di
Andrea Degl'Innocenti
21-06-2011
Una relazione presentata alla Camera da Confedilizia svela che installando pannelli fotovoltaici su tetti e pareti delle abitazioni ritenute idonee si coprirebbe il 45 per cento del fabbisogno energetico nazionale. Non è azzardato pensare che integrando l'autoproduzione con le altre fonti rinnovabili e riducendo sprechi e dispersioni, è possibile raggiungere l'autosufficienza energetica.
Dopo la vittoria del referendum contro il nucleare, che ha sancito la definitiva rinuncia all'atomo del nostro paese, ecco uno studio che può rappresentare un ottimo punto di partenza. Il fotovoltaico domestico, quello impiantato sui tetti e sulle pareti degli edifici – senza toccare i terreni – può da solo coprire il 45 per cento del fabbisogno energetico italiano. Un duro colpo per chi ancora oggi si ostina a dire che il nucleare era l'unica soluzione possibile e che rinunciandovi abbiamo condannato il nostro paese all'eterna dipendenza dall'energia delle altre nazioni.
Il rapporto è firmato Confedilizia ed è stato presentato il 16 giugno alla Camera dei Deputati. In Italia vi sarebbero 763,53 chilometri quadrati di tetti considerati idonei, cui se ne aggiungono 286,32 di facciate (i dati sono presi da uno studio dell'International Energy Agency). Se tutta questa superficie venisse sfruttata installandovi pannelli solari l'energia prodotta in un anno sarebbe di 126 terawattora e coprirebbe, dicevamo, circa il 45 per cento del fabbisogno nazionale.
Il cosiddetto 'fotovoltaico integrato negli edifici' rappresenta un'ottima soluzione per diversi motivi. Innanzitutto non contribuisce ad un ulteriore consumo di suolo, non sottrae terreno ad usi agricoli e non rovina i paesaggi come invece accade col fotovoltaico su terreni; sfrutta piuttosto tutti quegli spazi inutilizzati come le coperture, le rimesse, le pensiline, i frangisole e così via.
C'è poi da sottolineare – ricorda il rapporto – come gli sviluppi della tecnologia fotovoltaica abbiano consentito di dare nuove forme ai tradizionali pannelli. Oggi esistono coppi e tegole fotovoltaiche (ideali per gli edifici dei centri storici), lastre a film sottile e sono in sperimentazione degli spray che una volta spruzzati creano una superficie di materiale fotovoltaico.
Altro punto a favore è il prezzo. Già, perché un altro recente studio, pubblicato circa un anno fa sul New York Times e ripreso dal Corriere della Sera dimostra che ormai l'energia solare conviene più di quella nucleare anche dal punto di vista economico. Lo storico cross-over sarebbe avvenuto quando il costo del solare è sceso sotto il muro dei 16 dollari al chilowattora, e la forbice pare destinata ad aumentare, con il fotovoltaico che costerà sempre di meno e il nucleare che tenderà ad aumentare costantemente.
Ma forse il vantaggio più grande di un sistema decentralizzato e reticolare di produzione energetica è quello di affrancare finalmente i cittadini dalla dipendenza dalle lobby e dalle grandi multinazionali, che hanno fiutato odore di affari anche nel campo delle energie rinnovabili e già progettano e realizzano maxi impianti di produzione, distese di pannelli che ricoprono intere colline o enormi filari pale eoliche proprio di fronte alle coste, che deturpano paesaggi e creano 'strani' giri d'affari.
L'importanza di studi come questo è che dimostrano che un sistema di autoproduzione basato sui piccoli impianti domestici è possibile. Se il fotovoltaico da solo può arrivare a coprire il 45 per cento del fabbisogno, una volta integrato con le altre energie rinnovabili e soprattutto ridotti drasticamente gli sprechi e le dispersioni – vera piaga degli edifici italiani – si potrà ottenere energia pulita sufficiente per tutta la nazione. Siamo o non siamo il paese del sole?
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