di
Sonia Savioli
13-04-2012
Siccità, aumento dell'escursione termica tra il giorno e la notte, perdita di fertilità dei suoli. Lo sviluppo, tanto invocato dai nostri governanti, non minaccia soltanto la natura ma anche l'umana sopravvivenza. E' ora di riprendere il contatto con la Terra.
Dato che io e i miei familiari stiamo potando gli olivi, mi viene spontaneo pensare allo 'sviluppo'. Proprio quello sviluppo invocato e magnificato dai nostri pseudogovernanti (vi siete mai chiesti chi li abbia eletti, visto che siamo in una, mai messa in dubbio, democrazia?), che cantano nel coro sviluppista dei potenti del Mondo Sviluppato, con sottofondo di gran parte dell’opinione pubblica di tale mondo.
Noi mentre il mondo va per la sua strada,
noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l’affanno,
e perché vada, e perché lento vada.
Tal, quando passa il grave carro avanti
del casolare, che il rozzon normanno
stampa il suolo con zoccoli tonanti,
sbuca il can dalla fratta, come il vento;
lo precorre, rincorre; uggiola, abbaia.
Il carro è dilungato lento lento.
Il cane torna sternutando all’aia.
(Giovanni Pascoli)
Perché gli olivi suscitano la mia riflessione, e cos’hanno a che fare tali miti, buone e responsabili creature con Monti, Fornero & C. & P. (P. sta per Padroni)?
Gli olivi in Toscana quest’anno sono molto malandati, e ciò proprio a causa dello Sviluppo.
È successo che, dopo un autunno e un inverno a temperature estivo-primaverili, di colpo a febbraio le temperature sulle dolci colline della Toscana siano scese a livelli invernali alpini, con qualche decina di centimetri di neve. Gli olivi non se l’aspettavano. Pochi ormai sanno qualcosa della vita, quindi molti non sanno che l’abbassarsi graduale delle temperature induce gli alberi a rallentare la propria attività, fino a un letargo più o meno profondo, a seconda che siano sempreverdi o a foglia caduca.
Gli olivi non avevano rallentato abbastanza. Dato che non ci sono più le mezze stagioni.
Inoltre, in quelle giornate a meno otto, meno dieci gradi succedeva che, dove batteva il sole, la temperatura salisse tanto da far sciogliere un po’ di quella ghiacciatissima neve, che intrideva ben bene rami e terreno per poi tornare ghiaccio appena arrivava l’ombra. Come la scomparsa delle mezze stagioni, anche l’aumento dell’escursione termica tra sole e ombra e tra giorno e notte è una conseguenza dello Sviluppo.
E chi se ne impippa, noi gli olivi non ce li abbiamo, potrebbe dire la maggior parte degli 'sviluppisti'. Peccato che l’acqua tutti la beviamo. Ci cuociamo gli spaghetti, ci laviamo i panni… Ed è passato tutto un inverno senza pioggia in tre quarti d’Italia. Allarme idrico!
Ma anche questa estrema siccità è una conseguenza dello Sviluppo. E una siccità del genere non è solo acqua che mancherà alle nostre docce o lavatrici (e magari nelle grandi città è anche aria che manca ai polmoni, dato che lo smog si accumula). No, non è solo questo. È un disastro ambientale. Non importa se alla fine dell’anno la pioggia caduta sarà forse nella media, senza piogge in autunno e inverno lo squilibrio della vita dovuto allo Sviluppo diventa patatrac.
Per esempio, da almeno due stagioni 'fungine' non crescono funghi. Ora, i funghi non servono solo come condimento alle pappardelle o alla polenta, servono all’equilibrio e alla salute del bosco. Studi lunghi e approfonditi hanno dimostrato, tanto per dirne una, che la scomparsa dei funghi micorrizici, quelli che vivono in simbiosi con le radici delle pianta e apportano loro un importante nutrimento, precede di circa cinque anni l’inizio della malattia e morte delle piante stesse.
Certo, non a tutti importa granché di alberi e foreste, però a tutti importa di respirare e, benché questa conoscenza sembra sia stata rimossa dai cervelli umani, è un fatto che l’ossigeno, tutto l’ossigeno che rende questo pianeta vivibile per l’umana specie, è prodotto dai vegetali.
Pare dunque che lo Sviluppo, oltre che degli olivi e delle falde acquifere, sia nemico anche dell’ossigeno e dell’umana sopravvivenza. Dunque, coloro che tanto amano lo Sviluppo e poco i boschi dovrebbero trovare un attimo per riflettere sulle conseguenze di tale loro maniacale amore.
Un’altra cosa che molti non sanno è una di quelle cose piccole per il mondo sviluppato: piccole come la vita. Quando c’era l’autunno, le piogge autunnali servivano a rinnovare l’humus dei terreni: le foglie cadevano, le erbe morivano e l’acqua che le ammorbidiva e intrideva permetteva il processo di decomposizione, permetteva alle miriadi di microrganismi che abitano il terreno di trasformare quella materia vegetale morta in terra ricca, viva e fertile.
Ma con la siccità di autunno e inverno tutte quelle foglie e compagnia bella non vengono mangiate, digerite e defecate da nessuno: si disidratano, seccano, sono coriacee e perdono ogni sostanza, non fungono neanche bene da pacciamatura e finiranno per polverizzarsi come materia inerte su un suolo impoverito e fragile.
A molti potrebbe non importare nulla della fertilità dei suoli, tanto meno di quelli boschivi, così come non gl’importa della distruzione degli alberi. Però a tutti importa quando, anche a causa di tutto ciò, l’acqua dei fiumi straripati grazie alle molteplici facce dello Sviluppo entra dalla porta di casa e magari anche dalla finestra; quando i fianchi di colline o montagne erose scendono a valle portandosi dietro case e paesi. Pochi però collegano tutto ciò allo Sviluppo. Lo sviluppo di TAV e autostrade, automobili e aeroporti, turismo e trasporti, pozzi di petrolio anche nel mare.
Lo Sviluppo con la esse maiuscola che dà Lavoro con la elle maiuscola: quel lavoro che diventa un’intoccabile divinità quando si parla di cantieri TAV e diventa un’arretrata concezione antisviluppista quando si parla di articolo 18.
Mah!
Però il lavoro con la elle minuscola si potrebbe procurare anche rimboschendo, riprendendo a coltivare cibo che oggi importiamo, riprendendo a coltivare lino e canapa e a tesserli per fare quegli indumenti che oggi importiamo, riprendendo a tessere la lana delle nostre pecore che oggi viene smaltita come rifiuto tossico. Per esempio. Importiamo persino il legno per i mobili, mentre i nostri boschi vengono rasi al suolo per accendere le stufe e i forni delle pizzerie: del resto, se i boschi possono essere tagliati ogni dieci anni, dove li troviamo gli alberi adatti a fare mobili? E anche qui: lo sviluppo delle pizzerie o lo sviluppo di querce, faggi e carpini?
La scelta non dovrebbe essere difficile, se ci dedicassimo a sviluppare qualcosa che pare estremamente carente: il cervello umano. C'è chi dice che ne usiamo meno di un quarto e io sono propensa a credergli.
Intanto, potremmo cominciare a sviluppare qualcosa di buono, in questa assurda primavera, piantando esseri verdi e vivi: alberi, arbusti, cespugli, piante aromatiche, a seconda delle nostre possibilità. Come se costruissimo un argine di verde per proteggere la vita.
Ci aiuterà anche a sviluppare il nostro, di cervello, e magari a dare il via allo sviluppo del cervello di qualcun altro: i buoni esempi portano alla riflessione.
Un pioppo c’è, sulla Karlsplatz,
in mezzo a Berlino, città di rovine,
e chi passa per la Karlsplatz
vede quel verde gentile.
Nell’inverno delQuarantasei
gelavano gli uomini, la legna era rara,
e tanti alberi caddero
e fu l’ultimo inverno per loro.
Ma sempre il pioppo sulla Karlsplatz
quelle sue verdi foglie ci mostra:
sia grazie a voi, gente della Karlsplatz,
se ancora è nostro.
(Bertolt Brecht)
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