Che le zone maggiormente colpite dal coronavirus fossero quelle fra le più inquinate del pianeta come la provincia di Wuhan in Cina e la Pianura Padana non ha indotto particolari considerazioni, tranne da parte di chi questi ragionamenti li fa da sempre, sapendo che l’aggressione sistematica all’ambiente non può che portare catastrofi. Ma ora anche i media mainstream, che stanno gridando all’apocalisse e con questo alimentando il panico nelle persone, hanno dovuto rilanciare notizie che affermavano l’ovvio e cioè che l’aggressione indiscriminata alla natura non potesse che avere conseguenze funeste, non solo nei morti per inquinamento che ci sono ogni anno a decine di migliaia in Italia (per questi morti però non è scattato mai nessun coprifuoco) e a milioni del mondo, ma anche nei confronti del coronavirus.
Sono usciti infatti alcuni studi riportati anche da quotidiani non certo ambientalisti, come il Sole 24 ore e il Corriere della Sera, che indicano come il coronavirus sia agevolato dall’inquinamento atmosferico nella sua diffusione e che l’attacco alla biodiversità, la distruzione degli habitat naturali e delle foreste diminuiscono le difese naturali di questi luoghi contro la diffusione di virus.
Queste informazioni saranno trattate come notizie naif, probabilmente contestate e verranno sommerse dagli allarmi e dai bollettini di guerra medici. Non si faranno le dovute considerazioni e non si prenderanno meno che mai provvedimenti in merito, anzi si cercherà di assecondare, di minimizzare, perché l’unico obiettivo di chi è maggiormente responsabile dell’aggressione alla natura è far passare la nottata e ripartire a razzo come prima nella produzione e nel consumo, almeno fino al prossimo inevitabile coronavirus o come si chiamerà, agevolato anche dalle condizioni ambientali disastrose in cui ci troviamo.
E il tema centrale è proprio questo, in un momento di panico totale dove il paese sembra essere in guerra contro un nemico invisibile: la cosa migliore da fare è cercare di ragionare, capire bene le cause, vederci chiaro. Anche perchè chi vuole vederci chiaro e capire bene le motivazioni lo fa per affrontare al meglio la situazione attuale e con più cognizione di causa, ma anche perchè si possano in futuro evitare il più possibile accadimenti del genere. E ancora una volta risulta evidente che non possiamo distruggere la casa dove abitiamo e poi piangere i morti imprecando contro chissà quale maledizione.
Rimandiamo alle notizie che segnaliamo e riportiamo alcune parole importanti dei protagonisti degli studi che hanno verificato il nesso fra inquinamento e la maggiore facilitazione alla diffusione del coronavirus, cioè una dozzina di ricercatori italiani tra cui Leonardo Setti dell'Università di Bologna e Gianluigi de Gennaro dell'Università di Bari
Gianluigi de Gennaro, dell'Università di Bari, ha dichiarato: "Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole".
Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, ha detto: "L'impatto dell'uomo sull'ambiente sta producendo ricadute sanitarie a tutti i livelli. Questa dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile, per il bene dell'umanità e del pianeta".
Si agirà finalmente e decisamente in questa direzione o vogliamo aspettare i prossimi corona virus per muoverci?