"L'utilizzo della mascherina in contesti nei quali è scientificamente provato che non serva a nulla, è inutile: imponendolo si comprimono senza motivo le libertà dei cittadini". Questo il commento della giurista Silvia Brizzi e di Luciano Butti, avvocato e membro del Clare Hall College Cambridge (Gb), sull'annunciato obbligo di mascherina all'aperto nel nuovo Dpcm.
"Tali provvedimenti, nell'indubbio intento di far bene, rischiano addirittura di rivelarsi dannosi, sotto almeno tre aspetti: minano il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, incentivano comportamenti furbeschi (ad esempio portare la mascherina sul mento) e distolgono l'attenzione da aspetti fondamentali quali la corretta modalità di utilizzo e di sostituzione, rischiando, negli ultimi due casi, di trasformare un importante strumento di prevenzione in un vero e proprio mezzo di contagio", scrivono i due giuristi in un lungo post su 'Pillole di ottimismo', la pagina Facebook creata dal virologo italiano in Usa Guido Silvestri.
Brizzi e Butti insistono soprattutto sul primo punto "perché riteniamo che l'esperienza maturata dai nostri decisori in questi mesi di pandemia possa consigliare l'adozione di provvedimenti più mirati e dare un segnale di rinnovata fiducia nel rapporto tra cittadini e Stato e anche tra scienza e politica, proponendo e anche imponendo, se necessario per la gestione dell'emergenza sanitaria, misure che siano efficaci, specifiche e il meno possibile invasive per le persone".
Sappiamo che le situazioni di maggior rischio di contagio Covid, spiegano Brizzi e Butti, "sono rappresentate, ad esempio, dallo stazionare a lungo in spazi chiusi e non aerati, dall'utilizzo di mezzi pubblici assiepati o dagli episodi di assembramento, anche all'aperto. Se dunque il problema, negli spazi aperti, è costituito dal rischio di assembramenti, ci aspetteremmo che i nostri governanti, anche a mezzo di controlli e sanzioni, compissero degli sforzi di regolamentazione di quelle specifiche situazioni - rimarcano - e mirino ad evitarle, imponendo le necessarie misure di contenimento tra le quali ad esempio anche l'uso delle mascherine".
L'obbligo di indossare la mascherina all'aperto "sembra tradire un intento allarmista che prescinde dai dati scientifici e parla alla pancia delle persone - obiettano i due giuristi - al fine di assicurarsi l'assimilazione delle restrizioni imposte. Molti virologi in questi giorni hanno ritenuto incomprensibile l'obbligo di mascherine all'aperto se intorno non c'è nessuno, allertando sul fatto che le persone potrebbero percepirla come un'assurdità e addirittura rifiutarla". Non solo. "La libertà dei cittadini è limitata non più a scopo preventivo, ma a scopo pedagogico, a prescindere dal fondamento scientifico".
"Noi crediamo fermamente che i cittadini meritino di essere parte di un rapporto di fiducia autentico, nel quale lo scambio di informazioni con le istituzioni sia improntato alla trasparenza", sostengono. "Siamo convinti che questa battaglia sarà vinta con il gioco di squadra: i governanti assicurando il funzionamento della medicina territoriale, sistemi di tracciamento efficaci, scuole sicure, servizi pubblici adeguati, e i cittadini comportandosi secondo le regole". "Ma non ci stancheremo mai di ripetere che ogni misura limitativa, per essere costituzionalmente orientata e garantire il bilanciamento di tutti i diritti, deve essere proporzionata e adeguata. Come non serve somministrare l'antibiotico a scopo preventivo, non ha senso aprire l'ombrello se non piove", concludono Brizzi e Butti, augurandosi che "il Dpcm che sta per essere emanato precisi che l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto vige solo nei casi di assembramento o di vicinanza prolungata tra le persone, ispirandosi a criteri di prudenza, ma anche di ragionevolezza e adeguatezza".
Fonte: Agenzia di stampa AdnKronos