di
Comuni Virtuosi
29-10-2010
L’Associazione dei Comuni Virtuosi chiede alle forze politiche e istituzionali l’immediata approvazione di un provvedimento di moratoria sulle scadenze previste dal 'decreto Ronchi', che renderebbe definitiva la privatizzazione dell’acqua, e sulla normativa di soppressione delle cosiddette 'Autorità d’Ambito territoriale'.
Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese hanno firmato i tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.
Hanno posto la loro firma perché hanno capito che la battaglia per l’acqua pubblica è una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune. Concetti incompatibili con ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.
Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto in discussione tutta la normativa attualmente vigente in tema di gestione del servizio idrico, a partire dal 'decreto Ronchi' che ne vuole rendere definitiva la privatizzazione.
Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto un’imprescindibile questione di democrazia: sulla gestione di un bene essenziale alla vita la decisione non può essere delegata ad alcuno ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum.
Per questo chiediamo alle forze politiche e istituzionali l’immediata approvazione, comunque entro il 31.12.2010, di un provvedimento di moratoria sulle scadenze previste dal 'decreto Ronchi' e sulla normativa di soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale.
Le scadenze imposte dall’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 e successive modificazioni, (31 dicembre 2010 in alcune situazioni e 31 dicembre 2011 per altre), e quelle previste dalla Legge 42/2010 sulla soppressione delle A.ATO, come organi di decisione da parte dei Comuni sui modelli di affidamento, rischiano di far accelerare i processi di privatizzazione in corso e vanno di conseguenza posticipate a dopo il referendum.
Contemporaneamente, poiché in caso di elezioni anticipate, la scadenza referendaria, attualmente prevista per la primavera 2011, verrebbe posticipata di un anno, chiediamo che sin da subito le forze politiche e istituzionali si impegnino ad approvare, nel caso si renda necessario, un provvedimento di deroga a quanto previsto dalla Legge 352/1970, in modo da poter svolgere i referendum entro il 2011.
Così come a livello territoriale chiediamo a tutti gli enti locali di procedere verso la ripubblicizzazione del servizio idrico e la sua gestione pubblica e partecipativa, e di fermare tutte quelle iniziative che predispongono l’ingresso dei privati nelle società, l’ulteriore aumento delle loro quote di capitale e tutte le manovre societarie di inglobamento dei grandi gestori nei confronti delle piccole gestioni.
La straordinaria raccolta di firme referendaria e la diffusa consapevolezza sociale sul tema dell’acqua richiedono il rispetto di una volontà popolare già espressa, quella di poter votare prima possibile su un tema essenziale per la vita delle persone.
I referendum per l’acqua costituiscono un’insostituibile occasione per l’apertura di una grande discussione in tutto il Paese su un tema che è di stretta attualità in tutto il pianeta. Dalla Bolivia alla Francia, dal Brasile al Belgio, in tutti i Paesi sono in atto mobilitazioni e conflitti tra chi si batte per la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua e chi vuole consegnarla ai capitali finanziari delle grandi multinazionali.
La stessa Assemblea delle Nazioni Unite, ha riconosciuto quest’anno - con il voto favorevole del Governo italiano- che "l’acqua potabile è un diritto fondamentale, essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti i diritti dell’uomo" ed ha rivolto l’invito agli Stati ed alle Organizzazioni internazionali a fornire tutte le risorse finanziarie.
Per questo chiediamo l’apertura di una grande discussione in tutti gli angoli del Paese, con una informazione seria e documentata e un confronto senza menzogne e senza propaganda.
Sarebbe una grande occasione di crescita collettiva e di democrazia. E tutti sappiamo quanto sia necessaria.