Sale la tensione tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. Ieri l'esercito di Pyongyang ha ricevuto il definitivo via libera per uno “spietato” attacco nucleare contro gli Usa. L'esercito nordcoreano ha informato gli Stati Uniti che le minacce americane “saranno annientate da mezzi di attacco nucleare più efficaci, piccoli, leggeri e diversificati”.
Sale la tensione tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. Dopo giornate di minacce nordcoreane indirizzate a Seul e Washington, nella serata di ieri l'esercito di Pyongyang ha dichiarato di aver ricevuto il “via libera definitivo” per un attacco nucleare contro le basi Usa.
A renderlo noto è un comunicato dello Stato maggiore dell'Esercito popolare coreano pubblicato dall'agenzia ufficiale di Pyongyang, Kcna, in cui viene riferito che l'esercito nordcoreano informa gli Stati Uniti che le minacce americane “saranno annientate da mezzi di attacco nucleare più efficaci, piccoli, leggeri e diversificati”. La Corea del Nord avrebbe trasportato sulla costa orientale un missile a medio raggio: potrebbe trattarsi di un vettore Musudan, capace di coprire 4.000 chilometri e quindi di raggiungere la base Usa di Guam.
Basta minacce e provocazioni. È questo il monito della Casa Bianca dopo l'annuncio di ieri della Corea del Nord di aver ricevuto il definitivo via libera per uno “spietato” attacco atomico contro gli Stati Uniti. Come riporta un comunicato della Casa Bianca, l'esortazione di Washington alla leadership nordcoreana è quella di cessare le minacce provocatorie e scegliere la strada della pace, rispettando gli obblighi internazionali.
Già ieri il Pentagono aveva però confermato il prossimo dispiegamento sull'isola di Guam, nel Pacifico, di una batteria anti-missile denominata Thaad (Terminal Hi Altitude Area Defense) per difendere la sue basi da eventuali attacchi della Corea del Nord. Il dispiegamento del sistema Thaad era inizialmente previsto per il 2015. L'ultima volta che gli americani si erano mobilitati seriamente contro le minacce di Pyongyang risale al 2006.
Ma il regime comunista di Pyongyang è protagonista su un duplice fronte: da una parte gli Stati Uniti, dall'altra la Corea del Sud. La Corea del Nord ha infatti ribadito la minaccia di chiudere l'ingresso ad un impianto industriale che condivide con il Sud per il secondo giorno consecutivo e ha annunciato che bloccherà la zona se Seul continuerà ad insultarlo. Il sito, uno dei simboli dei tentativi di riavvicinamento tra i due Paesi, si trova nel territorio nordcoreano, a 10 km dal confine.
Ieri il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha sottolineato che la situazione di crisi nella penisola coreana “è già andata troppo oltre” in seguito alla dichiarazione della Corea del Nord di riavviare il reattore nucleare di Yongbyon.
“Sono profondamente turbato. Come Segretario Generale, è mio dovere prevenire la guerra e perseguire la pace. È altresì mia responsabilità dichiarare che la crisi attuale è andata troppo oltre”, ha detto Ba ki-moon.
“Le minacce nucleari non sono un gioco. La retorica aggressiva e le posizioni militari hanno l’unico effetto di generare reazioni, alimentare la paura e l’instabilità”.
Ba ki-moon ha dunque auspicato l’uso del dialogo e dei negoziati, sottolineando che questo è “l’unico cammino per risolvere la crisi” ed ha espresso la sua disponibilità ad aiutare le parti coinvolte nella vicenda.
“È necessario – ha aggiunto Ban ki-moon - che le cose si calmino, o si rischia anche per una mancanza di comunicazione, di essere trascinati in un percorso che nessuno vorrebbe voler intraprendere. Non ci sono ragioni perché la Corea del Nord entri in conflitto con la comunità internazionale. E sono convinto che nessuno voglia attaccarla a causa di disaccordi sul suo sistema politico o la sua politica estera. Tuttavia, temo che altri risponderanno con decisione a qualsiasi provocazione militare diretta”.
Fonti: Ansa, Reuters, Agi, Pressenza
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