di
Andrea Romeo
09-08-2012
Abituata sin da piccola a mangiare carne senza provare nessun senso di colpa, Marcela Iacub matura ad un certo punto della sua vita una conversione interiore che la porta a guardare negli occhi la sofferenza patita dagli esseri di cui si nutriva. Confessioni di una mangiatrice di carne è la storia di una passione finita, di un inganno svelato e, infine, di un totale rifiuto.
“Ho passato quasi tutta la vita a mangiare carne. Sonno escluso, nessun’altra attività mi ha preso tanto tempo. Succulenti barbecue argentini, würstel tedeschi, pollastre francesi, spiedini giapponesi, hamón spagnolo tagliato a fette sottili. Adoravo inghiottire animali preparati secondo tutte le modalità delle culture umane. […] Adoravo succhiare la testa, gli occhi delle orate, così come attardarmi sul fegato, la carne e i muscoli che restavano attaccati alle ossa delle bestie terrestri”.
Ecco la confessione di Marcela Iacub nel suo Confessioni di una mangiatrice di carne (Medusa Ed.), una confessione che sa più di un passaggio liminoide previsto da tempo, come se la scrittrice argentina sapesse già che prima o poi sarebbe arrivato per lei il momento di dover guardare in faccia la realtà, di dover guardare negli occhi gli esseri di cui si nutriva, di dover fare i conti con il suo piatto, ed era cosciente del fatto che quel momento avrebbe cambiato la sua vita.
Due eventi la portano a tu per tu con le sue vittime, placando questa sua ossessione per la carne. Il primo è il caso giudiziario di un pastore francese, Gerard X, ed il suo rapporto d'amore con il suo pony Junior, che gli viene tolto dal tribunale francese per 'violenza' e porta l'uomo a scontare un anno di galera oltre che a pagare una consistente multa. Questo fatto sconvolge la scrittrice, poiché ai suoi occhi appare illogico e irrazionale che un 'innocuo' atto sessuale venga punito così duramente, mentre invece l'uccisione e il nutrirsi del corpo di un animale è considerato naturale oltre che legale.
È così che si esprime la Iacub “da quando l’evento tragico è avvenuto, da quando questo caso l’ha fatto precipitare, la questione della carne, la questione di mangiare carne, di tutta la carne che ho mangiato, costituisce l’oggetto di tutte le mie preoccupazioni, delle mie letture e delle mie conversazioni”.
Il secondo evento che sensibilizza una volta per tutte la scrittrice è la lettura di Plutarco: “Plutarco ci mostra che è sufficiente esaminare le cose come sono veramente, per comprendere che la carne, che il concetto di carne è in sé una falsificazione, una menzogna, un inganno, che la carne non esiste. Che è sufficiente attaccarvi la parola ancora perché questo inganno sia smascherato, perché si trasformi non solo in cadavere, ma soprattutto, innanzitutto in assassinio. 'Carne', è il nome che viene dato agli animali che avete ucciso, alle vostre vittime”.
Attraverso questo testo originale, sottile ed intelligente, l'autrice rivive il suo rapporto con la carne e quindi con gli altri animali, passando in rassegna le sue esperienze passate, gli insegnamenti della nonna e della madre sulla necessità del mangiar carne quasi come il gesto fosse un 'atto rivoluzionario', una sorta di 'umanesimo carnivoro' come ella lo definisce.
Interrogandosi dunque sul perché si nutriva di carne, Marcela Iacub accompagna il lettore attraverso le grandi questioni che riguardano questo lussurioso alimento nelle varie culture: l'uccisione degli animali, il loro sfruttamento, le contraddizioni di coloro che amano certe specie animali mentre ne massacrano altre, le relazioni eterotopiche con certi individui di altre specie, e non solo.
La sapiente scrittrice tocca anche i tabù della 'cultura della carne' come il cannibalismo ad esempio, dando sovente prospettive inedite al lettore che vede così il rapporto tra uomo e altri animali con occhi assolutamente nuovi. Ricco di spunti di riflessione, Confessioni di una mangiatrice di carne è un libro che non può non cambiare il nostro modo di vedere il mondo e di percepire questo 'esotico' legame che vi è tra uomo e altri animali.
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