di
Virginia Greco
06-04-2011
L’auto elettrica è ormai una realtà, ma il settore stenta a decollare. Si discute se e quanto essa sia realmente ecologica, quali siano le difficoltà connesse alla ricarica delle batterie, sui prezzi delle vetture stesse e dell’energia elettrica necessaria. Cerchiamo di tracciare un quadro sintetico della situazione.
I gas serra prodotti dal traffico veicolare rappresentano oggi una parte significativa delle emissioni totali (in Italia si tratta del 20-25%), è dunque necessario orientarsi verso motori più efficienti e meno inquinanti. Rispondendo a tale esigenza, varie case automobilistiche hanno investito nella messa a punto di modelli di auto elettriche, le quali via via stanno facendo ingresso sul mercato.
Purtroppo però non è sufficiente produrre auto elettriche e venderle per risolvere i problemi, in quanto la faccenda è molto più complessa. Si tratta di veicoli veramente meno inquinanti? È agevole ricaricarli? Esistono le infrastrutture? Gli interrogativi sono vari e le controversie sull’argomento numerose.
Vediamo prima di tutto quanto ecologiche siano realmente le auto elettriche. Una verità incontrovertibile è che i motori elettrici non emettono nell’atmosfera alcun gas inquinante o causa di effetto serra. Ciò in quanto in loco non avviene alcuna combustione, bensì essi fanno ricorso ad energia elettrica immagazzinata in batterie.
Questo però comporta, evidentemente, che quell’energia elettrica - non generata nel motore - sia prodotta da qualche altra parte e poi da qui trasferita nella batteria del veicolo. Dunque il prodigio è molto meno eclatante di quanto possa apparire di primo acchito.
Alla luce di questo fatto, l’auto elettrica resta una scelta conveniente in termini di emissioni? Ci sono due punti da considerare: come l’energia venga prodotta e quanto efficacemente impiegata.
Purtroppo al giorno d’oggi la stragrande quantità di energia elettrica che utilizziamo è generata da sorgenti fossili (carbone, petrolio, metano) e solo una piccola parte da fonti rinnovabili. Resta però che nelle auto classiche si ha un’unica possibilità: bruciare carburante fossile. Nell’auto elettrica la questione si sposta a monte, ma qui si può operare una scelta e anche modificarla nel tempo. Vale a dire che, se oggi una percentuale ancora bassa di energia è prodotta da sorgenti rinnovabili, si può auspicare che nei prossimi anni (sempre che politiche adeguate siano attuate) i rapporti fra le diverse fonti possano cambiare a favore di quelle più pulite.
L’altro punto è la capacità di impiegare attivamente l’energia da parte dei motori: quelli a scoppio sono tuttora molto inefficienti, ossia sprecano gran parte dell’energia che generano. Le efficienze sono dell’ordine del 25-30% per i motori benzina e del 40% per i diesel, mentre quelli elettrici arrivano al 90%. Quest’ultimo valore deve però essere rivisto, in funzione del fatto che la centrale che produce l’energia di cui il motore si alimenta ha a sua volta le proprie inefficienze, inoltre piccole perdite si hanno anche nel 'travaso' e trasporto dell’energia. Pertanto per i motori elettrici si può parlare di una efficienza effettiva intorno al 50%.
C’è da dire, però, che in più le auto elettriche recuperano energia in fase di frenata, non ne sprecano affatto quando l’auto è ferma con il motore acceso e sono estremamente performanti in accelerazione.
Ciò significa che anche qualora l’energia immagazzinata nella batteria dell’auto elettrica provenisse completamente da carbone (la più 'sporca' delle fonti), essa avrebbe comunque un impatto ambientale un po’ minore delle vetture con motore a scoppio. Troppo poco significativo, però, per giustificare una conversione di massa, soprattutto in considerazione di altre questioni che andrò ad affrontare nel seguito. Senza dubbio una politica orientata all’approvvigionamento da sorgenti rinnovabili resta comunque del tutto necessaria.
Per completare la valutazione dell’auto elettrica in relazione alla sua impronta ecologica, occorre prendere in considerazione il problema delle batterie. In passato esse si basavano sull’uso di composti quali piombo-acido, nickel-idruro di metallo (NiMH) o nickel-cloruro di sodio. Oggi invece si fa ricorso agli ioni di litio, metallo più leggero dalle migliori caratteristiche elettrochimiche, che offre quindi potenza e densità di energia maggiori.
Diversi studi sono stati condotti al fine di quantificare tale impronta, fra i quali uno dei più completi e coerenti è quello svolto dai Laboratori Federali Svizzeri per le Scienze dei Materiali e la Tecnologia (EMPA), pubblicato nel 2010 sulla rivista Environmental Science & Technology. Esso prende in considerazione l’intero ciclo di vita della batteria, dal momento dell’estrazione dei componenti necessari fino allo smaltimento. Ovviamente le variabili da prendere in considerazione sono numerosissime e non si può arrivare ad un dato univoco.
Il risultato principale di tale ricerca è però che l’impatto degli accumulatori a litio utilizzati per i trasporti è relativamente basso, ossia ciò che è veramente determinante è l’inquinamento dovuto all’attività dell’auto (e quindi del motore), non alla produzione delle batterie e al loro smaltimento. In pratica, meglio scegliere i motori elettrici rispetto a quelli a scoppio, a patto però che si usino fonti di energia elettrica che rendano significativo il risparmio in termini di emissioni inquinanti.
Il litio è una risorsa rinnovabile? Ovviamente no. Ma secondo alcuni studi condotti negli Stati Uniti i giacimenti esistenti sono abbastanza abbondanti da permetterci di non considerare il problema per ora.
Nel frattempo la ricerca nel campo degli accumulatori elettrici senza dubbio proseguirà ed è probabile che in un futuro prossimo tecnologie ancora più efficienti e di minor impatto ambientale siano disponibili. Inoltre è già possibile il riciclo di vari componenti di tali dispositivi e, se i veicoli a trazione elettrica dovessero diffondersi ampiamente, tale via potrà (o meglio dovrà) essere percorsa.
Veniamo ora ad un altro punto cruciale della questione: l’autonomia delle auto elettriche e la loro ricarica.
Con un 'pieno' di batteria si possono coprire non più di 100-150km, ciò rende l’auto elettrica un veicolo particolarmente indicato per gli spostamenti urbani. In realtà la stragrande maggioranza della gente percorre in un solo viaggio tragitti di gran lunga inferiori, ciò nonostante la paura di rimanere a secco per strada scoraggia molti potenziali acquirenti.
La ricarica può essere effettuata in due modi: a casa o in luoghi pubblici ad essa predisposti. Nel primo caso ci si connette alla rete domestica e i tempi necessari oscillano tra le 5 e le 8 ore, a seconda dei modelli, nel secondo si sfrutta una rete industriale e la ricarica può essere completata in 30 minuti.
Esistono le infrastrutture? Per quanto concerne la ricarica in luoghi pubblici, siamo ancora molto indietro. In Italia, solo Roma e Milano stanno elaborando un programma di messa in loco di colonnine presso cui gli utenti potranno andare a ricaricare le auto, ovviamente a pagamento. Tali impianti andrebbero però previsti principalmente nelle autostrade o in luoghi extraurbani, lì dove è maggiore il rischio di restare fermi con la batteria scarica.
Sul piano della ricarica domestica, occorre prendere in considerazione l’impatto che avrebbe l’immissione di numerosi veicoli sulla rete. Il rischio principale è che la richiesta contemporanea diventi così elevata da determinare insufficienza di energia elettrica. È dunque ovvio, in primo luogo, che la ricarica dovrebbe essere effettuata preferibilmente sempre di notte, quando le esigenze energetiche per altri scopi sono significativamente ridotte.
Inoltre si sta pensando anche all’implementazione di sistemi di controllo della rete domestica (le così dette 'reti intelligenti') che possano indicare all’utente il momento migliore per ricaricare la vettura, sulla base della richiesta media nell’area di afferenza del singolo utente.
Al momento, dato il limitato numero di veicoli elettrici in circolazione, il problema non si pone, ma potrebbe diventare importante nel tempo, quindi si dovrà pensare a come affrontarlo. In alcuni casi occorrerà anche un rinnovamento e potenziamento della rete (operazione ovviamente costosa).
Dal punto di vista economico, allo stato dell’arte le auto elettriche non sono convenienti: i costi di progettazione, ma soprattutto di produzione delle batterie, sono ancora molto elevati. Ovviamente, come normale legge di mercato, se ci si avviasse verso una produzione di serie, tali costi crollerebbero significativamente. Chi acquista oggi, quindi, investe in una scelta di vita e, in qualche modo, dà un segnale al mercato.
Il costo dell’approvvigionamento di energia è ovviamente ampiamente variabile in base al Paese o alla regione in cui si vive, nonché all’orario in cui si effettua la ricarica. Anche in questo caso conta molto se l’energia sia prodotta da fonti più o meno costose e ad ogni modo per risparmiare occorre ricaricare nei momenti di minore richiesta (vale a dire la notte).
In conclusione, la questione è complessa e implica diversi fattori di cui bisogna tener conto nel momento in cui ci si pone di fronte al quesito se acquistare un’auto elettrica o no. Al giorno d’oggi è una scelta fattibile ma non facile. In prospettiva la situazione potrebbe migliorare molto, ma occorrono politiche adeguate, sia per la composizione opportuna del mix di sorgenti per la produzione di energia elettrica, sia per quanto riguarda l’adeguamento o la realizzazione delle infrastrutture di ricarica.
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