di
Andrea Degl'Innocenti
15-03-2013
Tracce di benzina confermano che l'incendio divampato alla Città della Scienza di Napoli è stato provocato intenzionalmente. La pista più seguita resta quella dei clan camorristici, che avrebbero interessi negli appalti per la ricostruzione. Ma gli inquirenti non escludono una pista "interna" legata alle assicurazioni ed una pista eversiva.
Le tracce di benzina rilevate dai detective su ben sei oggetti e in quattro diverse zone del Museo della Scienza di Napoli hanno tacciato anche gli ultimi dubbi: si è trattato di incendio doloso. D’altronde lo si era intuito fin da subito che le fiamme divampate nella notte fra il 4 ed il 5 marzo non potevano essere di origine naturale: troppo estese, rapide, micidiali. L’incendio si è propagato ad una velocità micidiale e all’arivo dei vigili del fuoco, dopo soli sei minuti dal primo allarme, erano già avanzate di oltre cento metri: un lavoro da professionisti.
Restano da capire il movente ed i colpevoli. Perché l’ attacco alla Città della Scienza è innanzitutto un attacco ad un simbolo della città di Napoli. Un simbolo di modernità ed emancipazione, di cambiamento. E non è un caso, c’è da scommetterci, che sia arrivato a pochi giorni dalle elezioni politiche che hanno restituito l’immagine di un paese scisso fra forze che spingono per il cambiamento ed altre arroccate in difesa dello status quo. Che sia, il rogo alla Città della Scienza, un ammonimento per far intendere che in Italia – e a Napoli - non si può e non si deve cambiare? Che non si possono portare avanti progetti innovativi?
E chi aveva interesse ad appiccare il fuoco? Il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ed il pm del pool anticamorra Michele Del Prete non escludono per adesso nessuna ipotesi. Tre le piste principali: camorra, eversione, assicurazioni. La prima, quella più consistente, conduce ai clan camorristici. Su twitter, poche ore dopo il disastro, De Magistris aveva scritto “Napoli è sotto attacco” e Roberto Saviano aveva prontamente commentato “sono stati i clan”. L’ipotesi che ci sia la mano della camorra dietro all’incendio è la prima a balzare alla mente, e finora la più battuta dai magistrati. Il ragionamento è il seguente: un atto così eclatante e ben organizzato in una zona a così alta penetrazione mafiosa difficilmente potrebbe essersi svolto senza l’organizzazione -o perlomeno il benestare- dei clan.
Il movente, in questo caso, potrebbe essere legato agli appalti. Avere la certezza di entrare nella ricostruzione, dunque avere uno sbocco importante per il riciclaggio di denaro ed una fonte di guadagno consistente. D’altronde, come ha più volte affermato Saviano, “Da sempre i clan vorrebbero edificare a Bagnoli: le fiamme a Città della scienza sono il fallimento di una Napoli diversa”.
Tuttavia le indagini sono ancora agli inizi e nulla si può escludere: concentrarsi esclusivamente sulla pista mafiosa potrebbe essere controproducente, come ha fatto intendere il questore di Napoli Luigi Merolla: “Dobbiamo mettere sempre in evidenza l’aspetto delle organizzazioni criminali organizzate come significativamente incisive sulla vita della nostra città, ma allo stesso tempo non possiamo farne un paravento per qualunque cosa accada, o spiegare tutto solo ed esclusivamente in questa chiave, perché l’illegalità non consiste solo nella loro attività ma anche in tante altre manifestazioni, che possono caratterizzare larghe fasce della nostra società. Vanno quindi prese tutte attentamente in esame ogni qualvolta ci sono accadimenti che possono essere letti in più modi”.
Dunque spazio alle altre piste, che pur non escludono la prima. Quella interna in primis, legata ad eventuali contratti assicurativi. Per Vittorio Silvestrini, fondatore e presidente del polo culturale, si tratta di “pura fantasia”, ma gli inquirenti sembrano intenzionati ad indagare fino in fodno. Infine la pista eversiva, seppur considerata meno probabile; l’idea cioè che si sia trattato di un atto sovversivo.
Insomma, la soluzione è ancora lungi dal delinearsi. Ciò che è certo è che si è trattato di un piano escogitato fin nei minimi dettagli. E gli investigatori sospettano persino che ci sia un legame con il crollo di un edificio nel quartiere di Chiaia, che poche ore prima aveva impegnato a lungo molti vigili del fuoco e poliziotti.