trend del mercato dell’auto sembrano andare in direzione diametralmente opposta: la limitazione alle auto di nuova immatricolazione fa sì che chi ha la fortuna di vincere il 'toto-targa', comperi l’auto tradizionale più affidabile, più grande e più lussuosa che può permettersi. Di questo passo l’impatto ambientale dei SUV sarà sempre più devastante e i problemi di inquinamento, smog e traffico sempre più urgenti. Ma, almeno per il momento, i cinesi sembrano più desiderosi di ostentare la propria ricchezza che consapevoli degli impatti ambientali.