di
Claudia Bruno
10-01-2011
Una spedizione nel Mediterraneo a cui hanno preso parte ambientalisti e biologi francesi e belgi svela che le concentrazioni di frammenti di plastica nel mare nostrum sono molto più consistenti di quanto non si immaginasse. Un campione di quaranta stazioni monitorate mostra la presenza di circa 500 tonnellate di plastica nelle nostre acque.
Un mare di plastica, questo il ritratto del Mediterraneo che restituisce il rapporto condotto da un'equipe di ambientalisti e biologi marini dell'Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare (Ifremer) e dell'Università di Liegi (Belgio), che hanno preso parte alla spedizione 'Expédition Med', avvenuta nel luglio e agosto scorsi.
Su quaranta stazioni analizzate al largo di Francia, Spagna e Nord Italia, infatti, nel novanta per cento di queste è stata riscontrata la presenza di rifiuti in plastica entro i 20 centimetri dalla superficie dell'acqua. Si tratta di frammenti dal peso medio di 1,8 milligrammi.
Un dato, spiega l'Ifremer, che indicherebbe in media la presenza di circa 250 miliardi frammenti in plastica per tutto il Mediterraneo, pari a 500 tonnellate di rifiuti.
Si tratta, spiegano i ricercatori francesi e belgi, di una concentrazione non solo più alta di quella immaginata, ma che addirittura supera quella che riguarda i cosiddetti 'continenti spazzatura' presenti nell'Oceano Pacifico e Atlantico.
In particolare, dallo studio emerge che la concentrazione più alta di rifiuti coincide con i prelievi effettuati al largo dell'Isola d'Elba, dove il numero di frammenti rilevato salirebbe a 892.000 elementi, contro una media minima di 115.000 frammenti plastici per chilometro quadrato.
In termini di impatto sugli ecosistemi, questo significa inquinamento delle acque marine ma anche rischio di sopravvivenza per le specie che le popolano. Il Mediterraneo, spiega infatti il rapporto francese, è diventato una 'zuppa di plastica' mangiata dai suoi pesci. "Ogni anno un milione di uccelli marini e 100.000 mammiferi muoiono per i detriti marini", ricorda inoltre il rapporto che spiega anche come dopo la spedizione 2010 sia stato avviato uno studio sull'impatto che l'assorbimento dei micro-rifiuti può avere sui pesci mictofidi (myctophids), i cosiddetti 'pesci lanterna'.
La spedizione nel Mediterraneo continuerà per i prossimi tre anni - fino al 2013 - con l'obiettivo di monitorare anche le altre aree del mare nostrum (Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Croazia, Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano e Israele).
Nel frattempo i ricercatori di Expedition Med hanno lanciato una petizione per chiedere al Parlamento Europeo di salvare il Mediterraneo con misure che favoriscano il passaggio all'utilizzo di imballaggi riciclabili. Un'altra spinta verso il cambiamento, dopo l'entrata in vigore anche in Italia (dal 1 gennaio 2011) del divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica.
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