La Nestlè non è l’unica multinazionale ad avere intrapreso questa strada. Anche Hershey lo ha annunciato; secondo Luke J.W. Haffenden della canadese Novotaste è solo la punta dell’iceberg. Parlando con il giornalista e blogger Ari LeVaux, che scrive per Alternet e tiene il blog Flash in the Pan, Haffenden avrebbe detto: «Nel settore dell’industria alimentare negli ultimi due anni c’è stata grande discussione e molte aziende stanno producendo e vendendo coloranti definiti naturali. Alcune multinazionali dell’alimentare sbandierano questa scelta pensando che possa rappresentare un vantaggio di mercato, altre stanno riformulando i prodotti sperando che nessuno lo noti». Le sostanze che possono sostituire i coloranti, gli aromi e i conservanti artificiali ci sono, deve esserci anche la volontà di utilizzarli. Naturalmente si potrebbe anche intraprendere tutt’altra strada, cioè scegliere di produrre a filiera corta e senza coloranti e conservanti ma… da questo siamo ancora parecchio lontani! Dovremmo comunque preoccuparci allo stesso modo dell’elevato contenuto di zuccheri dei cibi industriali, fattore anch’esso di grande pericolo per la salute dei consumatori. Comunque sia, per esempio nel 2013 si è reso disponibile un colorante blu derivato dalla spirulina. Haffenden ha poi fornito a LeVaux anche informazioni sulla struttura chimica del cosiddetto Red #2 (Rosso #2), di cui è stato vietato l’utilizzo nel 1976. Si trattava di una sostanza sintetizzata da prodotti petroliferi, costituita da grandi catene circolari di carbonio chiamate anelli benzenici, con gruppi di solfato di sodio. «Mi ha fatto avere anche informazioni sulle strutture di altri coloranti artificiali – spiega LeVaux – che sono in uso e autorizzati sottolineando come siano simili alle strutture del Red #2 che è stato vietato. Anche le molecole di Blue #2 (Indigotina), Blue #1 (Blu brillante), Red #40 (Rosso allura) and Yellow #6 (Giallo tramonto) sono derivati del petrolio, dal catrame di carbone e sono costituiti da anelli benzenici. Alcuni di questi sono vietati in Europa per uso alimentare, ma permessi per la pigmentazione delle pelli, nei tessuti e per le pitture». «Le sostanze chimiche vengono metabolizzate dall’organismo e, di conseguenza, vengono disgregate in componenti più piccoli che possono essere assorbiti o eliminati – spiea Haffenden - Alcuni coloranti naturali danno luogo a sostanze utili al corpo, ma lo stesso non si può certo dire per i coloranti artificiali». «Come chimico alimentare mi rendo conto che i prodotti devono avere un bel colore per far sì che i consumatori siano invogliati all’acquisto – ha detto ancora Haffenden a LeVaux – Ma come padre preferisco comprare prodotti contenenti ingredienti esistenti in natura, sappiamo come vengono metabolizzati e hanno dati di tossicità molto meno allarmanti». Ha destato peraltro parecchio allarme uno studio recente di un team di ricercatori di Consumer Reports e della Johns Hopkins Bloomberg School of Public health, secondo cui tra i 76 e i 5.000 americani che hanno sviluppato il cancro a causa del colorante 4-metilimidazolo devono addebitare la malattia al consumo di bibite gassate e zuccherate contenenti additivi. Haffenden sottolinea comunque che questa sostanza è presente anche nei prodotti da forno e per esempio nella cioccolata. Non si può mai stare completamente tranqilli, dunque. Per sapere quali prodotti contengono quali additivi è sempre indispensabile leggere attentamente le etichette e, se questo non basta, chiedere maggiori informazioni ai produttori. Anche in Europa le modalità di etichettatura sono state modificate e c’è chi sostiene che l’intenzione è quella di far sapere sempre meno al consumatore. Per questo è bene non abbassare mai la guardia e cercare sempre di preferire cibi freschi e naturali, lasciando sugli scaffali i cibi industriali!
Coloranti artificiali, la grande fuga
di
Redazione
10-03-2015