di
Daniela Sciarra
17-09-2010
Secondo Legambiente, in Italia ogni anno oltre 500 chilometri quadrati di suolo spariscono sotto il cemento, un valore che equivale a circa 3 volte la superficie del comune di Milano. Il rischio più grande che l’Italia sta correndo è quello di non rendersi conto che il paesaggio è la sua risorsa più preziosa. Domani e domenica a Sarzana, vicino La Spezia, un importante appuntamento del Movimento nazionale per lo stop al consumo di suolo.
La critica al consumo di suolo e al suo cattivo uso è connaturata alla storia del movimento ambientista italiano. A partire dagli anni ’60 e ’70 personalità come Antonio Cederna e Cesare Brandi hanno messo al centro della questione ambientale la conservazione e la tutela dei centri storici e del paesaggio. Una questione che oggi ha assunto un peso rilevante e che si intreccia con problematiche socioeconomiche.
Secondo Legambiente tra il 1995 e il 2009 in Italia sono state costruite 4 milioni di abitazioni in più, tra legali e abusive, tra quelle nuove e quelle con ampliamenti. Basti considerare, evidenzia l’associazione ambientalista, che ogni anno vengono 'mangiati' in Italia oltre 500 chilometri quadrati di suolo, un valore che equivale a circa 3 volte la superficie del comune di Milano, mentre sono ben 21.500 i kmq trasformati dall’urbanizzazione in artificiali.
Tuttavia, la questione su consumo di suolo e cementificazione non si esaurisce nella disamina dei numeri: bisogna valutare i processi che a livello territoriale vivono di vita propria. In alcuni territori, infatti, negli ultimi 20 anni l’urbanizzazione è stata così invasiva e mal gestita da stravolgere in maniera irreversibile il paesaggio.
A questo riguardo, la Lombardia è un caso particolarmente significativo, perché dispone di dati molto aggiornati e perché si offre come case study d’eccezione: qui è possibile stimare che la velocità di consumo di suolo è pari a 116 mila metri quadrati al giorno. Non è un caso che è la prima Regione in Italia per numero di permessi di costruzione dal 1995 al 2006. Si tratta di cifre importanti quando si parla di oltre 145 milioni di mq dati in concessione. Anche in Veneto, però, la cementificazione non tende ad arrestarsi, anzi dal 1990 al 2000 è aumentata di oltre 60 Km2. La speculazione edilizia in Liguria ha trovato ancora altro terreno fertile. Dal 1995 al 2006 sono stati oltre 3 milioni (pari a 5,8 km2) i metri quadrati concessi soprattutto all’edilizia residenziale.
Eppure, nonostante il quadro appena delineato, esistono anche storie che testimoniano una concezione del paesaggio come bene comune. È il caso di un piccolo comune che si trova nella Valle del Ticino, si chiama Cassinetta di Lugagnano. Qui l’amministrazione comunale e in primis il suo sindaco, Domenico Finiguerra, hanno proposto e poi adottato un Piano Regolatore orientato all'azzeramento del consumo di suolo, che non prevede nuove aree di espansione urbanistica, ma che invece investe tutto sul recupero del patrimonio esistente, sulla promozione dell'agricoltura e sulla valorizzazione del paesaggio ambientale e architettonico. Oggi il piano regolatore è un’esperienza di successo ed è definito a 'Crescita Zero' proprio perché protegge e valorizza uno dei beni comuni che possono essere sottoposti alla tutela delle amministrazioni comunali: la terra.
Il sindaco scrive nelle pagine del suo libro che "ipotizzare, e soprattutto praticare, come abbiamo cercato di fare a Cassinetta di Lugagnano, una politica urbanistica e territoriale che metta in dubbio il principio della crescita infinita, porta inevitabilmente a definire nuove coordinate e a cercare un nuovo paradigma generale, un nuovo modello di sviluppo, in grado di (ri)orientare l'agire politico. Il Piano Regolatore di Cassinetta di Lugagnano e il suo processo di formazione è stata una specie di cura. Ci ha obbligati a rivalutare tutte le azioni amministrative e a rimettere nel giusto ordine di priorità le spese che il comune deve sostenere. Ha affermato il principio che la terra non è una risorsa infinita, non è a disposizione nostra e del bilancio comunale, ma è un bene prezioso da noi gestito temporaneamente, che va curato a favore delle prossime generazioni affinché ne possano godere i frutti".
Il sindaco è uno dei fondatori del Movimento nazionale per lo stop al consumo di suolo che dal 18 al 19 settembre si riunisce a Sarzana in provincia di La Spezia. Al centro dell’incontro sono molti i temi che animeranno il dibattito: dai laboratori sullo sviluppo in altezza/grattacieli al fotovoltaico, dall'eolico ai capannoni agricoli ai laboratori organizzativi fino alle forme artistiche per la salvaguardia del territorio.
"Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari". Così si legge sui testi di presentazione del Movimento che intende generare un confronto di opinioni per la difesa del diritto al territorio non cementificato.
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