di
Alessandra Profilio
08-03-2013
Nei cinghiali della Valsesia, in provincia di Vercelli, sono state rinvenute tracce di Cesio 137 ben oltre la soglia prevista dai regolamenti in caso di incidente nucleare. Al momento tra le ipotesi più immediate quella secondo cui il Cesio 137 potrebbe essere stato rilasciato in seguito all'incidente nella centrale nucleare di Chernobyl del 1986.
A pochi giorni dal secondo anniversario del disastro di Fukushima, un'inquietante scoperta avvenuta in Italia riaccende i timori sui pericoli legati al nucleare.
Nei cinghiali della Valsesia, in provincia di Vercelli, sono state rinvenute tracce di Cesio 137 ben oltre la soglia prevista dai regolamenti in caso di incidente nucleare. Il Cesio 137 è stato rilevato in alcuni campioni che erano stati prelevati per una indagine su malattie parassitarie.
I ministeri della Salute e dell'Ambiente hanno subito attivato i carabinieri del Nas e del Noe, mentre la Regione Piemonte ha disposto ulteriori approfondimenti ambientali e sugli animali.
A far scattare l'allarme è stato il test di screening per la ricerca del Cesio 137 previsto da una Raccomandazione della Commissione Europea su alcuni capi abbattuti nel comprensorio alpino Valsesia tra il 2012 e il 2013. I risultati hanno evidenziato infatti la presenza di un numero consistente di campioni con livelli di Cesio 137 superiori a 600 Bq/Kg (Becquerel per Kilo, unita' di misura per il cesio 137): quanto basta per attivare la procedura d'emergenza, che oltre a nuovi prelievi e campionamenti prevede tra l'altro il monitoraggio dell'area per tentare di individuare la fonte dell'inquinamento.
“Il cesio 137 è un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato da siti nucleari”, ha spiegato la responsabile dell'Istituto di Radioprotezione dell'Enea, Elena Fantuzzi.
Al momento tra le ipotesi più immediate quella secondo cui il Cesio 137 potrebbe essere stato rilasciato in seguito all'incidente nella centrale nucleare di Chernobyl del 1986. Bisogna considerare anche i siti nucleari nella zona, fra i quali la centrale di Trino Vercellese smantellata nel 1987 e il sito sperimentale dell'Enea, a Saluggia. Pare non sia stata esclusa neanche la pista dei rifiuti tossici.
Non ci sono però dubbi secondo Legambiente. “Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl”, ha affermato Gian Piero Godio, di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta, esperto in questioni nucleari. “Altre spiegazioni - sostiene - non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva. La causa più probabile del contagio sono le sostanze emesse in seguito all'incidente nucleare dell'86. Anche se i livelli di Cesio 137 riscontrati negli animali abbattuti mi sembrano quasi inverosimili”.
L'ipotesi Chernobyl è concreta anche secondo Maria Caramelli, direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. "Abbiamo ricevuto i dati tre settimane fa - spiega Caramelli all'ANSA - ma sono talmente sorprendenti che, prima di renderli noti, abbiamo preferito effettuare ulteriori verifiche”. “Il Cesio 137 - prosegue - è tipico delle emissioni nucleari. Dai dati in nostro possesso è possibile che la contaminazione sia dovuta all'incidente di Chernobyl”.
“Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al piu' presto chiarezza sulle fonti di contaminazioni in un Paese come l'Italia che ha fatto la scelta di non avvalersi del nucleare a differenza di quanto accade nei Paesi confinanti”. È quanto afferma in una nota Coldiretti in riferimento alle tracce di materiale radioattivo, cesio 137, riscontrate nella lingua e nel diaframma di 27 cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia, in provincia di Vercelli.
Coldiretti ricorda che, sulla base di un'elaborazione dei dati di Eurobarometro, “il disastro nucleare di Fukushima in Giappone ha aumentato al sensibilità a livello nazionale dove per un italiano su quattro (24%) la contaminazione dell'ambiente e' il pericolo più temuto”.
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