di
Francesco Maria Ermani
22-03-2011
L'inizio dei bombardamenti in Libia ha spostato l'attenzione mediatica sul Mediterraneo tralasciando e "dimenticando il silenzio dei tumori nucleari" del popolo giapponese che con dignità affronta un'emergenza nucleare da non sottovalutare. Giappone, Libia, nucleare, petrolio, crisi energetica: "è il momento del cambiamento silenzioso, quello dei fatti, quello che emarginerà i professionisti del galleggiamento".
Il nucleare rivela per l’ennesima volta il suo tremendo lato oscuro, chiaro statisticamente da sempre, e tutti tacciono. La Chiesa tace: la Salvaguardia del Creato è uno spot recitato maldestramente da personaggi rubati al 1800. Non può essere diversamente per chi si preoccupa di evitare l’ICI o di far finanziare dallo stato le proprie scuole. Eppure non c’è niente di più metastorico degli effetti tremendi e millenari del nucleare: l’argomento perfetto per il Magistero Sociale della Chiesa.
I nostri nani della politica, d’altro canto, tacciono sulle loro tremende responsabilità e fanno finta di litigare sul nucleare, ma hanno già incassato tutto quanto potevano. Ora non hanno più nulla da perdere.
Nessuno si sta prodigando nelle omelie e nelle parrocchie, nelle riunioni politiche e nelle sedi dei partiti per realizzare una grande azione coordinata a favore del Popolo giapponese che ormai da quasi un secolo, paga sulla propria pelle la voglia di divinità di chi baratta il proprio intelletto con qualche soldo tradendo la Scienza, quella vera. È una vera sfortuna che mediaticamente lo Tsunami capiti proprio quando si festeggia l’Unità d’Italia e, soprattutto, che ci sia all’orizzonte il sangue dei civili libici. I giornalisti volano sul sangue come gli avvoltoi e dimenticano presto il silenzio dei tumori nucleari, specie se affrontati con la dignità giapponese.
Non sento nessuno schierarsi contro la violenza in Libia, se non per avere spazi televisivi per proclami sgrammaticati che lasciano il tempo che trovano. Schierarsi ora contro l’ennesimo attacco missilistico che inevitabilmente colpirà scuole ed ospedali sarebbe disfattismo.
Questa guerra nord-africana, fatta scimmiottando Orwell, è la logica ed inevitabile conseguenza dell’assenza di visione di decenni dei nani della politica che, come cagnolini autistici, hanno replicato uno scenario di dipendenza da qualcuno o qualcosa perché, se ci pensate, è l’unico modo per avere sempre una quota sicura nel business (finchè dura)… L’autonomia energetica, quella vera, quella che ci libera dal petrolio, sarebbe stata, è, e sarà l’unica risposta in grado di garantire uno Sviluppo Integrale e, soprattutto, pacifico e privo di sfruttamenti (come descrivono benissimo i Papi inascoltati ed ignorati nelle loro encicliche), ma impone la distruzione del monopolio energetico di casa nostra, rendendo autonome le famiglie nel decidere come, quanto e quando consumare e, soprattutto, svuotando strutture indegne e costruite per distribuire poteri e ricchezza impoverendo le famiglie.
È il momento delle madri, quelle che individuano la strada migliore per la prosecuzione della specie e puntano dritto verso le cose semplici come la riduzione dei rischi, che comunicano tra loro senza bisogno di televisioni e proclami. È il momento delle reti informali e di nuove forme di democrazia che tolgono il futuro dalle mani indegne dei faraoni della terra, per restituirlo ai nostri bambini. È il momento dello Sviluppo vero, quello a misura di famiglia, quello che cambierà l’atmosfera rendendola più limpida e tersa, togliendo in modo naturale ed indolore a chi ha usurpato la fiducia dei nostri contadini e delle nostre famiglie. È il momento del cambiamento silenzioso, quello dei fatti, quello che emarginerà i professionisti del galleggiamento.
Bisogna cominciare a dire tre semplici parole: “io sono qui”.