Corrida, nell'arena muore anche la ragione

Si chiamava Lorenzo, aveva 4 anni e pesava 529 chili. Era un toro ed è stato ucciso dopo aver ucciso a sua volta Victor Barrio, 29 anni, il torero che lo stava sfidando durante una corrida a Teruel, in Aragona, pochi giorni fa. Era da più di trent'anni che un matador non perdeva la vita durante un'esibizione ma sono molti quelli che ogni anno durante le feste tradizionali che prevedono manifestazioni taurine muoiono o rimangono gravemente feriti. Non si contano, invece, le migliaia di animali che muoiono nel silenzio tra atroci agonie per farci divertire e per perpetuare una tradizione crudele, assurda e priva di senso.

Corrida, nell'arena muore anche la ragione

Che cosa spinge un uomo o una donna a recarsi alla corrida? Persone del tutto normali, che dal lunedì al venerdì vanno tranquillamente al lavoro, che accompagnano i bambini a scuola, che al mattino fanno jogging, che il fine settimana vanno fuori città, che adorano il loro gatto accoccolato sul divano o giocano col cane in giardino quando tornano a casa. Persone del tutto normali, che sono contro la violenza, per carità, che si schierano sempre dalla parte del più debole perché schierarsi dalla parte del più forte è da codardi, si sa. Che cosa spinge quelle persone? Quelle persone che magari hanno un padre malato di cui occuparsi, un mutuo da pagare, una difficoltà con i figli, una dipendenza da risolvere, un debito da onorare, un compagno da amare... da che cosa sono spinte?

Qualcuno dirà che hanno la convinzione di contribuire a mantenere una grande e antichissima tradizione  e che, per questo, merita di essere tenuta viva e tramandata per chi verrà dopo. Nulla da dire sulle tradizioni che vale la pena  mantenere, salvo riflettere anche solo per un attimo che in fondo anche l'infibulazione alle bambine in certi paesi lontani e meno lontani è una tradizione, anche tenere in schiavitù le persone è stata una tradizione. Durissima a morire, tra l'altro. La lista non finisce certo qui e potremmo andare avanti per ore a parlare di tradizioni più o meno antiche, a tutte le latitudini e in ogni tempo da quando l'uomo ha fatto la sua apparizione sulla Terra.

Diciamo la verità: non si va controvoglia in un'arena solo per la convinzione di dover perpetuare un rito millenario. Ci si va perché la Corrida è uno spettacolo. E che spettacolo! Lotta, forza, sangue, pericolo, violenza. Non è forse la cosa più eccitante proprio il pericolo che il torero sa di rischiare entrando in un'arena in cui si aggira un toro stressato, innervosito, impaurito? Non è forse proprio quella la molla? Non è forse proprio quello il punto?

Perché se il punto è quello, allora non si capisce il frastuono mediatico per un torero che muore infilzato dalle corna di una vittima sfiancata, provocata, ferita, ridotta allo stremo. Se il punto è l'eccitazione di vedere un uomo confrontarsi con un animale potente e fortissimo, allora se ne conoscono bene tutti i rischi ed ogni cosa è calcolata.

C'è stato spargimento di sangue? C'è stata violenza, crudeltà, pericolo, forza, morte? Allora lo spettacolo c'è stato. E non so quanti avrebbero il coraggio, tra quegli spettatori, di dichiarare il contrario. Non so in quanti si saranno pentiti di aver fatto ingresso in quell'arena l'altro giorno. Non so quanti riusciranno a trattenersi dal raccontare con dovizia di particolari quello che hanno visto tragicamente accadere. Non so quanti non penseranno di aver assistito a uno spettacolo eccezionale, che non succedeva da più di trent'anni: la morte di un torero nell'arena.

Lo spettacolo c'è stato. Il biglietto è stato ben pagato. Le vittime, però, stavolta sono due: il torero non meno del toro. Per il pubblico pagante stavolta lo spettacolo è stato sicuramente indimenticabile. Finché non si vieteranno per legge tradizioni come questa: crudeli, assurde e inutili, non si farà altro che accogliere e tollerare il desiderio di sopraffazione e violenza del più forte contro il più debole e del simile contro il diverso. Finché non penseremo che ogni essere vivente con cuore e sensi è simile a noi non potremo lamentarci se un torero muore nell'arena quando migliaia di tori soccombono in un'agonia atroce ogni anno per farci divertire. Finché sarà così non ci resterà che applaudire. Chi muore muore.


 

Commenti

Totalmente condivisibile. Bisogna far venire a galla la sensibilità di ognuno di noi, anche per cose apparentemente meno importanti ma che conducono alle stesse motivazioni. Oggi, passando davanti ad uno degli innumerevoli laghetti di "pesca sportiva", facevo alcune considerazioni. Pesca sportiva: già nella definizione c'è inequivocabilmente l'ammissione che là si uccide per divertirsi. Pesciolini e non tori, ma il motivo è lo stesso: il divertimento.
Marino, 20-07-2016 05:20

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