Da Simone Perotti ai coniugi Albeggiani, è uno degli argomenti che, volenti o nolenti, torna sulle nostre colonne: la barca a vela come mezzo e il viaggio come fine per raccontare qualcosa e farsi portavoce di un nobile progetto. Oggi raccontiamo di Integrazione Clandestina, un’idea di intensa e profonda navigazione a vela lungo il Mediterraneo ed insieme un’esperienza interculturale di incontro tra due differenti modi di concepire il mondo. L’obiettivo è quello di unire scrittori e illustratori provenienti dalle due sponde del Mediterraneo attraverso il legame del viaggio, chiamandoli a vivere e a raccontare attraverso il proprio mezzo espressivo, le difficoltà, le paure e il graduale disvelamento dell’altro da se, che nella stretta e lenta convivenza obbligata del mare si fa necessariamente prossimo.
Le ragioni alla base di Integrazione Clandestina partono da lontano. «Qualche anno fa, nel 2010 leggiamo sul sito – alcuni di noi vissero un’esperienza di attivismo a Castel Volturno (Caserta), località tristemente famosa come il sotto tappeto dove l’Italia nasconde l’esercito di riserva dell’immigrazione “clandestina”. Come collettivo di attivisti, vista la devastante situazione umana che vedevamo vivere a tante persone private della loro dignità e del loro diritto ad esistere, ci interrogammo su quale poteva essere il modo più utile di dare il nostro contributo. Dopo qualche mese di riflessione pensammo che un modo intelligente di sensibilizzare l’opinione pubblica sarebbe stato quello di affrontare pubblicamente il tema dei centri di espulsione». Nasce così un documentario, che inizia a girare per i circuiti sociali. Ma, nonostante lo stupore e lo sdegno prodotto, la situazione non cambia. Tutto rimane così, fermo e immobile. «Questa impossibilità di incidere, di poter partecipare davvero alla costruzione di un posto migliore, ebbe su alcuni di noi un effetto devastante. […] Ecco, l’idea di Integrazione Clandestina, nasce proprio in questa condizione esistenziale. Lontano dall’idea delle grandi campagne, lontano dall’idea giovanile di poter cambiare il mondo con un colpo di spugna. Un progetto che nel suo piccolo, lo spazio angusto di una barca, affrontasse il problema dell’alterità alla sua radice, l’esigenza di confronto».
Un unico viaggio, silenzioso e clandestino appunto, l’integrazione vissuta lungo i luoghi simbolo dell’immigrazione: 1300 miglia, da Siviglia, porto delle prime migrazioni massive del ‘500, a Mazara del Vallo, in Sicilia, località tristemente famosa per le morti in mare e cimitero delle cosiddette “imbarcazioni” utilizzate per le migrazioni di fortuna. La prerogativa centrale di Integrazione Clandestina è quella di proporre un approccio innovativo di costruzione transculturale, attraverso l’utilizzo di mezzi creativi potenti ed evocativi quali sono la scrittura e l’illustrazione e trattando l’espressione artistico-letteraria, non nei termini di un prodotto, ma valorizzandone il processo ed il suo potenziale dialogico e innovativo. L’esperienza artistica proposta durante il viaggio sarà quella di una “scrittura a più mani”, la costruzione di un linguaggio inedito che sorge dall’esperienza dell’incontro e che nella durezza, come quella dettata dalla vita di bordo, trova la sua massima possibilità.
http://www.clandestineintegration.org/?lang=it