Coronavirus. Cosa si aspetta ancora a chiudere gli allevamenti intensivi?

Lo avevamo scritto poco tempo fa: gli allevamenti intensivi sono teatro di sofferenze indicibili e una bomba a orologeria ecologica e sanitaria. I fatti spesso ci danno ragione perché ecco arrivare l’ennesima conferma della loro pericolosità estrema con il caso dei visoni, recentemente scoperto in Belgio, veicolo di contagio del coronavirus.

Coronavirus. Cosa si aspetta ancora a chiudere gli allevamenti intensivi?

Lo avevamo scritto poco tempo fa: gli allevamenti intensivi sono teatro di sofferenze indicibili e una bomba a orologeria ecologica e sanitaria. I fatti spesso ci danno ragione perché ecco arrivare l’ennesima conferma della loro pericolosità estrema con il caso dei visoni, recentemente scoperto in Belgio, veicolo di contagio del coronavirus.

Di certo per rendersi conto della gravità della situazione non serviva questo accadimento, visto che chiunque capirebbe che tenere ammassati migliaia di animali in condizioni igieniche e fisiche terribili non può che creare problemi.  Ma anche in questo caso c’è il trionfo dell’ipocrisia dato che gli allevamenti stessi sono già di per sé un pericolo sanitario e ambientale costante, ma pare che ci se ne accorga solo quando spunta fuori la parola coronavirus o epidemia.

Gli allevamenti intensivi da sempre inquinano cibo, aria, acqua e terra perché gli animali mangiano foraggio pieno di chimica e poi per le loro deiezioni, piene anch’esse delle schifezze che mangiano, unite al cocktail di medicinali, che ovviamente animali tenuti in queste condizioni ricevono a più non posso.

Cibarsi poi degli animali o dei prodotti che si ottengono dopo questi “trattamenti” è un attentato continuo al nostro organismo. Come se questo quadro di per sé già terrificante non bastasse, gli animali mangiano una quantità impressionante di cibo che viene sottratto alle persone che potrebbero usufruirne. Se quel cibo fosse lasciato al consumo umano si eliminerebbe alla radice la fame nel mondo e si potrebbero sfamare molte più delle persone attualmente presenti sul pianeta. Con buona pace di personaggi vari che ci continuano a dire che al mondo siamo troppi...a mangiare carne, bisogna aggiungere.

Ottocento milioni di persone che soffrono la fame, le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici derivanti dalle emissioni degli allevamenti intensivi, l’erosione e la desertificazione dei suoli, la devastazione di intere foreste per fare posto ai mangimi animali, l’inquinamento di cibo, aria, acqua e terra, non sono elementi sufficienti per far passare questa sciagura costante a emergenza di serie A come il coronavirus. Chissà perché?

A tutto ciò si aggiunge la sofferenza animale. I visoni o gli animali da pelliccia sono allevati per un altro dei giochi crudelissimi dell’animale più feroce, sanguinario e distruttivo che sia mai apparso sulla terra: l’uomo. Allevati e uccisi per un vezzo, cioè per dare pellicce a chi pensa che ornarsi di un animale ammazzato sia assolutamente normale e aumenti non si sa bene quale status, se non quello della crudeltà appunto.

E ancora non basta, dato che l’inquinamento ci piace tanto, poichè non facciamo nulla per tutelarci, c’è anche la chimica che si usa nel trattamento delle pellicce, così come ci ricorda la Lega Anti Vivisezione:

Nella lavorazione delle pellicce sono ampiamente utilizzate sostanze chimiche pericolose classificate anche come tossiche e cancerogene. Con l’indagine Toxic Fur abbiamo dimostrato che nei prodotti finiti immessi sul mercato ed indossati dai consumatori, anche bambini, è possibile trovare tracce di queste sostanze che possono anche avere effetti nocivi sulla salute – dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Campagna Pellicce. Al fine di tutelare milioni di consumatori, salvando anche la vita di milioni di animali vittime di questa industria, è opportuno che le istituzioni provvedano celermente a vietare il commercio di pellicce”.

Visto quindi che quello degli allevamenti intensivi è un problema che non conta come il coronavirus, nonostante i gravissimi danni sanitari e ambientali che comporta, figuriamoci se si vanno a toccare gli interessi di chi, inquinando, attentando costantemente alla salute e provocando sofferenza, ci fa fior di quattrini. A quelli nessuno li tocca. Nessuno tocca chi ci porta malattie, ci avvelena, ci inquina distruggendo l’ambiente; nessuno tocca chi ci sta portando alla catastrofe climatica senza ritorno e sottrae cibo e terra che servirebbero a sfamare le persone. Niente viene fatto per fermare questo flagello.

E ancora una volta ci si chiede come mai per il coronavirus si privino interi paesi addirittura della libertà mentre per pericoli e conseguenze ben più gravi non si fa letteralmente nulla, zero assoluto. Se tanto ci dà tanto, in tempi brevissimi tutti gli allevamenti intensivi dovrebbero essere chiusi.

Si farà finalmente qualcosa di serio a protezione della salute e dell’ambiente? Si porrà fine alla crudeltà? Ma non scherziamo, piuttosto si uccideranno milioni di visoni, ennesime vittime della follia umana e si proseguirà come se nulla fosse, perché il vero, solo, unico problema dell’umanità, ormai è chiaro, è il coronavirus. Sospetto che se anche cascasse un meteorite sulla terra si direbbe che è colpa del coronavirus...ovviamente.

 

 

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